“Chi la chiama Lynchmania, chi Lynchaggio, comunque la si metta si parla di lui in questi giorni a Lucca.
Lucca Film Festival. David Lynch nel programma. Sulla carta una bomba.
Mi sono sorpresa a leggere sui social diverse persone che non lo conoscevano. Per Dio, un po’ di amor proprio. Googolate in silenzio. Non occorre dire proprio tutto tutto.
E nonostante i suddetti e una pubblicità direi discreta, la gente c’era. Tanta, davvero tanta. Per la conferenza, per il Concerto e per la lezione sul cinema del lunedì mattina alla Chiesa di San Francesco.
Quando capita che si riesce ad avere un artista di questo calibro, è un peccato pensare che la gente fosse troppa. Perché per questi eventi non è mai troppa. Queste cose scaldano la città, la rendono più umana, meno strutturata dentro le sue mura. Come per i Comics. Evento che adoro. Lucca diventa straordinaria. Bella lo è già, per me bellissima ma diventa anche semplice, viva, metropolitana.
Molti sono rimasti fuori alla Conferenza e alla lezione, in fila. Senza poterlo ascoltare. Io ero tra questi lunedì mattina.
Si sa, le file e le code (di qualsiasi natura) creano discussioni fantastiche. In fila le persone litigano e si autoalimentano. Litigano anche da sole e per diverso tempo.
E’ una roba sociale incredibile. E io in fila lunedì mattina per aspettare di entrare alla lezione di cinema, a cui non sono entrata proprio per nulla insieme a tanti altri, alla fine mi sono divertita.
Il climax è stato il seguente.
Applausi delle persone dentro all’arrivo di Lynch. Fischi fuori perché non si riusciva a entrare.
“Perché non si può entrare?” qui eravamo ancora attaccati a un filo di speranza.
“Non verrò mai più a Lucca”. Perché alla fine ci rimette anche la città, questa vecchia signora elegante.
Lynch inizia a parlare, ci conforta uno schermo dove mi dicono che si vede lui, un po’ invecchiato.
Niente da fare, ripartono i fischi.
E tra un “motivi di sicurezza”, “ma Lucca è così” e una serie infinita di “buuuuuu”, ho preso coscienza del fatto che non sarei mai entrata.
La rabbia cresceva e in queste situazioni c’è chi riesce a distinguersi, in simpatia.
Nell’apice dei buuuu, un ragazzo urla “ridateci i soldi!”. L’evento era gratuito.
Poi una ragazza coi suoi bisogni impellenti:
“Ma scusate eh? Ma se per esempio a me adesso mi scappa di andà a pregà? Perchè non posso entrare…se mi scappa da pregà, mi scappa”. Ha vinto tutto. Io le avrei regalato un’ora di colloquio privato con Mr Lynch. Avrebbe persino pregato, pur di sentirlo.
Ho deciso che a me alcune file piacciono. E questa mi è piaciuta.
Ne prendo il buono e una sua frase che amici presenti la mattina della lezione mi hanno riportato “Bisogna innamorarsi delle idee, le idee sono dei doni”.
Al di là del mio simil reportage sulla fila, è stata fatta una grande cosa. Portare qui un grande artista, organizzare incontri, proiezioni e una mostra sulle sue fotografie è una grande cosa.
Perché poi le così dette disorganizzazioni vengono fuori soprattutto se l’evento ha avuto successo, se ha funzionato, se è piaciuto. E questo è piaciuto parecchio. Mi auguro che venga mantenuto questo calibro, questa vecchia signora elegante si presta naturalmente ad accogliere “cose” preziose. E mi viene in mente una citazione di Mulholland Drive “Fai il bravo e mi rivedrai una volta, fai il cattivo e mi vedrai altre due volte”.
A presto Mr Lynch.
LA BERNA