Magazine Diario personale

E alla fine arrivò Claudia…

Da Romina @CodicediHodgkin

Domenica 22 Settembre 2013, ore 18:30:

“Maschio, ti va di andare al cinema? Mancano dieci giorni al termine, andiamo a goderci una serata da piccioncini perché poi il cinema ce lo scorderemo per un po’ dopo che sarà nata…ce la porteremo in un sacco di posti ma per un po’addio cinema…”

“Ma io qui ho ancora da fare…ci andiamo magari domani, dai.”

“No, uffa, andiamoci oggi, così compriamo anche il set di accessori per il bagno. Eddaieddaieddai…andiamo a fare i piccioncini: cena, cinema e popcorn, ti prego…”

“Ok!”

Lunedì 23 Settembre, ore 4:00:

Mi sveglio con qualcosa di caldo che bagna il letto, mi tiro su di scatto, corro in bagno e lascio una scia di liquido dietro di me. Arrivo al water che ancora perdo come un rubinetto, ma non è una cosa abbondante…e se mi fossi fatta pipì sotto? Può capitare…No che non può capitare, non è pipì, ok perdersela, ma l’ho fatta due ore fa l’ultima volta, non può essere tutta questa…

“Cazzocazzocazzocazzocazzocazzo…”

“Mina-Mina, è successo qualcosa?”

“cazzocazzocazzocazzocazzocazzo…” ripeto mentre acchiappo lo spazzolino e lo schiaffo nel beauty case pronto per l’ospedale “Sbrigati, alzati, ho rotto il sacco!”

Maschio Alfa entra in modalità “lo faccio ma sono incredulo”. Si alza e come un automa si lava il viso. Si va in ospedale.

Lunedì 23 Settembre 2013, ore 5:00, ospedale, pronto soccorso ginecologico: 

“Buongiorno, salve, temo di aver rotto il sacco…” e descrivo l’accaduto.

“Mh, secondo me si è solo fatta pipì sotto.”

“Mi perdoni, mi pare improbabile…non che abbia esperienza ma ad occhio e croce non era pipì. A parte che era troppa considerando che l’avevo fatta due ore prima l’ultima volta, poi non riuscivo a trattenerla in alcun modo, era incolore, inodore…secondo me ho rotto il sacco.”

“Secondo me era pipì. Le rotture del sacco provocano perdite molto più abbondanti di quelle che mi descrive.”

“E se fosse una rottura alta e quindi meno abbondante?”

Sguardo carico d’odio della dottoressa “la visito e poi va a fare un monitoraggio. Quanti kg ha preso in gravidanza?”

“10kg”

“Quindi era in sovrappeso anche prima?”

“E quindi lei era stronza anche prima del turno di notte, vacca insulsa che è non altro?”, questo lo penso ma non lo dico. Non sia mai che la mia episiotomia la debba far lei…

Vengo lanciata in sala parto perché la sala monitoraggi è ancora chiusa. La tipa che mi apre la porta ascolta quello che ho da dire e mi dice “Lei sorride troppo per una che ha rotto il sacco…”

“Lo so, è un vizio che ho dai tempi in cui bazzicavo oncologia…”

“Secondo me si è solo fatta pipì sotto”. Aridaje.

Il monitoraggio non segna nulla di rilevante, torno dalla ginecologa simpatica, quella cui avrei quasi fatto un cesareo sulle gengive. Dubitando ancora della veridicità del mio racconto, non vuole ricoverarmi, ma per pararsi il culo non vuole nemmeno mandarmi a casa in attesa del travaglio, perché col sacco rotto a casa non si va…trova una via di mezzo: farmi rimanere nei paraggi e ripetere il monitoraggio dopo due ore. Accetto, sperando che nel mentre cambi il turno e che magari arrivi la mia ginecologa, che sa che sono una persona sana di mente…

Due ore dopo faccio un altro monitoraggio.

Lunedì 23  Settembre, ore 8:30: “Eh, a me questa invece pare tanto rottura alta del sacco…”, afferma l’altra ostetrica, tanto più che la perdita è avvenuta davanti ai suoi occhi. Tiro un sospiro di sollievo: allora non è che il mondo è tutto convinto che una donna incinta di 38 settimane e 4 giorni debba per forza essere incontinente, ci sta che le capiti anche di rompere le acque…

Torno al pronto soccorso e nel mentre, già che ci sono, perdo il tappo. Può non voler dir nulla, ma intanto qualcosa sta evidentemente succedendo. Trovo un’altra ginecologa, molto più affabile dell’altra che, come prevede il suo lavoro, si concentra più sulla mia vagina che sul mio peso. Mi fa un test e rileva tracce di liquido: ricovero immediato.

Però…c’è un però: cambio di luna. Mezza Roma sta partorendo. Il reparto è pieno. Mi ricoverano in sala travaglio insieme ad altre 7 disgraziate che o sono entrate in travaglio per fatti loro o, come me, avrebbero dovuto partorire di lì a 10 o 15 giorni e invece hanno anticipato rompendo le acque. Un delirio. La giornata passa più o meno in questo modo: prima vinco una barella in corridoio, poi riesco a passare su un letto in sala travaglio, poi il letto mi viene sottratto, giustamente, perché io non ero in travaglio e un’altra poveraccia sì, mi dicono di uscire e passeggiare per il corridoio, così magari smuovo la situazione. Al mio rientro, non ci sono né barelle, né letti, né armadietti dove infilarmi in sala travaglio. Il reparto è ancora pieno all’inverosimile, non sanno dove mettermi. Mi ritrovo fuori dalla porta della sala parto su una sedia a rotelle…proprio quando temo di dover partorire a bordo di un monopattino, si libera un letto in sala travaglio. Maschio Alfa, intanto, è con me e perde colpi. Le partorienti si dividono in due grandi categorie: quelle brave, che sono in travaglio, e le “sacco rotto”, che sono quelle come me che stanno lì praticamente per turismo ma non entrano in travaglio. L’ostetrica esce, mi indica e fa “Sacco rotto?” e Alfa, convinto, “No, lei è Femmina della Specie!”. Pensava che Saccorotto fosse un cognome..scuoto la testa e sono sempre più convinta che non farlo entrare in sala parto sia un’ottima scelta. In realtà, mi domando se avergli detto che sto per partorire sia stata una buona idea o se forse non sarebbe stato meglio farlo di nascosto…

In realtà, i letti in quella sala sono due, il mio e uno che cambia di continuo paziente. Io inizio a sentirmi stanca. Lì urlano tutte, io inizio a preoccuparmi un tantino di quello che verrà e tutti corrono perché noi siamo moltissime e non si sa come stiano facendo a gestire una situazione così difficile. Io ho qualche dolore già da alcune ore, ma poca roba e sporadica. Non riesco comunque a prendere sonno. Alle 4:00 parte il travaglio. A quel punto, sono sveglia da 24 ore e non ce la faccio più, sono stanchissima. Mi chiedo come farò ad arrivare al parto se già all’inizio del travaglio sono così cotta. Mi viene da piangere. Da me non viene nessuno perché non sono urgente. Non so che fare e i dolori sono intensi.

Perché, vedete, io non me lo aspettavo ma… per me, i primi dolori veri sono stati i peggiori. Sono i peggiori perché sono molto forti, non sei pronto e non sai cosa succederà. E’ un “peggio” psicologico, se vogliamo. E hai paura perché sai che ormai sei in ballo. Sono a 5cm di dilatazione e continua a non filarmi nessuno, si sono limitati a finire di rompermi il sacco. Vado nel pallone, inizio a piangere e a respirare malissimo. Un’ostetrica mi sente ansimare e mi trova a quattro zampe sul letto che piango. “Signora, lei così non arriva da nessuna parte. Ora mi spiega perché piange e poi cominciamo a respirare come si deve, altrimenti qui è un pasticcio”. Mi abbraccia e mi sento meglio, avevo solo bisogno di qualcuno che mi dedicasse un po’di attenzione visto che le sale parto/travaglio non sono dei reparti e quindi non può entrare nessuno dei nostri parenti. Può entrare solo qualche papà e non è nemmeno detto…se nel letto accanto c’è una che travaglia mezza nuda sul letto giustamente non può entrare.

Alla fine, mi calmo. Ingrano alla grande con la respirazione e mi rilasso, al punto che, complice il fatto che sono sveglia da 24 ore, comincio a dormire tra una contrazione e l’altra. Quattro minuti di sonno e poi contrazione, quattro minuti di sonno e contrazione. La respirazione aiuta davvero a gestire il dolore, anche se non ci avevo mai creduto.

Martedì 24 settembre, ore 6:00: propongono l’epidurale: ma certo! Meno di mezzora dopo dormo di nuovo e mi sveglio dopo le 8:00 con una dilatazione di 6/7 cm e delle spinte strane…sento…sento la testa!! Ancora faccio la splendida perché sento la contrazione ma nessun dolore, evvai! Dentro di me, benedico l’anestesista: l’epidurale mi ha concesso due ore di sonno e mi sento un’altra.

Il parto sta aprendosi rapidamente ma Claudia è girata in modo strano. Vogliono farla girare, quindi mi fanno tenere delle posizioni particolari per un po’, anche perché c’è da aspettare che finisca l’effetto dell’epidurale: per le spinte finali devo essere lucida e sentirle bene, altrimenti è inutile. La cosa mi consola poco, anche perché sento urla sovrumane venire da ogni angolo. Fanno entrare per qualche minuto Maschio Alfa, poi però le spinte si fanno più intense e io sento il bisogno di spingere. Non posso più trattenermi. Mi sto partorendo addosso!! L’ostetrica mi dice di non spingere perché Claudia ancora non si è girata come vorrebbero. Non importa, io non riesco a non spingere, mando via Alfa e faccio entrare mia sorella: la famosa fase espulsiva ha inizio!

Avere mia sorella con me in sala travaglio e sala parto è stata una delle mie scelte migliori. Un supporto infinito. D’altra parte, l’ha fatto tre volte, chi meglio di lei?! Mi tiene la testa piegata in avanti mentre spingo e io mi sento “tranquilla”. Non urlo. Mai. Mi dicono di non farlo e non lo faccio. Spingo solo. Dopo poco sono in sala parto. A quel punto penso che il più sia fatto ma non è così. Ci vuole del tempo, com’è normale che sia, sono io che la cosa me la immagino più rapida.

Spingo, spingo, spingo ma Claudia ogni volta torna indietro, e nella posizione strana in cui è, è difficile acchiapparla. Sempre senza urlare, blatero le solite cose che dicono tutte in sala parto, cose tipo “non ce la faccio più”, “non riesco a spingere più di così” ecc…mia sorella mi dice che non è vero, che ce la faccio, che ormai stanno già preparando i vestitini e il braccialetto di Claudia, quindi non può mancare molto, poi, insiste, è quando dici che non ce la fai più che nascono!

La sensazione è strana: do tre spinte per ogni contrazione, e alla fine mi sento stanca morta, incapace di rifarlo ancora. Non è nemmeno dolore, in un certo senso. E’qualcosa di diverso. Si definisce dolore per mancanza di un termine migliore. Certo, fa male, ma è un dolore contrastato dalla spinta, è strano da spiegare. Un momento ti sembra di non farcela più e quello dopo spingi come una belva. Credo che il termine, dopo tutto, esista ed è “NATURA”. Tutti mi dicono che sono bravissima perché non grido e non faccio versi, quindi canalizzo tutta l’energia nella spinta. Sarà, ma a me pare che questa bimba non nasca mai! Continuo a spingere, ma lei torna sempre indietro. “Spingi, dai, ancora, così ma con più grinta!”…inizio a stufarmi, questa ragazza deve nascere perché io sono davvero stanca. Mia sorella dice che ad ogni spinta si vede la testa, ma evidentemente non basta perché non esce. Ad un certo punto, l’ostetrica mi dice “dai, ci sei quasi, ancora più forte!” e io rispondo una cosa del tipo “tirala via!!!”…andiamo bene!

Martedì 24 Settembre, ore 12:23: interviene il ginecologo.  Lui non si ricorda di me, ma io di lui sì. Mi fece un’ecografia all’ottava settimana. Poi chiamò la mia ginecologa dicendole che, con quella placenta, la gravidanza non sarebbe continuata. Prende un cinturone di cuoio e io non mi chiedo nemmeno cosa ci deve fare. Lo spinge sulla pancia, et voilà, spinge in avanti Claudia quel tanto che basta per consentire all’ostetrica di prenderla per bene e farla nascere…

…ed è stato allora che ho sentito il suono più bello del mondo…la voce di mia figlia…

La ragazza ora ha tre giorni compiuti e se la cava bene. Ha un debole per le dormite lunghissime e per poche ma abbondanti poppate. Pare che ce la caviamo bene e vi ringraziamo tutti, ma veramente di cuore, per esserci stati così vicini in questi nove mesi e, speriamo, anche nei mesi a venire!

 

P.S.: l’anestesista che mi ha visitata per vedere se ero idonea per l’epidurale soffriva di emicrania. Mi disse, da mamma e da persona che sa cosa sia il mal di testa, che potendo scegliere è meglio il parto che l’emicrania. Sono perfettamente d’accordo…

 


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