di Efisio Loi
Siamo arrivati a quasi cento commenti sull'articolo di Gianfranco Pintore "Alla Festa dell'Unità di iRS: è di rigore l'Italiano" e le posizioni sono belle, chiare e definite. Sul perché, alla Festa manna, il Sardo come lingua sia stato trascurato, o almeno lo sia sembrato, ci sono pareri discordi.
Per sintetizzare: da un lato ci sono i sostenitori di IRS che in parte negano (che ciò sia avvenuto), in parte minimizzano, accusando la stampa di fraintendimenti vari (bisognava esserci e non parlare per sentito dire), e in parte contrattaccano, tacciando gli interlocutori di difesa strumentale di un Sardo mitizzato. Vedi il riferimento a Joyce e quant’altro; dall’altro ci sono i perplessi, i dubbiosi e i convinti che gatta ci covi.
A questi ultimi, la coda dell’IRS sembra proprio di paglia. In effetti può apparire cosa strana, in un momento particolare in cui per avversa congiuntura economica si è tentato di ridurre i già miseri stanziamenti a sostegno della lingua sarda, da parte della R.A.S., che un partito indipendentista non facesse sentire la sua voce in merito. Per di più, in un contesto come quello della loro Festa, aggettivata come “manna” e, per me, simbolicamente molto rilevante (se mi è permesso, da profano assoluto, rubare il mestiere ai semiologi).
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