Magazine Cultura

E allora perchè no?

Creato il 02 gennaio 2015 da Philomela997 @Philomela997

I Monologhi di Sana – Rubrica

veil_by_dina_tukhvatulina-d74ohrt

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
(Ode al giorno felice – P. Neruda)

Avevo scritto tutta un’altra roba, molto più seria, molto più impegnata.
Ma poi.
Poi.
Sciocco, maledetto romanticismo.
Come un violino che fa scale, su e giù per l’aria fredda della notte.
E io riscopro quella parte di me che ho lasciato in pausa da qualche parte, lungo la strada.
Quella dai capelli lunghi e l’aria di viandante.
Quella dai morbidi riccioli rossi e verdi occhi ingenui, a cui basta un focolare da qualche parte per essere felice.
Che si aggira su sentieri di neve, selvaggia come la lince, saggia come il lupo, calma come l’acqua del fiume, che scorre.
Quella che ama i prati smeraldo nei giorni d’inverno, che conosce ogni suono del bosco e immerge le mani nell’acqua gelida dei torrenti.
Che sente la primavera nelle dita.
E sa di qualcosa di ritrovato.
Più mio.
Come se dopo tanto tempo qualcosa si fosse destato da un lungo letargo.
E allora, mi dico, perché no?
Sentori e sentimenti maldestri camminano come incerti equilibristi su un filo d’orizzonte, dentro di me, mentre li assecondo a sprazzi.
Ma la parte gitana ha voglia di danzare alla luna, e allora perché no?
Questa, anche questa, ero, sono io.
La donna che viaggia, la donna che arriva sempre
con l’alba.
Trasformo le paure in fiori di bosco,
sorrisi macchiati di bacche vermiglie.
Meraviglie di fuoco, nella danza della ragazzina
che molto tempo fa lasciò casa.
Quella che crebbe senza guida e sempre in guardia,
cuore di bosco, coltello tra i seni.
Quella in perenne cerca.
Lascia che sciolga i capelli,
lascia, o lascia, che si scaldi al tuo fuoco.
Ha gioelli di campanelli alle caviglie,
disegni sulla pelle mentre
vortica le gonne alla fiamma del tuo fuoco,
alla luce della luna.
Terra e sale e neve,
sa di primavera, questo sguardo ritrovato.
Si scioglie, disgela, qualcosa di antico,
gocciola come una stalattite
alla tua luce.
Fuoco e luna e sole d’inverno.

Image: veil by dina-tukhvatulina


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog