Magazine Società

Due o tre cose per il 2011

Creato il 29 dicembre 2010 da Fabio1983
Ora che le acque si sono calmate proviamo a tirare le somme. Il ddl Gelmini è un discreto inizio, proteste (talvolta violente) a parte. Si tende a premiare una maggiore meritocrazia, evitando fondi a cascata selezionando gli atenei virtuosi. Addio alle varie “parentopoli”, forse esageratamente includendo candidati sino al quarto grado, ma il provvedimento è necessario se non altro per mitigare una pratica diffusa e poco lusinghiera in termini di assunzioni e di assegnazione delle cattedre. Ma attenzione: il ddl Gelmini non è una riforma, per quanto così erroneamente definita. Non lo è, almeno, a livello strutturale come la logica imporrebbe. Perché di fatto l’università resta un percorso fine a se stesso, importante sì, ma non fondamentale. L’università dovrebbe rappresentare il ponte ideale che collega la formazione del giovane al mercato del lavoro. Se riforme strutturali – tanto nell’università quanto nel mondo del lavoro – non viaggiano di pari passo il Paese è destinato a non crescere. Il lavoro, specie per i neolaureati, è un argomento tabù. L’Italia produce poco e male, un nonsense considerato il numero di laureati senz’altro in espansione rispetto agli anni passati (sebbene il nostro Paese risulti agli ultimi posti nei confronti degli altri sistemi). Sarà inoltre opportuno ripensare un principio di sussidiarietà, giusto per scongiurare un ulteriore aumento delle famiglie che non riescono a sostenere una spesa improvvisa. Che sia questo governo o uno nuovo a occuparsene, vedremo. L’importante è che alle parole seguano finalmente i fatti.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

COMMENTI (2)

Da previte
Inviato il 02 febbraio a 17:50
Segnala un abuso

\\ Cristiani per servire http://digilander.libero.it/cristianiperservire e-mail [email protected] Il Presidente Per il bene dell’Italia, per il bene della famiglia, per il bene comune.

Ecco queste parole stanno invadendo il nostro quotidiano vivere e forse non ci resta che l’ironia, quale magra consolazione e via possibile contro l’imperare dei luoghi comuni e per cercare di frantumare il muro di silenzio e disinteresse di tutti, specie della politica verso la pseudo solidarietà.

Ma cosa é il bene ? Cosa è il bene comune? Il bene si presume essere una condizione necessaria per lo sviluppo delle relazioni fra i popoli nel campo della questione sociale, del diritto, soprattutto dell’etica ed è un impegno che interpella ciascuno di noi su cui si gioca il destino del n/s Paese. Ma è il bene comune molto importante per riconoscere il n/s prossimo.

Il n/s prossimo sono quelle persone che ci stanno accanto nel nostro vivere quotidiano, o che incontriamo nelle strade delle nostre città, dei nostri paesi, delle nostre borgate, ma lo sono soprattutto quanti sono “lontani” ed “emarginati”, specie quelli sofferenti e tutti coloro che una azione sociale e politica molto spesso dimentica quale palese ingiustizia.

Ormai è invalsa la parola : per il bene dell’Italia, per il bene della famiglia, per il bene comune !

Il vero nodo del problema, è la disattenzione, il disinteresse, il silenzio “rumoroso” delle n/s Istituzioni ed il profilo sociale del n/s Stato, che si definisce civile e democratico, ma non applica il principio sancito dall’art.32 della Costituzione nel quale tutti, in quanto esseri umani, abbiamo il diritto “al rispetto della persona umana”, ad una”vita dignitosa”.

La solidarietà, parola magica usata a proposito o ad altra simile allocuzione, è fatta di azioni, non di sole parole ed il bene per il nostro prossimo ed il bene comune devono essere indirizzati verso la società, verso la gente e principalmente verso la famiglia, la quale non è considerata nell’insieme dei suoi componenti, specie quella che “vive” situazioni di abbandono.

E’ famiglia, e lo ripeto fino alla noia, quella che continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca dei coniugi, quella che continua a farsi carico dei propri figli, quella che continua ad aiutare i propri genitori anziani, ma è anche famiglia quella che continua a curare i propri membri malati sia nel corpo che nella psiche.

Per la persona-sofferente, a volte, si può notare in genere che il rispetto per gli animali (verso cui abbiamo la massima comprensione e benevolenza) supera l’interesse verso l’uomo, collocando i primi nella serie A ed il secondo nella serie B della considerazione e dell’etica sociale. Insistiamo affinché la politica consideri la dignità umana, anzi, che il bene verso ogni persona malata o non sia una priorità, come abbiamo insistito in una nota a margine della “Conferenza Nazionale sulla famiglia”svoltasi a Milano a Novembre 2010 voluta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le politiche della famiglia.

La “vicinanza” nei confronti dei cittadini non deve solo soffermarsi nell’evidenziare l’aspetto dei problemi di vita, ma anche la difesa della dignità dell’uomo, anche di quello sofferente, della persona bisognosa, dove le iniziative non coordinate sono totalmente inefficaci e dove insiste la logica gattopardesca del cambiare tutto purché nulla muti.

Guardando il volto affranto non di una sola madre, ma di molteplici madri, padri, figli, irradiate spesso dalla TV vittime delle irresponsabili folli vicende quotidiane, pensiamo di dover dire e ripetere la carenza di visualità della vita del prossimo e quella di ogni persona.

Siamo nella civiltà che si dice figlia del progresso, figlia di una cultura illuminista, figlia del diritto positivo, figlia della democrazia che esalta la ragione slegata e libera dal giogo della dittatura, ma nel frattempo siamo nell’era della presunzione.

Devo ricordare che spesso la Chiesa ed i suoi Vescovi sollevano la tematica del dolore umano, specie sul senso del dovere dei cristiani di farsene carico in qualunque situazione esso si presenti.

Queste nostre modeste considerazioni, fuori da ogni riferimento politico, vorrebbero aprire un dialogo con chiarezza con le Istituzioni, con la politica, con il Governo affinché nessuno si senta offeso, ma chieda alla propria coscienza se ha dato risposte sbagliate a problemi veri, se per il bene dell’Italia, della famiglia. del bene comune è coerente con quanto dice e lo confessi a tutti, specie a quel mondo cattolico ( vero! e non politico), a quel mondo della sofferenza che è silenziosa, poiché tutti insieme possiamo portare il bene comune a tutti, senza sventolare la bandiera dell’ipocrisia, certi come noi che ci riteniamo fuori dal coro, ma accanto alle persone in difficoltà ed ai loro familiari.

Previte http://digilander.libero.it/cristianiperservire

Da franco previte
Inviato il 30 dicembre a 15:40
Segnala un abuso
Cristiani per servire

http://digilander.libero.it/cristianiperservire e-mail [email protected] Il Presidente Anoressia : figlia dell’ansia. In questi giorni insistentemente sui mass media si “parla” di anoressia, ( ancora oggi in riferimento del “caso Isabelle Caro” modella ed attrice francese ), anche se con l’altra sorella la bulimia all’unisono costituiscono una vera forma patologica inquietante, senza considerare che terrificanti sono le conseguenze di questi due opposti principi.

Come è noto consistono nella perdita o nell’eccesso di appetito specialmente nelle ragazze, “donne grissino”, che sfilano nelle passerelle indossando abiti di moda.

Il grido d’allarme “con le ossa di fuori” ha attraversato tutte le più importanti case di moda che fin oggi hanno privilegiato questo aspetto di lavoro e gli stilisti, pare, per le loro sfilate non vogliono più scegliere ragazze magrissime dall’aspetto osiamo dire “scheletrico”, ma non per questo scegliendo le “formose” si risolve il “problema”, in quanto si tratterebbe di una esorbitanza molto pericolosa quanto la sorella bulimia, entrambe le ipotesi potrebbero portare sul piano psicologico ad una situazione molto scabrosa.

In sostanza una forma maniacale, degna dell’attenzione della psichiatria, perché anch’essa costituisce un marcato disordine sotto il profilo medico e sociale.

Questa patologia si potrebbe definire uno stato di ansia che se esasperato porta ad un errato rapporto con il proprio corpo, una rimodulazione dell’alimentazione che con questo “andazzo” finirebbe per divenire non un aspetto nutrizionale, bensì un difetto a danno della salute.

In sostanza l’anoressia consiste nella perdita di appetito o l’abbandonarsi a digiuni che spesso culminano in un disordine mentale, purtroppo molto in voga, fra le ragazze, specie fra gli adolescenti.

Secondo la scienza medica, la terapia farmacologa dovrebbe essere associata a quella psicoterapeuta volta a riequilibrare il rapporto con il corpo.

Secondo recenti sondaggi in Italia il 20% della popolazione accusa disturbi psichiatrici , il 16% da varie forme di disagio mentale, il 4% di disturbi mentali, mentre il 30% assume psicofarmaci.

Secondo Datamedia su un campione di 1000 italiani nella fascia tra i 15 ed i 17 anni, il 27,5% dichiara di avere esperienze di depressione, il 9% di anoressia e bulimia.

Fenomeno preoccupante è, poi, quello dei docenti e dirigenti della scuola sofferenti di disagio psichico che è aumentato dal 35% al 70%, che in Italia potrebbero essere circa 10 mila ( Fondazione Iard Milano).

Questi pochi aridi dati statistici, ma molto significativi, anche se possono costituire dubbi o perplessità sulla loro autenticità o veridicità, tuttavia non ci distolgono dal considerare che i fatti compiuti da menti psicologicamente alterati, come l’anoressia o la bulimia facenti parte delle malattie mentali, costituiscono una verità, una fondamentale dimostrazione di quanto sia grave questo disagio sociale che ci deve richiamare ad una amara realtà per migliorare la qualità dei servizi, cure e reinserimento sociale, quando è possibile, garantendo sicurezza ai cittadini ed ampia tutela della salute per i sofferenti psichici.

E’ quanto auspichiamo con le nostre Petizioni giacenti nel Parlamento ed assegnate : 1.) col n.5 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica( “ legge-quadro in materia di assistenza psichiatrica” ); 2.) col n.9 alla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ( “riforma dell’assistenza psichiatrica”).

E’ giusto spendere le risorse di bilancio in difesa dei più poveri, deboli e dei più bisognosi, ma la legge finanziaria 2011 ( ora Piano di stabilità 2011) non ha previsto specificatamente risorse finanziarie per la malattia mentale, come nel caso dell’anoressia “et similia” e questo ci sgomenta perché non vediamo alcuna uscita da quel “tunnel tenebroso” costituito dalla carenza di iniziative da ben 32 anni in favore dell’assistenza psichiatrica.

Signor Presidente del Consiglio Onorevole Silvio Berlusconi siamo con Lei quando dice “non più parole, ma fatti”( Assemblea FAO Roma 3 giugno 2008).

Ma è proprio quello che attendiamo da Lei, per non “sentire più” casi come quello delle tante Isabelle Caro! Previte http://digilander.libero.it/crisatianiperservire