Due punti che apprezzo

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Ho visto qualche giorno fa, una scansione di una pagina, presumo di giornale/rivista, condivisa da un mio contatto di Facebook. Niente di nuovo, per carità, eppure lo schema riportato era così rapido e ben confezionato che l’ho condivisa a mia volta. Ora per non dover chiedere mille permessi e magari aprire una discussione, visto che oggi sembrano essere tutti con i nervi a fior di pelle, non pubblicherò l’immagine, ma vi riassumerò brevemente i punti elencati. Non sono altro che 7 consigli di scrittura veloci di altrettanti autori. Sono quasi massime, frasi veloci e pronte all’uso, che come dicevano non dicono nulla di nuovo se vogliamo, ma che confermano che le regole non sono sempre necessarie, basta solo qualche idea e opinione da condividere o meno. Praticamente, dico il mio pensiero e se qualcuno è d’accordo, avrà solo una conferma che non sta sbagliando.

Ebbene, tra questi 7 punti di cui parlavo, ce ne sono due in particolare che mi piacciono e che vi riporto.
“Se piove, piove: non c’è bisogno di scrivere che il cielo piange”, diceva George Simenon, il papà del commissario Maigret. E in effetti la pesantezza di certe frasi melodrammatiche è notevole. Parere mio.

“Taglia le parti che la gente salterebbe”, dice invece Elmore Leonard, che evidentemente, visti altri suoi consigli di scrittura trovati in rete, è un convinto sostenitore del minimalismo. E infatti nei suoi romanzi c’è molto spazio al dialogo, a scapito ovviamente di descrizione fisiche dei personaggi o degli ambienti. Il che non è male e non è così semplice come si possa credere. Sintetizzare in poche frasi ciò che fa da contorno ai dialoghi, dando comunque l’idea di cosa c’è intorno, non è semplice.

E voi, avete qualche frase che vi ha colpito tra i consigli degli autori affermati?


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