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Due parole sulle #sentinelleinpiedi

Creato il 08 ottobre 2014 da Povna @povna

La ‘povna non pensava nemmeno di parlarne, perché vivere nella piccola città (e anche nella sua regione) concede certi privilegi, tra i quali quelli di considerare il flash mob silenzioso delle cosiddette sentinelle in piedi per quello che è: vale a dire una manifestazione legittima (a norma costituzionale) e non violenta (e ci mancherebbe pure, vorrebbe aggiungere – ché qui oramai si plaude all’acqua calda come se fosse un merito) della limitatezza di pensiero e paura illimitata di una serie di persone che, in ordine inverso all’importanza, fanno cattive letture (si vedano i libri portati in piazza) e hanno tempo da perdere.
La discussione successiva, e il tentativo di polemica, nonché – e questo è più serio e grave, perché parla un ministro della Repubblica – l’uscita di Alfano sulla registrazione comunale dei matrimonii omosessuali contratti all’estero, la costringe a prendere la parola.
Per quanto riguarda le sentinelle, le cose che vuole dire sono in sostanza due. La prima, e più importante, è che fare una manifestazione preventiva contro dei diritti che non ci sono ancora, oltre a essere metodologicamente bizzarro, e narrativamente (se non fosse che lei vive in questo mondo e questo tempo) comico, è la migliore conferma, secondo la formula dell’excusatio non petita, della necessità di quei diritti. La seconda è invece una riflessione individual-sociologica, ed è che lei – cui il caso ha regalato di essere categoria ‘protetta'(i.e. donna, certo, ma in un paese occidentale, avanzato, nel terzo millennio e per di più nascendo in famiglia alto-borghese, colta, liberale e laica), ma anche eterosessuale e bianca – si trova veramente a disagio nel pensare ancorché lontanamente di potersi permettere distinguo nominalistici sul codice civile e il diritto di famiglia (“pacs”, “matrimonio”, “accoppiata” o quant’altro) dal podio privilegiato di chi quei diritti li ha tutti quanti, dati per scontati, e senza aver dovuto combattere un nano-minuto per averli. Per chi non crede – e questi sono i presupposti di uno stato laico – lo Stato usa il diritto di famiglia per disciplinare vincoli di relazione, dei quali, meno fattispecie ci sono, e più chiara è la regola. E questa è, in prima e in ultima analisi, la ragione per la quale, se si parla di “coppia” (cioè due persone) a suo giudizio il diritto civile non dovrebbe prevedere altro che il matrimonio. Volendo poi potrebbe aggiungere che questo suo pensiero le sembra, se possibile, ancora più dovuto e cristallino pensando al ruolo, nella società, di cui lei è stata investita e occupa, cioè quello di educatore, pubblico, dei figli dello Stato.
Per quanto riguarda Alfano, le cui parole sono grottesche, se non fossero anche pericolose, e arroganti (perché trasudano ignoranza di competenze e di diritto, e buon tempo da perdere), la questione potrebbe essere dismessa facilmente, ma, a suo avviso, l’uscita va situata nel contesto della recente freddezza notificata dai vescovi al governo Renzi, con tutto quel che segue. Molto ci sarebbe da rispondere al ministro. Per fortuna, ci hanno già pensato i sindaci, tra i quali la ‘povna (che oggi deve andare a occuparsi di altro) sceglie, a farle da portavoce, il sindaco di Milano.


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