Matteo Renzi è un candidato che piace a molti. Perché è una novità e questo è sempre un bene, perché ha provveduto immediatamente a scansarsi da personaggi ormai stantii, perché è telegenico e carismatico, perché parla di cambiamento, perché ha la faccia pulita.
Tutte qualità che non gli si possono negare. Parte da sfavorito nella sfida contro Gargamella Bersani ma non sarebbe la prima volta che in un ballottaggio il secondo turno sovverte il risultato del primo.
Matteo Renzi è un personaggio che coinvolge e che entusiasma. Un bischerone che ha messo in soffitta i dinosauri e che sembra aver riacceso la fiammella in un Partito Democratico, ma in fondo in tutta la scena politica, che versava in stato semicomatoso.
Tuttavia a mio parere Matteo Renzi è un candidato che rischia di essere un clamoroso bluff.
Non perché sia in realtà uno di centrodestra infiltrato nel PD. È sicuramente più liberale di Bersani, ma, andando a vedere il suo programma, tantissime idee sono di sinistra e sono pure buone.
Nemmeno perché possa rivelarsi un altro Berlusconi. Qualche affinità c’è: la retorica del nuovo e del cambiamento (come nel ’94), la parlantina sciolta, questo suo piacere a tutti, il protagonismo, l’ego che sembra piuttosto marcato e una buona dose di piagnisteo (che ancora non è arrivato al chiagni e fotti arcoriano). Va guardato con circospezione nel caso si insedi a Palazzo Chigi.
Matteo Renzi però, per fortuna, non è un imprenditore con un conflitto di interessi grande quanto l’Everest che entra in politica per salvarsi dai debiti e dalla galera attorniato da loschi figuri in parte provenienti dalla P2, in parte vicini alla mafia e in parte semplicemente avvezzi alle ruberie di Tangentopoli. Matteo Renzi è un politico, con tutto il bene e il male che questo termine include.
Nonostante l’eccessiva attenzione a diversificarsi rispetto agli altri e a presentarsi come il nuovo che avanza, Matteo Renzi nei dibattiti e nei comizi ha presentato diverse idee interessanti e innovative.
Ma è qui che casca l’asino. Il programma di Renzi è vasto e variegato, ma inciampa sull’errore tipico di chi al governo non ci è mai stato: è troppo avanzato, troppo ingenuo, troppo semplicistico, troppo radicale. È troppo.
Matteo Renzi propone cambiamenti da tutte le parti in un tempo in cui ogni manovrina va misurata con calibro. Le sue proposte convincono e affabulano, ma sono in gran parte irrealizzabili.
Propone di abolire una Camera, di fare una sorta di Senato federale con i delegati degli enti locali. Per il suo progetto presidenzialista di “sindaco d’Italia” con tutti i deputati eletti direttamente e governi duraturi e stabili, con personaggi che dopo il mandato si defilano dalla scena politica dovrebbe fare un lavaggio del cervello ad ogni politico ogni in campo.
Non manca un po’ di sano populismo: via il finanziamento pubblico ai partiti, via i vitalizi, via le province. Politica finanziata solo da privati e dal 5%. Modello americano dunque, peccato però che questo, se non normato bene, renda il politico di turno quantomeno in debito, se non schiavo, di chi l’ha finanziato.
Quello che lascia un po’ perplessi è la facilità con cui nel suo programma Matteo Renzi entra in gamba tesa sui bilanci sparando cifre come un venditore televisivo. Prendiamo 20 miliardi e diamo 100 euro al mese a chi guadagna meno di 2000 euro. Vendiamo immobili per 120 miliardi. Cediamo le partecipazioni per 40 miliardi. Ricapitalizziamo le concessioni statali per 30 miliardi. Riduciamo i trasferimenti alle imprese per 16 miliardi. Riallochiamo i fondi europei e risparmiamo 10 miliardi. Recuperiamo 36 miliardi dall’evasione. Investiamo qua, ricolocchiamo di là, semplifichiamo qua, smobilitiamo là.
Tutto bene, ma non è un videogame dove basta un click, non è un sistema perfetto dove si possono spostare soldi senza conseguenze. Il bilancio italiano è tenuto insieme con lo sputo e come tocchi fai danni e sinceramente mi fiderei poco di un amministratore che tratta simili cifre con tale disinvoltura.
Vuole cambiare tutto Matteo Renzi: la forma di Stato, il sistema elettorale, il sistema produttivo, il fisco, la legislazione sui diritti civili, la scuola, la Rai. Vuole cambiare anche la Costituzione e l’Europa. Una riforma strutturale al giorno. Sembra ignorare che il Presidente del Consiglio non è un gran burattinaio che con una semplice mossa cambia il destino dei suoi pupazzetti. Vuole cambiare talmente tanto che alla fine non cambierà nulla.
Ci vuole razionalità, ci vogliono mediazioni, ci vogliono compromessi perché il cambiamento in un paese così bloccato è sempre problematico e le parti in gioco sono tante. Ci vogliono voti, tanti voti parlamentari, in un partito che sembra essergli quasi tutto contro. Ci vuole soprattutto senno: la spavalderia con cui le idee vengono buttate lì è preoccupante, per non dire scoraggiante.
Il programma di Matteo Renzi è un’utopia. Il candidato Matteo Renzi dietro alle belle parole sul cambiamento e sulla novità rischia di essere nudo, vuoto, nullo. Solo Matteo Renzi, senza contenuti. Occhio perché quando si vola troppo in alto la caduta è più dolorosa e quando si investe speranza ed entusiasmo in una persona, soprattutto in un politico, alla prova del nove la delusione potrebbe essere cocente.