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Due più due uguale tre – di Roberto Falocci

Da Clindi

Copertina FalocciUna silloge che immortala un’evasione nel sensibile. Roberto Falocci, nella sua raccolta “Due più due uguale a tre” (Midgard editrice) racconta in versi il suo vivere artistico, circondato da varie forme d’arte nel trascorrere della sua vita. Una raccolta che prima di parlare di poesia parla di suoni, e quindi di musica, di odori stagionali e del gusto variegato dell’umano, approcciando, con la lirica, l’arte culinaria. Un poeta che si definisce “gastronauta paroliere” o “poeta concreto”, sottolineando così il suo innato amore per la cultura del cibo, come affiora in alcune poesie della raccolta che si tingono dei toni del dialetto perugino. Approfondendo quindi, nel dettaglio, ogni singolo senso di cui l’uomo è dotato, Falocci accompagna il lettore in un’evasione nel mondo sensibile in cui vive il poeta romantico e innamorato del circostante. Toni nostalgici affiorano talvolta nella raccolta nei momenti in cui l’autore ripercorre la sua vita:

Usiamo soltanto / il cinque per cento / (…) dei fichi maturi / raccolti dalla pianta, / che lasciamo in dispensa / pigramente infradiciare.

Uno stile di poesia legato all’immagine, al suono, al profumo, tutto all’interno di un mondo immaginario che il poeta rende in maniera tutt’altro che ermetica; a tratti infatti la poesia di Falocci si fa “prosa poetica” dai toni confidenziali, come se stesse svelando sotto voce un segreto preziosissimo ai suoi lettori, suoi curiosi discepoli, nell’etimologia del termine. E in tutto questo, imperterrito e indomabile, vi è il tempo, grande punto interrogativo e grande compagno di viaggio, che il poeta studia e apprezza come melodia di accompagnamento, fatta di istanti irripetibili.

Ai piaceri della notte,

ai fornai e alle puttane.

Al paradiso terrestre,

a chi paga per vederlo.

Ai venditori di libri,

a quelle di schiavi,

ai venditori di fumo.

Agli uomini famosi,

al denaro

agli ubriachi nella nebbia dei sogni,

alla degradazione totale.

Alle carogne,

a chi si rassegna ad amarle.

Alla madre di un cane,

ad una madre cagna.

Al bene sul male,

alla pasta sul sale.

Alle vite distrutte;

alle distruzioni del vivere.

Agli incontri, all’indifferenza,

al conoscersi poco.

(“Ode al dubbio” Roberto Falocci)


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