L'ultimo albo di Dylan Dog, scritto da Luigi Mignacco e disegnato da Sergio Gerasi, ha una trama densa.
Sal Solanca, uomo con il vizio del gioco e tanti debiti con la mafia russa, sta per divorziare dalla moglie Teresa. Quest'ultima si reca a Craven Road n.7 per chiedere all'Indagatore dell'incubo di proteggere il futuro ex-marito: gli "spiriti custodi" degli antenati di Teresa che aleggiano nell’antica magione di famiglia (Rock Manor) non vogliono che Sal venga ucciso prima di aver divorziato, per non dover convivere per l’eternità con lo scellerato Sal (poiché il "pericolo" persiste finché dura il legame di parentela).
Le prime tavole della storia costituiscono un'onda d'urto faticosamente sormontabile, fatta di dialoghi fitti e lunghi. In tutto l'albo la trama viene spiegata e giustificata per filo e per segno (eccezion fatta per il "delirio onirico" di Dylan sulla roulette). Già solo questo, purtroppo, è un sovvertimento implicito non solo del percorso fatto sinora nel solco del rinnovamento editoriale (con un approccio maggiormente votato alla sintesi e all'immediatezza) ma anche di anni di pregevoli storie dylandoghiane in cui uno dei cardini era il non essere obbligati a spiegare tutti gli avvenimenti pedissequamente.
Luigi Mignacco a giugno sceneggerà la mini-miniserie esordiente Tropical Blues su disegni di Marco Foderà. È uno degli sceneggiatori più eclettici e versatili tra quelli in forza alla Bonelli, dotato di uno stile solido e consistente che difficilmente scade di qualità. Questo suo albo non è tra le sue storie migliori.
Dal canto suo, Sergio Gerasi ai disegni dimostra d'aver familiarizzato ulteriormente con il personaggio, migliorandosi rispetto alla sua prova sull'Almanacco della Paura 2014 (Il principe d’inverno su testi di Alessandro Bilotta). I volti e gli occhi da lui ritratti sono molto espressivi, i giochi con le ombre aiutano nel lavoro descrittivo. Restano evidenti le differenze rispetto alle sue opere come autore completo, dove ampio è l'uso della mezzatinta (e chi bazzica gli Audaci ben sa il nostro apprezzamento per In inverno le mie mani sapevano di mandarino).Una curiosità: nella versione definitiva dell'albo l'esclamazione di Dylan in questa vignetta è stata sostituita con il classico "Giuda ballerino!" (pag. 28).
A conti fatti, era forse prevedibile imbattersi in un numero di passaggio, con una verosimile funzione di "cuscinetto" prima delle prossime due storie sceneggiate da Paola Barbato, che si preannunciano emotivamente provanti per l'Indagatore dell'incubo. Non dimentichiamo infatti le tante emozioni vissute negli ultimi mesi sulla serie regolare: dal prorompente esordio di John Ghost (Dyd #341) alla disamina sul modo di vivere i sentimenti di Dylan nell'albo successivo (Dyd #342), per poi passare a temi profondi come la perdita di un figlio (Dyd #343). Già Il sapore dell'acqua (Dyd #344) presentava toni più lievi (pur possedendo comunque alcuni interessanti spunti).Ne Gli spiriti custodi sembra quasi volersi riaffermare una sorta di normalità tematica, con un caso da risolvere, una progressione lineare e nessun particolare sussulto emotivo. Pur comprendendo quindi in qualche modo la "necessità" di un numero del genere, questo rischia di risultare tra i meno efficaci di questo nuovo corso della testata, rimbalzando gran parte delle aspettative al prossimo numero in uscita a giugno.
Il Sommo Audace
“Gli spiriti custodi”
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 345
DATA: maggio 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Luigi Mignacco
DISEGNI E CHINE: Sergio Gerasi
COPERTINA: Angelo Stano