Reza Khan
Il mistero, il bivio della vita. La foto che ha fatto il giro del mondo è stata scattata da Mohammad Sajjad per l’Associated Press, e immortala un bambino che vive in un dei campi di Azakhel, in Pakistan, in condizioni disumane, attorniato da mosche, mentre succhia un biberon, vuoto. Questo bambino si chiama Reza Khan, proprio come l’ex Scià di Persia e come l’assassino afghano della giornalista italiana Maria Grazia Cutuli. Tre persone, tre vite che non si sono incrociate e non si incontreranno mai, come due rette parallele (forse solo in Paradiso, ammesso che ci sia), ma che sono accomunate da un nome. A volte però dietro ad un nome si nasconde una sofferenza. Nel nostro mondo si verificano ingiustizie incomprensibili, come la storia di Sakineh, alla quale anche io, da blogger, sono molto vicino. Io sono contrario non solo alla lapidazione (ci mancherebbe), ma anche a tutto il contorno, dalle pietre alle frustate, e a tutte le loro barbare punizioni. C’è chi muore di fame e di sete e chi passa il suo tempo a farsi sputare in bocca champagne. Quello che voglio fare è mettere a confronto due vite, due realtà, per sollevare una riflessione: quella tragica del piccolo profugo di Peshawar, e quella della figlioccia del Presidente Berlusconi, Noemi Letizia, la regina del Gossip, la principessa dei rotocalchi di serie B. Due posti del mondo diversi, due persone diverse, forse, che si trovano nel posto sbagliato. Guarda la prossima foto:
Noemi Letizia