Dunga
D’accordo, partiamo dal presupposto che l’eleganza è una dote innata: o la si ha o non la si ha. Però sputare in faccia al buon gusto è un’altra cosa. Ogni volta che il Brasile scende in campo milioni di fans seguono a bocca aperta le prodezze dei campioni verdeoro…ma altrettanti milioni non aspettano che un momento: il primo piano all’allenatore, Carlos Dunga. E’ ormai un dogma, un’ assioma, è ormai più certo del teorema di Pitagora: Dunga non si sa vestire! I più comprensivi diranno: “Poveretto! E’ un uomo che non ha gusto e ha la sfortuna di non avere una donna che gli sappia dare consigli!”. Ed è proprio questo il problema: Dunga ha una donna che lo consiglia, ha una stilista personale al suo seguito, la figlia. E qui le cose si fanno davvero grottesche. Dunga non è Audrie Hepburn e questo è pacifico. Lei era elegante persino con un impermeabile bianco anonimo tutto bagnato che portava con disinvoltura sotto la pioggia scrosciante. Ma avere una stilista personale che ti dice come vestire e non saperti vestire è un non-sense! E’ come avere un personal trainer 24 ore su 24 che ti segue ed avere poi la linea di Giuliano Ferrara!
L’ultima volta s’era presentato alla Confederation Cup con un montone foderato di lana che sembrava Toto Cutugno ai tempi d’oro. Ieri sera ha optato per un cappotto con taglio simil marinaio schiantatosi per sbaglio con Neo di Matrix. Sotto? Se non portava niente faceva più bella figura…ed invece che ti sfodera? Una maglia a collo alto e lana spessissima che neanche i contadini tirolesi usano più (loro sono passati già alla North Face da un pezzo!). Cosa ci riserverà per la prossima partita? Non lo sappiamo. Quello che è certo è che ormai Dunga è diventato come Caterina Balivo: la gente accende la tv perchè vuole vedere come si sono vestiti (male!).