Dusan Sakota lascia l’ospedale

Creato il 13 giugno 2010 da Basket - Di Tutto Un Po'

Dusan Sakota

Dusan Sakota torna a casa. Il giocatore della Scavolini Spar da un mese e mezzo ricoverato al San Salvatore di Pesaro dopo un trauma subito in campo a cui sono seguite due operazioni nell’arco di 48 ore, un lungo ricovero in Rianimazione e il trasferimento in Chirurgia fino ad oggi, alle 13 di sabato 12 giugno ha lasciato il nosocomio cittadino. Ma prima di varcare la porta ha voluto organizzare una conferenza stampa per ringraziare la squadra, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari del San Salvatore, i tifosi “dell’Inferno Bianco Rosso e gli oltre 5mila internauti che in questi ultimi 50 giorni hanno manifestato affetto e solidarietà”, nonché regalare al direttore generale Gabriele Rinaldi e ai primari Filiberto Martinelli e Costantino Zingaretti un maglia autografata. Così Dusan, nella sala dell’ex biblioteca del San Salvatore gremita di medici ma pure di “amici”, ha cominciato a parlare. E per più di venti minuti ha catalizzato l’attenzione: “Sono successe molte cose – ha detto aiutato nella traduzione dal team manager Alessandro Barbalich, sempre al suo fianco fin dall’inizio -. Prima di tutto voglio ringraziare il dottor Zingaretti per avermi salvato la vita. Anche se è il suo lavoro mi ha dato una seconda chance, di gioco ma soprattutto di vita”.
Per non dimenticare nessuno, Dusan Sakota torna indietro nel tempo ringraziando in ordine cronologico chi ha incontrato da quando, arrivato da Teramo, ha messo piede al San Salvatore: “Il Dottor Giacchi e il dottor Bonanno sono stati i primi ad operarmi. Poi il direttore generale Gabriele Rinaldi ha creato le condizioni per permettere alla mia famiglia di starmi vicino”. Ma in Rianimazione c’è restato per sette giorni, Dusan Sakota. E da lì vuole partire: “Con il problema della lingua – continua – sono stato colpito dallo sforzo che tutti hanno fatto per comprendermi. Un impegno che, come ho potuto vedere, viene riservato a tutti i pazienti del reparto. Il primario Martinelli oltre alla sua professionalità mi ha offerto un rapporto umano cercando di distrarmi con chiacchiere che non avevano a che fare con il mio stato di salute. Atteggiamento di tutto lo staff della Rianimazione. Rinaldi e il dottor Tamburini hanno mediato con la mia famiglia, il primo permettendo ai miei genitori e a mio fratello di starmi vicino, il secondo traducendo ai miei familiari il quadro clinico. Poi c’è il dottor Massimo Mancino, anche lui della squadra, che mi ha accolto in ospedale e mi è stato sempre vicino. Piero Benelli, medico della Scavolini, lo devo ringraziare per aver capito subito che non si poteva aspettare e dovevamo raggiungere Pesaro in macchina”.
La lista dei ringraziamenti è ancora lunga. E quando arriva il momento di Alessandro Barbalich, il team manager non trattiene le lacrime. D’altronde lui c’è sempre stato, non lo ha mai abbandonato. Non mancano parole per la giocatrice della Scavolini Volley Dragana Marinkovic, per il magazziniere Diego Orciani, per l’allenatore Luca Dalmonte, per tutti i tifosi e per Valter Scavolini “il miglior presidente europeo”. Una esperienza, quella vissuta dal giocatore, che cambia le carte in tavola. Anche se la sua vita tornerà lentamente alla normalità, come sottolineato dal dottor Costantino Zingaretti, solo ora Dusan torna a pensare alla pallacanestro: “Il basket è la mia vita ma una esperienza del genere capovolge le priorità. Pensavo a quando avrei tolto il sondino naso-gastrico. Pensavo a quando avrei potuto bere un bicchiere di acqua o sorseggiare un po’ di brodo. La pallacanestro arriva adesso. Sono una persona più forte, più matura e non do più nulla per scontato”. Ma il campo è sempre lì: “Finito il recupero – conclude – voglio tornare a giocare e con grande onore vorrei farlo a Pesaro”. Infine anche una rassicurazione al giocatore del Teramo Peppe Poeta, l’uomo con il quale Dusan ha avuto lo scontro fisico in campo: “Mi è venuto a trovare in ospedale. Sono stato felice perché ho avuto l’occasione di dirgli che non aveva nessuna colpa e che poteva stare tranquillo”.

tratto dal sito ufficiale Lega Basket



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