[..] Connie stava ballando, e anche Lambreta. Man mano che i movimenti di lei si facevano più ritmati, lo stesso accadeva a quelli del nano. Cercava di starle dietro, ma si vedeva che gli mancava il fiato. Per ogni passo fatto da Connie con le sue lunghe gambe, a Lambreta toccava farne tre. Connie si accorse che il suo partner non ce la faceva più. A un tratto, il suo fazzoletto volteggiò sul pavimento. Il nano lo raccolse e lo restituì alla bella ragazza, che si fece livida e gli disse qualcosa. [...]
Lambreta lasciò il palcoscenico. Essendosi sbarazzata di lui, la sensuale Connie iniziò la propria danza del desiderio. Ma io guardavo Lambreta. [...] Nessun altro se ne rese conto, ma io avevo notato che era stanco e non riusciva più a stare in piedi. [...] Il torace di quel poveretto ansava come un mantice, i suoi abiti erano fradici di sudore. Invece Connie non era affatto stanca...continuò a danzare come un pupazzo a molla. Le luci del Mumtaz si erano di nuovo spente. Solo il raggio di un riflettore illuminava il suo corpo seminudo,
conferendole una più profonda aura di mistero.
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Traduzione di N. Gobetti
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conferendole una più profonda aura di mistero.





