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Trama: dopo un periodo di malattia, l’operaia Sandra torna al lavoro solo per scoprire che i suoi colleghi, fomentati e minacciati dal capo reparto, hanno votato per farla licenziare e prendere in cambio un bonus di 1.000 euro. La donna, grazie all’interesse di un’amica, riesce ad ottenere una seconda votazione anonima ma ha solo due giorni e una notte per convincere gli altri operai a rinunciare al bonus, consentendole così mantenere il posto di lavoro…
Nonostante abbia guardato, finora, solo Rosetta e Due giorni, una notte, il cinema dei Dardenne mi mette più ansia di quanto farebbe un horror. I due autori belgi sono maestri nel portare sullo schermo le brutture della vita quotidiana e la terribile, fin troppo reale condizione di chi vorrebbe a tutti i costi lavorare ma non riesce perché nella società (in senso stretto e lato) “non c’è posto”. Rosetta e Due giorni, una notte mi hanno terrorizzata perché raccontano storie di donne “normali”, volenterose, capaci ed oneste che si ritrovano a venire letteralmente scartate, costrette a buttare via l’orgoglio per ottenere quello che dovrebbe essere un sacrosanto diritto di tutti e piegate da un mondo spietato che si regge unicamente sulle leggi del profitto e dell’egoismo, dove le guerre tra poveri sono all’ordine del giorno. Quello che succede a Sandra è scandaloso ma anche troppo familiare; in un sistema che porta le persone all’esasperazione e non accetta chi soccombe per fragilità, soprattutto se si parla di donne, non esiste che qualcuno si ammali “di depressione” ed è quindi giusto che chi ha osato tanto venga punito. La depressione, come vi dirà il 90% dei capoccia che posseggono il mondo, non esiste, è una scusa per non lavorare, per farsi compatire o, ancora peggio, per ottenere dei privilegi sulle spalle dei colleghi: in Due giorni, una notte i capi di Sandra fanno leva proprio su quest’ultimo punto per convincere gli operai a diventare gli esecutori materiali del licenziamento, illudendoli di avere potere decisionale quando in realtà questi poveracci sono solo marionette influenzate dalla promessa di un bonus. Un bonus che serve, per carità, perché viviamo in tempi difficili dove persino 1.000 euro in più al mese significano tutto, soprattutto per chi ha famiglia ed è precario o immigrato, ma che viene comunque ottenuto in maniera infame.
E' questa la cosa terribile di Due giorni, una notte. Come spettatori, ovviamente, ci ritroviamo a parteggiare per la bravissima Marion Cotillard, qui talmente dimessa da risultare quasi irriconoscibile, incrociamo le dita affinché il secondo voto vada interamente a suo vantaggio e malediciamo chiunque rifiuti di aiutarla... tuttavia bisogna mettersi anche nei panni dei suoi colleghi e porsi una domanda terribile: io avrei il coraggio di rifiutare mille euro per aiutarla? Avrei il coraggio di condannarmi a dover cercare un altro lavoro appena finito il contratto perché non me lo rinnoverebbero? Un paio di "interpellati" sarebbero da mandare al diavolo subito perché palesemente benestanti ma pensiamo anche a quei due o tre poveracci che contano sul bonus per dare da mangiare al figlio appena nato oppure hanno un contratto a tempo determinato e sanno che un loro eventuale voto a favore di Sandra farebbe diventare un miraggio la possibilità di avere un lavoro fisso e rispondiamo sinceramente alla domanda di cui sopra. Io, in tutta onestà, se Sandra non fosse mia amica (e lei in ditta amici ne ha davvero pochi) ci penserei su e la mia risposta non sarebbe affatto scontata. D'altra parte è anche ingusto che Sandra sia costretta ad umiliarsi e pregare in ginocchio i suoi colleghi di "risparmiarla" e non solo perché costringerli a scegliere è un'esperienza terribile, sfiancante e degradante ma anche perché la donna non avrebbe più vita nel caso il voto decretasse la sua vittoria, le persone la odierebbero per quei maledetti mille euro perduti e lei lo sa bene. Testimoniare al dibattito interiore della protagonista, sempre più depressa e scoraggiata, costretta a vergognarsi anche davanti ad una risposta positiva o una parola gentile, è a dir poco straziante ma è anche peggio sapere che certe situazioni esistono e possono capitare a chiunque. Per questo film come Due giorni, sette notti sono necessari e meriterebbero di essere visti dal maggior numero di persone possibile, senza relegarli ai cinema d'essai.
Dei registi e sceneggiatori Jean-Pierre e Luc Dardenne ho già parlato QUI mentre Marion Cotillard, che interpreta Sandra, la trovate QUA.
Fabrizio Rongione interpreta Manu. Belga, ha partecipato a film come Rosetta e Diaz - Don't Clean Up This Blood. Anche sceneggiatore e produttore, ha 41 anni.
Se Due giorni, una notte vi fosse piaciuto recuperate il plurinominato Rosetta. ENJOY!
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