Siamo in crisi da un po' di annetti. Ma non credo serva io a ricordarvelo, lo fanno già la vita di tutti i giorni (che in minima parte credo sia cambiata per quasi tutti) e i telegiornali. Nonostante tutto però io non posso dire di passarmela male, e di ciò ringrazio. Certo, non lavoro con la continuità che vorrei ma, con buon olio di gomito, qualcosina riesco a rimediare, perché quando si tratta di lavorare non sono particolarmente schizzinoso. Eppure intorno a me, pur vedendo i fantasmi di un passato benessere che non si ostinano a scomparire del tutto, comprendo come le cose stiano cambiando. Lo noto soprattutto nel vedere diversi miei coetanei fare baracca e burattini per andare a cercare fortuna all'estero, in paesi che se la passano in maniera migliore del nostro. Insomma, siamo diventati i nuovi immigrati del mondo. il rovescio di una medaglia che prima ci ostinavamo a sbrilluccicare di continuo. E chi resta qua se la prende con gli immigrati vecchi, accusandoli di rubarci il lavoro e altre sciocchezze simile, dando origine all'ennesima guerra fra poveri dettata dalla disperazione (e anche da un pizzico di ignoranza, oso dire) che beneficiano solo i potenti. Perché dei poveri che si fanno la guerra fra loro sono più facili da governare. Dei temi che, in minima parte, possiamo ritrovare in quest'ultima fatica dei fratelli Dardenne.
Sandra lavora in una piccola azienda di pannelli solari. La depressione però la costringe a un lungo periodo d'assenza, al termine del quale scopre che il suo capo a riorganizzato tutto: in cambio del suo licenziamento, offrirà un bonus di mille euro ai dipendenti restanti. La cosa viene messa ai voti e ovviamente la stragrande maggioranza vota per i soldi aggiuntivi. Sandra perde così il lavoro ma, grazie all'aiuto di un'amica, ottiene un rifacimento delle votazioni. Ha così due giorni di tempo per convincere i colleghi a votare per lei...
Dei Dardenne, purtroppo, non ho mai visto un film. Anzi, posso dire che Deuxs jours, une nuit è la loro prima opera che vedo. Mi appresto quindi a commentarla con un occhio vergine, senza necessari paragoni fra quella che è la loro passata produzione, cosa che da una parte beneficia unicamente un giudizio ma che dall'altra lo limita. Ma vabbeh, proprio perché c'è crisi, vedremo di accontentarci. E proprio la crisi economica (che nei paesi d'oltralpe è comunque sentita in maniera decisamente diversa che da noi) sembra essere il tema principale del film, anche se questa particolare opera, a mio modesto parere, va a parare da tutt'altra parte. Quello della crisi e della precarietà è solo un pretesto per arrivare a parlare d'altro, fare un discorso molto meno articolato ma forse, proprio per questo, più difficile. Alla fine tutte le storie sono composte da personaggi e, volenti o nolenti, è tramite loro che si riesce ad ottenere un buon risultato. D'altronde Il grande Gatsby di Fitzgerald sarebbe stato in grado di descrivere così crudelmente la sua epoca senza dei protagonisti e dei comprimari così grottescamente crudeli? Non credo proprio. I Dardenne quindi cercano di mettere per immagini la medesima guerra fra poveri di cui sopra, cercando di rilasciare tutto il peso sulle spalle di quella che è una bravissima e stupenda attrice: Marion Cotillard. E proprio su di lei sono piovute le prime critiche, proprio perché così bella e quindi totalmente avulsa a quel livello di normalità al quale i due broda vogliono rifarsi. Qui inizio a dissentire, perché è vero che la Cotillard è di una bellezza inumana, ma proprio il suo essere una brava attrice (non me ne voglia il caro DennyB, lui forse controlla gli ormoni meglio di me) riesce a farti dimenticare il fatto che lo sia. E non è per le canotte o il fatto che non sia minimamente truccata, le basta uno sguardo per farti carico della stress e della tristezza che si porta sulle spalle. E già questo non è poco. Un bravo attore può fare dei miracoli, ce lo ha dimostrato un film come Locke, però qui diverse cose a mio parere tentennano in un paio di punti. Ma sono un paio di punti che si fanno davvero sentire, purtroppo, pur non intaccando la qualità di un film valido e che merita decisamente anche più di una visione. La prima cosa che finisce per infastidire un poco è il ripetersi delle situazioni, con lei che va da un collega, gli spiega la situazione e cerca di riportarlo dalla propria parte. Con una trama simile era inevitabile, ma nonostante i problemi di ritmo che la cosa comporta, tale sistema finisce per offrire uno spaccato della situazione lavorativa generale. Vediamo persone di tutti i tipi, gente a cui quei mille euro fanno decisamente comodo. Alcuni devono pagare le bollette, altri invece vivono con un solo stipendio e un altro caso deve pensare a una figlia che va all'università. Poi ci sono quelli che agiscono per puro egoismo, gli stronzi e addirittura quelli che vedono quei soldi come utili per togliersi quei capricci che un normale stipendio non avrebbe permesso loro. Ma si tratta sempre di capricci di fronte a quello che è il futuro lavorativo di una persona. Il buon Caden poi ha fatto notare come la donna protagonista riceva maggior riscontro da parte degli immigrati, gente che la disperazione l'ha davvero conosciuta e che quindi è più avvezza a dare una mano a chi, come loro, non sa più come barcamenarsi. Già questo sarebbe un fattore altamente positivo che basterebbe a riscattare in toto questa pellicola, ma non si può ignorare una scena che serve unicamente ad allungare il brodo (il tentato suicidio della protagonista) e un finale abbastanza frettoloso che ne smorza la potenza espressiva. Ma è proprio in quel finale che sta il vero succo del film. Che non è (solamente) un film sulla crisi, ma sul tentativo di rinascere e di non farsi schiacciare dal peso della vita. Perché la vera vittoria di Sandra non è quella di non perdere il lavoro, ma di mantenere la propria coerenza e l'energia di andare avanti, sicura di potercela fare con le proprie forze di donna rinata. Certo, in un mondo difficile come questo, però, sarebbe bello vedere come continua una storia simile...
I Dardenne superano questa prima prova, anche se più dal lato umano che da quello cinematografico. Ora spetta a me trovare le forze come Sandra e cercare di proseguire la visione del loro cinema.Voto: ★★★