Non c’è stata gara, e non poteva essere altrimenti. Dopo Physics World, anche le due riviste scientifiche più blasonate hanno ceduto, una dopo l’altra, all’irresistibile fascino di Rosetta. La prima a capitolare è stata Nature, sedotta dal “cacciatore di comete” Andrea Accomazzo: a lui il titolo di “persona dell’anno”. Pronostico facile, almeno per chiunque abbia avuto modo di seguire l’ingresso di Rosetta nell’orbita della cometa 67P, a mezzo miliardo di chilometri da noi. Manovra condotta magistralmente dall’empatico pilota italiano – che senza dar segno d’accorgersene è riuscito a contagiare d’emozione un intero pianeta – e culminata con l’approdo burrascoso del lander Philae il 12 novembre scorso. Oggi è stato invece il turno di Science, che al primo posto della sua tradizionale classifica di risultati “breakthrough” non ha esitato a piazzare Rosetta e i primi dati raccolti dalla sonda.
«L’atterraggio di Philae è stato un’impresa straordinaria, in grado di catturare l’attenzione del mondo. Ma è l’intera missione Rosetta il vero Breakthrough of the Year», sottolinea Tim Appenzeller, della redazione di Science, riferendosi alla capacità della missione ESA di imprimere una decisiva spinta in avanti alla conoscenza. «È grazie a lei se gli scienziati hanno ora un posto d’onore dal quale seguire la cometa scaldarsi, respirare ed evolvere».
L’avventura spaziale, questa volta in formato tascabile, entra poi nella top ten di Science anche grazie ai CubeSat: mini satelliti – costituiti da moduli di appena 10x10x10 cm stipati di tecnologia – che stanno sempre più conquistando la scena grazie ai costi abbordabili. Nati con finalità principalmente didattiche, per avvicinare gli studenti alle meraviglie degli esperimenti in orbita, negli ultimi tempi hanno cominciato a produrre scienza sul serio, garantiscono i ricercatori.
E anche su Nature Andrea Accomazzo s’è trovato in buona compagnia. Insieme al “cacciatore di comete” sono infatti state premiate altre due persone legate allo spazio. Anzitutto lo “scettico cosmico” David Spergel (Princeton University), da sempre campione del dubbio quando è in gioco la cosmologia sperimentale e fra i primi a individuare una possibile falla nei risultati apparentemente rivoluzionari di BICEP2. Meritatissimo anche il riconoscimento al “lanciatore di razzi” Koppillil Radhakrishnan, capo della Indian Space Research Organisation (ISRO): è lui l’uomo che – con Mangalyaan, alias Mars Orbiter Mission – ha portato l’India su Marte. Superando, nonostante il budget risicatissimo, difficoltà e contrattempi a prima vista insormontabili. A proposito di missioni rocambolesche…
Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina