Io conosco meglio la vita, perché tanto spesso sono stato sul punto di perderla: e proprio per questo dalla vita ricavo di più di voi tutti!» - F. Nietzsche
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-- Io voglio creare per me il mio proprio sole» – F. N.- - Tutti i predicatori morali, come anche tutti i teologi, hanno in comune una mancanza di garbo: cercano di convincere i loro interlocutori che starebbero molto male e avrebbero bisogno di una cura dura e radicale. E poiché gli uomini, nel loro complesso, hanno teso l’orecchio a questi maestri con troppo zelo e per secoli e secoli, a lungo andare parte della superstizione sul loro star male ha finito per trapassare davvero in loro: cosicché adesso sono anche troppo pronti a sospirare e a non trovare più niente nella vita e a metter su una faccia così afflitta da dare quasi l’impressione che la loro vita sia davvero intollerabile. – F. N. - - - Nei più, l’intelletto è una macchina lenta, tenebrosa e cigolante, difficile da mettere in moto: essi dicono di «prendere la cosa sul serio» quando vogliono lavorare e pensare bene con questa macchina… oh, come deve essere loro gravoso il pensare bene! L’amabile bestia uomo pare perdere ogni volta il suo buonumore quando pensa bene; diventa «serio»! E «laddove sono riso e allegria, il pensiero non vale niente»: così suona il pregiudizio di questa bestia seria nei confronti di tutta la «gaia scienza». Ebbene! Dimostriamo loro che si tratta di un pregiudizio. – F. N. - - Noi vogliamo divenire coloro che siamo; — nuovi, unici, incomparabili, legislatori di noi stessi, creatori di noi stessi! – F. N. - - sarebbe auspicabile una voglia e una forza di autodeterminazione, una libertà della volontà in presenza delle quali uno spirito prenda commiato da ogni fede e da ogni desiderio di certezza, abituato com’è a tenersi su corde leggere e possibilità lievi, continuando a danzare anche sull’orlo dell’abisso. Un tale spìrito sarebbe lo spirito libero par excellence. – F. N. - - i cosiddetti «scopi» e anche tutte le cosiddette «vocazioni di vita» sono relativamente casuali, arbitrari, quasi indifferenti rispetto all’enorme quantum di energia che spinge, per essere impiegata in un modo o nell’altro… Ma generalmente le cose si vedono in modo diverso: si è soliti individuare la forza motrice proprio nella meta (scopi, vocazioni, etc), secondo un errore antichissimo, mentre quest’ultima indica soltanto la direzione: si è confuso il pilota con la nave… La «meta», lo «scopo», sono spesso soltanto un pretesto per abbellire, un ulteriore autoaccecamento della vanità, la quale non vuole ammettere che la nave segue una corrente in cui si è imbattuta per caso? Che «vuole» andare là perché — deve! Che ha una direzione ma — nessun pilota —? Manca ancora una critica del concetto di «scopo». – F. N. - - Cresciamo come alberi — è difficile da comprendere, come ogni vita! — non in un punto, ma dappertutto, non in una direzione, ma verso l’alto, verso l’interno e verso il basso; la nostra forza spinge allo stesso tempo nel tronco, nei rami e nelle radici, non abbiamo più la libertà di fare qualcosa d’individuale, di essere qualcosa d’individuale… È questa la nostra sorte, come abbiamo detto; noi cresciamo in altezza; e posto che ciò ci divenga fatale — abitiamo sempre più vicini ai fulmini — ebbene, non per questo Io teniamo meno in onore, rimane quello che non vogliamo condividere né comunicare, la fatalità dell’altezza, la nostra fatalità… – F. N. - - le idee, con tutto il loro aspetto freddo e anemico, seducono più dei sensi e nonostante questo aspetto, — esse hanno sempre vissute del «sangue» del filosofo, gli hanno lacerato i sensi e anche il «cuore». Questi vecchi filosofi erano senza cuore: filosofare è sempre stato una specie di vampirismo… non provate un qualcosa di profondamente enigmatico e inquietante? Non vedete lo spettacolo che si dipana davanti ai vostri occhi,questo continuo impallidire , questa desensualizzazione interpretata
sempre più idealisticamente? … Non presagite, celata sullo sfondo, una qualche succhiatrice di sangue, che inizia dai sensi e alla quale in fondo non avanzano altro che ossa e scricchiolii, — né lascia altro? Mi riferisco a categorie, formule, parole – F. N. - - non si deve voler spogliare l’esistenza del suo carattere polimorfo, lo esige il buon gusto – F. N. - -
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