E’ allarme sociale sulle problematiche legate al gioco d’azzardo. Si stima che in media ogni italiano spenda 1330 € l’anno per tentare la fortuna. Nei primi dieci mesi del 2012 la raccolta complessiva del gioco d’azzardo in Italia ha supero i 70 miliardi di euro (+13% rispetto al 2011). Oltre il 50% arriva dalle slot machine, il 15% dal poker on-line, il 12% dalle lotterie tradizionali o istantanee.
I giochi che maggiormente favoriscono questa dipendenza risultano pertanto essere quelli in cui la riscossione del premio è immediata alla scommessa. In primis abbiamo le poker-machines o video-poker, la cui massiccia invasione è sempre più evidente: sono infatti ormai presenti in tutti bar e pub. Ciò che preoccupa però è anche l’enorme crescita dell’offerta di possibilità legali di scommettere. Sto parlando di Lotto, SuperEnalotto, “Gratta e Vinci”, scommesse varie ecc. Esse non fanno altro che alimentare le speranze illusorie di molti.
Quando un giocatore può essere definito compulsivo? Il giocatore compulsivo (gambler) è colui che ha raggiunto l’incapacità di porre dei limiti al suo coinvolgimento nel gioco, con perdite economiche ingenti e sempre più frequenti e con un significativo accantonamento della vita reale per inseguire la vincita. Al pari di un dipendente da sostanze, non sono rari i casi in cui si registrano forme di astinenza molto accentuate nei giocatori ai quali il gioco stesso viene impedito, con sintomi di tipo depressivo correlati da ansia ed aggressività. Il giocatore compulsivo precipita nel disastro economico e questo può comportare la richiesta di prestiti ad usura, le frequenti menzogne in famiglia, il disinteresse per l’attività lavorativa. La dipendenza da gioco d’azzardo fa parte dei disturbi del comportamento e rientra nella categoria diagnostica dei disturbi ossessivo-compulsivi.
Chi viene maggiormente colpito? Maggiormente colpiti sono gli uomini in età giovanile ed intorno ai 40 anni, mentre per le donna la fascia d’età è compresa tra i 40 ed i 50 anni. Resta comunque ovvio che tutte le fasce d’età che hanno accesso al gioco possono andare incontro a questo rischio. Recenti indagini hanno evidenziato una crescita di tale fenomeno tra i soggetti anziani del nostro Paese.
Lo Stato cosa può fare? Se pensiamo alla problematica del gioco d’azzardo al pari di una qualunque altra dipendenza, allora lo Stato diventerebbe lo spacciatore e dovrebbe salire per primo sul banco degli imputati. Pare però impensabile intervenire a monte attraverso un’ottica proibizionista, dato che l’idea di proibire tout court le svariate forme di gioco oltre a risultare estremamente impopolare priverebbe lo Stato di ingenti risorse economiche. Inoltre, è storicamente dimostrato che politiche sociali proibizioniste altro non farebbero che aumentare i circuiti clandestini alternativi.
Come risolvere questo problema? Per quanto riguarda i giocatori compulsivi, sono stati sviluppati diversi programmi di intervento sul problema che spesso viene affrontato in vere e proprie comunità di recupero. Un altro valido aiuto è rappresentato dai gruppi di auto-aiuto (quali Giocatori Anonimi). Tali gruppi si incontrano per riconoscere di aver perso il controllo della situazione, condividere l’esperienza di impotenza nei confronti del gioco, proporsi l’astinenza dal gioco e confrontare nell’ambito del gruppo le forme di inganno ed autoinganno ancora in atto.
YB