Quando appresi la notizia che in america era in progetto di fare un film su Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo creato dall’ispirata penna di tiziano Sclavi, ero pressoché certo che il film sarebbe stata una tavanata galattica.
Fui facile profeta.
Tuttavia per quanto fossi pronto al peggio, vedere l’eroe romantico, libertino e sognatore, stuprato e ridotto a macchietta da b movies, non mi fece bene, tant’è che lasciai la pellicola a metà una volta appurata la malefatta. Non credo serva infatti finire e fare la scarpetta per rendersi conto che davanti al piatto abbiamo uno sformato di merda, dico bene?
E quindi, quando appresi che in giro c’era un altro film su Dylan Dog, stavolta realizzato da fan e per giunta amatoriale, pensai che per quanto scadente per la comprensibile mancanza di mezzi, fosse almeno rispettoso del personaggio, della sua storia nonché delle atmosfere.
Fui ancora una volta facile profeta.
Dylan Dog – La morte puttana, è frutto della passione e perseveranza di Denis Frison, che va a impelagarsi in un progetto oggettivamente difficile anche per dei scafati mestieranti di cinema, con a disposizione un budget sostanzioso. Perché diciamolo francamente: Il rischio non è solo fare un brutto film, ma di essere involontariamente comico, di uscirne insomma con le ossa rotte e tra le pernacchie.
Questo pericolo, lo premetto da subito, è stato scampato. Grazie alla cura dei dettagli, nei vestiti, a dialoghi credibili, a una storia che gode dell’ambientazione di Venezia e Londra(!), e ad una recitazione dei personaggi principali più che buona. Ho trovato l’interpretazione di Denis Frison – che aveva l’onere di dare il volto a Dylan – particolarmente azzeccata, così come quella del suo assistente Groucho, grazie alla verve di Walter Brocca. Con grande stupore anche il famoso doppiatore Roberto Pedicini dà il suo contributo, e in generale il doppiaggio dà a “La morte puttana” un aspetto meno amatoriale e trasandato.
Ciò che non funziona è presto detto. La durata di due ore e dieci è forse troppa, anche perché la regia è un po’ troppo didascalica e forse esagera nel seminare citazioni qua e là, anche se per un fan di Dylan Dog può essere divertente. Apprezzabile però, e di sicuro effetto, la citazione di Partita con la morte che a sua volta cita Bergman.
La recitazione di alcuni comprimari, come la spiritista Trelkovsky, è inadeguata, e forse alcuni personaggi sarebbero potuti venir sacrificati.I problemi maggiori arrivano nelle scene d’azione, dove la mancanza di mezzi si fa sentire in maniera pesante, sopratutto nella parte finale. Il tappeto musicale non è male (anche questa è opera dell’instancabile Frison, che recita, dirige e produce) ma è sovrabbondante, e finisce per assuefare. Un uso più parsimonioso della musica durante i dialoghi avrebbe giovato.
La morte puttana è una opera fedele al fumetto, che intrattiene – anche piacevolmente – ma che è fin troppo generoso nel non farsi mancare nulla, c’è persino la scena di sesso di Dylan!, che non è però pacchiana come si potrebbe pensare. Uno alle prime armi e con pochi mezzi probabilmente si sarebbe rifugiato in una dissolvenza in nero ma Frison, che oltre a non farsi mancare nulla è anche un temerario, se la cava bene anche qui.
Tracciando un bilancio si può dire che si tratta di un film realizzato da fan per i fan, che pur nei limiti confeziona, con mia sorpresa, un dignitoso film no-profit (è possibile vederlo in streaming su youtube) che è fedele al fumetto e non ne tradisce lo spirito. In sostanza ne consiglio la visione, che sia però consapevole dei mezzi a disposizione e indulgente nei confronti di chi ha reso possibile questa piccola impresa.