Ripubblico due piccoli estratti del libro di Vladimiro Giacchè “La fabbrica del falso”. Sarebbe utile farci un poster ed appenderseli in soggiorno.
Il primo estratto è sulla logica, e come questa venga silenziata o stravolta dalla comunicazione di massa:
Sottolineo i due punti importanti del discorso:
- Perdita delle priorità. Non è trascurabile, le priorità sono quelle che ci consentono di scappare da un’auto che ci sta investendo invece di sbraitare contro la cattiva guida dell’automobilista. Quando si perde la cognizione delle priorità, tutte le argomentazioni vengono poste sullo stesso piano, tutti i temi vengono livellati, e come ricordava Totò “a’ livella” è la morte. Si sacrifica sull’altare di un artificioso pluralismo la diversità delle voci, da cui discende che:
- le argomentazioni hanno tutte lo stesso valore, che si parli di massimi sistemi o di sesso degli angeli (“un’ordalia tra pupi siciliani” suggeriva Bagnai)
- qualunque persona può dire la sua (e fin qui va bene) e sostenere che abbia un valore a prescindere dal contenuto delle sue affermazioni
- La sintassi della comunicazione. Ascoltiamo una qualunque discussione, ascoltiamo noi stessi quando discutiamo con qualcuno, e notiamo come la costruzione delle argomentazioni segue un filo già tracciato, quello dei dibattiti televisivi o del telegiornale, dell’editoriale dell’opinionista, ecc. Le parole volano? Basta leggere le discussioni su Facebook o Twitter, il modo in cui ci si attacca saltando da una argomentazione a un’altra quando non si ottiene soddisfazione, usando magari le stesse parole e le stesse locuzioni sentite in tv. Nessuna argomentazione sembra essere mai digerita e messa da parte, che sia buona o inutile, ma ritorna sempre: le domande e le aggressioni verbali restano sempre le stesse, non si procede, perchè la sintassi appresa dai mezzi di comunicazione di massa è anche un refrain, si ripete uguale indipendentemente da come ad essa si risponde: soggetto, complemento e verbo si susseguono come il famoso (per gli etologi) comportamento dell’oca che riporta l’uovo nella cova, che viene svolto fino alla fine anche se l’uovo viene perso a metà strada.
Il successivo estratto riguarda i meccanismi di banalizzazione :
“Lo scopo della comunicazione non è convincere ma intrattenere”: siamo immersi in una informazione bulimica dove l’unico ruolo svolto dal giornalismo sembra quello di amplificazione indistinta, tanto del segnale quanto del rumore di fondo.