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Riflessioni su un cantiere: dentro e fuori dal centrosinistra

Creato il 19 dicembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini
Vincerà la teoria della piattaforma democratica e del Patto Costituente con cui vincere le prossime, si spera vicine, elezioni politiche? Sarà vincente il mettere assieme partiti con visioni diametralmente opposte l'uno dall'altro su temi radicalmente importanti per il futuro del Paese?
Con il tramonto di Berlusconi, si sta aprendo anche una fase di declino politico riguardo quella visione omocentrica che ha dominato, dal 1994 ad oggi.
La seconda Repubblica, grazie all'ammodernamento dei mezzi di comunicazione, ha portato meno programmi e più propaganda, più mistificazione e meno analisi dei problemi reali.
L'avvento della destra ha portato allo sradicamento di problemi grandissimi con metodi semplicisti e semplificati: basti pensare allo scudo fiscale per rattoppare qualche miliardo con cui finanziare spese ed opere correnti, basti pensare alla social-card, ormai divenuta oggetto volante non identificato.
Per il resto, stando a tutte le previsioni, il 2011 che incombe infliggerà altre fortissime mazzate alla società italiana.
Basti pensare che, fermandosi per quieto vivere al 2007, circa il 33% delle famiglie italiane non era in grado di sostenere spese straordinarie di 600/700 Euro, mentre nel 2008 pignoramenti di case per mancati pagamenti di mutui sono aumentate del 54%.
Basti pensare alle generazioni senza futuro, incapaci un domani di contribuire al sostentamento delle pensioni di quelli che oggi lavorano per sostenere chi già usufruisce nel sistema pensionistico: ne  viene fuori una visione peggiore a quella di un cane che si morde la coda.
Dentro problemi come questi, si deve muovere l'ars politica, dovendo puntare ad amministrare al meglio (quel poco che rimane, nds) il bene pubblico.
Come amministrare al meglio continuando a raschiare il fondo del barile invocando alternative presenti solo a parole e non a fatti? Invocando, contrariamente a quanto propagandato finora, programmi chiari prima di sbandierare qualsiasi tipo di allenaza.
Si tratta anche di lottare per cercare idee nuove, per trovare qualcosa che dal fondo sappia produrre qualcosa di buono, socialmente ed economicamente.
Il Partito Democratico si pone, in un contesto come questo, come innegabile perno di una qualsiasi alternativa futuribile. Si tratta di scegliere che programma costruire per discuterlo poi con chi vuole alleanze, matrimoni o convivenze.
Si tratta, consapevolmente, di fare più di un conto con quelli che sono i sondaggi emessi relativamente alla scelta che si pone dinnanzi al terzo partito italiano, dopo quello dell'astensione e quello figlio del nano maneggione; la politica capace di guardare alle cifre dei sondaggi impone, giocoforza, tattiche e comportamenti che sfuggono a militanti di matrice esclusivamente sinistrorsa.
Guardando ai sondaggi, si evince come le prossime elezioni possano essere nuovamente al rialzo per la coalizione ad nanum PdL-Lega, data ad oltre il 40%; così facendo potremmo avere un altro bel premio di maggioranza pronto a sostenere la fuga dalla giustizia del solo boss virile (ipse dixit, nds).
Arrivati a quel traguardo, si dovrebbe sperare nuovamente in un altro collasso interno al centrodestra.
Percentuali a parte, vedere un CentroSinistra costretto a sperare nel deficit altrui logora buon senso e volontà di moltissimi.
Quale messaggio dare per rinnovare i contenuti di un Partito che pare, sotto molti punti di vista, prigionero di logiche extra-programmatiche?
"[...] Presentare una credibile proposta per far crescere il paese. Però questo vuol dire sciogliere dei nodi di fondo che da troppo tempo ci trasciniamo dietro senza affrontarli. [...]"
E' questa la sintesi espressa dal Sindaco di Torino Sergio Chiamparino; che ne sarebbe, nel caso di alleanza con frange di centro-destra, di posizioni radicalmente importanti su temi sociali ed etici?
Che ne sarebbe di un confronto su riforma del sistema scolastico con chi ha avvalorato i primi passi compiuti dal ddl Gelmini? Che ne sarebbe di un confronto su temi etici con chi ribadisce no assoluto a coppie di fatto e decisioni sul fine-vita? Che ne sarebbe di tante altre cose, sulle quali permangono posizioni troppo divergenti ed inconciliabili per poter essere discusse?
E' più giusto che un'alternativa al berlusconismo segua il confronto con il popolo o con i quadri di partiti e poli nascenti? Imporre una narrazione all'interno di logiche di palazzo non conviene a nessuno, specialmente in tempi di risveglio collettivo come questi.
Occorre ricomporre collegamenti e comunicazioni con il popolo dell'astensione, con tutte quelle persone (anche giustamente, nds) schifate da questo sistema di controllo ed indirizzo del bene pubblico.
Si parla di astensionismo da curare solo in prossimità di cadenze elettorali, ad urne chiuse, mentre nessuno prova a capire in itinere quali soluzioni adottare per frenare questa continua emorragia.
Convincendo il popolo dell'astensione si potrebbe, forse, sradicare qualsiasi sondaggio, tattica o logica di palazzo?
E' questa, forse, una delle domande su cui investire e far convergere la maggior parte delle riflessioni. E' triste e doloroso sentire molte persone che, similmente a quando Cristo si fermò ad Eboli, credano che la Sinistra si sia fermata al mai troppo rimpianto Berlinguer.
In un Paese reso febbricitante da proteste di studenti e da popoli viola, urge più di una riflessione riguardo alle strategie comunicativo-programmatiche da intraprendere.
Se l'Italia vuole voltare pagina, qualcuno deve poterla aiutare con linguaggi nuovi:
"Bersani ha posto una riflessione giusta. Lo scenario politico è cambiato, e su quello va impostata la linea nazionale. La voglia di voltare pagina è grandissima, bisogna uscire con proposte concrete. [...]" è il parere di uno studente fuorisede della dotta Bologna.
Se lo scenario politico è cambiato, è lecito credere che possano rinnovarsi anche le strategie comunicative con cui fare breccia nel popolo? Confrontarsi con i rischi, abbracciando convintamente strumenti che il popolo non vede più ma reclama a più non posso.
Stringere accordi con tutti può produrre risultati di affidabilità e governabilità, specialmente sul lungo termine?
"In sezione alcuni sono disposti a scendere a patti con chiunque pur di mandare a casa Berlusconi, altri sono più prudenti e si chiedono che senso abbia allearsi con forze con cui poi non riesci a governare." è l'opinione di Chiara, medico precario di uno dei Circoli immersi nella provincia bolognese.
Si potrebbe governare su qualcosa di condiviso programmaticamente, con schieramenti capaci di brandire l'arma del rifiuto ideologico anticipato?
Si può guardare con rinnovata stima al quadro politico in condizioni di assoluta devastazione e disagio sociale come queste? Si può ancora votare turandosi il naso, come consigliò in tempi lontani il grande Indro Montanelli?
Si può ancora guardare ad alleanze politiche con partiti appartenenti ad una destra e ad una sinistra che sembrano aver smarrito linee di confine efficacemente delimitanti?
Si può ancora credere di archiviare politiche basate sulla figura di leader indisposti al contraddittorio ed al confronto?
Si può ancora credere in un Parlamento pulito e svuotato da compravendite varie e da deputati-bandierine?
Si può ancora credere in qualcosa di meglio?
Se l'alternativa vera, come è lecito supporre, parte dal Partito Democratico, è lecito interrogarsi con serietà e consapevolezza sui metodi da fare per convincere.
Dopo aver convinto, si potrà con altrettanta consapevolezza vincere.
Nel solco, appunto, di dichiarazioni di un leader:
"Chi vuol leggere quel che ho detto penso abbia l'intelligenza per capirle. Io ho messo prima di tutto il tema del progetto, cosa vogliamo fare per questo benedetto paese, non ho parlato nè di Vendola nè di Casini, questi sono politicismi. Io voglio capire cosa pensa di fare l'opposizione per questo Paese, ed il Pd a gennaio presenta il suo progetto. Da quelle proposte cominciamo a discutere eventuali allenze, perchè è ora di finirla con questi balletti di Palazzo. [...]"
Progetto, dunque. Sperando un giorno di poter cantare "Vieni via con me" .
Con convinzione e consapevolezza della pesantezza del ruolo, appunto.
RIFLESSIONI SU UN CANTIERE: DENTRO E FUORI DAL CENTROSINISTRA

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