In questi giorni sono stato in contatto
con gente che fa sport a livello professionistico. Con loro ho avuto
modo di parlare di lavoro in team e di chiarirmi molto le cose.
Molte volte le aziende hanno “pescato”
dagli ambienti sportivi dei testimonial per affrontare temi di
carattere organizzativo.
Ma cosa può seriamente insegnarci lo
sport? O meglio, lo sport può realmente insegnarci qualcosa?
Secondo me sì e in queste settimane
l'ho capito meglio.
Ci sono due concetti di cui molte
aziende riempiono le loro carte dei valori o tentano di far passare
come elementi distintivi della cultura organizzativa ma che
difficilmente si sostanzia.
Il primo è quello di obiettivo. Molte
aziende ormai si definiscono aziende tese verso l'obiettivo e
affermano di lavorare per obiettivi. Però sappiamo che l'essere
umano si trova meglio nei successi che negli insuccessi e che gli
obiettivi hanno maggior valore se hanno a che fare con premi
economici.
Ecco, nello sport non è così. Gli
obiettivi sono sempre sfidanti e chi fa sport non vince tornei e
competizioni per soldi, lo fa per centrare l'obiettivo. Quando
comincia a farlo per soldi in genere comincia a vincere un po' meno.
Quindi il mondo dello sport può insegnarci a perseguire i nostri
obiettivi a prescindere dagli aspetti economici, solo per gusto di
eccellenza. Ne vale la pena? Io credo di sì, credo che lavorare
sulla nostra reale abitudine a perseguire obiettivi sfidanti sia
molto importante.
Altro aspetto è quello del lavoro in
team. Il mondo dello sport lavora sempre in team e lo fa sul serio.
Molte volte, nella mia minima esperienza in azienda, ho sentito
confondere un lavoro in sequenza con un lavoro in team. Mi spiego, se
ci riesco. Se a monte del mio lavoro c'è quello di un collega e, a
mia volta, il mio lavoro serve ad un altro collega questo non è un
lavoro in team, è una sequenza di attività e basta.
Il fatto che
l'ufficio preventivi comunichi all'ufficio acquisti alcune nuove
condizioni che ha stabilito con un fornitore non è lavorare in team,
è circolazione delle informazioni. Se invece l'ufficio preventivi,
in sede di preventivazione, coinvolge l'ufficio acquisti nella
discussione con un fornitore e magari coinvolgono anche l'ufficio
progettazione per farsi avvallare una modifica tecnica, ecco, in
questo caso assomiglia di più ad un lavoro in team.
A mio modo di vedere uno degli sport
che meglio fotografa la reale definizione del lavoro in team è la
pallavolo, dove l'interazione fra i vari atleti è obbligata, dove ci
sono specializzazioni ma dove c'è anche la capacità di inserirsi al
posto di un compagno fuori posto o in difficoltà.
Ok, forse mi sono un po' incasinato,
proviamo a ricapitolare. Dallo sport, in questi ultimi giorni, ho
imparato che gli obiettivi ci sono e non vanno modificati per essere
raggiunti, vanno conquistati. Nessun atleta parte per la finale dei
cento metri e, dopo cinquanta metri, pensa “Ok, Bolt è troppo
veloce, argento è perfetto lo stesso”. Magari alla fine sarà
comunque soddisfatto ma correrà comunque per raggiungere Bolt.
Ho anche imparato che il fatto che un
lavoro sia fatto da due o più persone non vuol dire che sia un
lavoro di squadra. L'interazione, lo sviluppo ed il supporto
reciproco, lo stimolo continuo e la condivisione fanno un lavoro in
team.