Magazine Diario personale

E’ arrivato il temporale

Da Iomemestessa

E poi passa la buriana. O anche no, ma tanto è lo stesso.

Però questa, vista poi, fa pure ridere. O piangere. Che poi son facce della stessa medaglia. La Donna (ovverosia mia madre) e l’Uomo (ormai ampiamente noto alle cronache) simpatizzano, a tratti, si tollerano, spesso, si sfanculano, talora. Sullo sfanculamento, per essere sinceri, è più attiva lei di lui, ma non è questo il punto.

Talora la Donna e l’Uomo si coalizzano. Parlano di me, possibilmente in mia assenza, e traggono conclusioni. Alla cazzo, per lo più. Come dicevo altrove, mi son rotta di essere come tu mi vuoi e questo, va da sé, li sta spiazzando. Ho provato a spiegare. Ho provato a rispiegare. Ho preso atto che non capivano. O non volevano capire. Mi son rotta le palle, e ho preso a tirare dritto. Destabilizzati.

Approfittando di una mia assenza (lavorativa) hanno unito le forze e decretato che son depressa. Io. Che già solo il concetto, fa ridere.

Un depresso fatica ad alzarsi dal letto la mattina per lavarsi la faccia. Io da quando mi alzo al lavaggio faccia ho già inanellato venti altre faccende. E al mattino ho pure il metabolismo lento.

Che poi, in quel week end lavorativo, la depressa qui presente ha messo insieme: 900 km. guidati, 2 giorni di fiera, 20 bigliettini da visita portati a casa (ciascuno corrispondente ad un incontro, per un totale di dieci incontri/die, un mazzo pauroso, mentalmente e fisicamente, una grana, grossina, risolta, in qualche modo. Il tutto in poco più di 48 ore.

Torno e mi annunciano che son depressa, gli rido in faccia e tiro innanzi, illusa che fosse finita lì. Sia mai.

Sabato, in questa fetta di pianura, c’era un sole primaverile. Informo il mondo che vado a camminare. Io cammino, praticamente tutti i giorni. Se posso almeno un’ora al giorno. A passo decisamente spedito. Altra cosa nota a tutti, è che cammino con l’ipod a palla nelle orecchie.

Parto. Siccome è sabato, e son le due del pomeriggio, non mi ansio se camminerò mezz’ora o un’ora o un’ora e mezza, fiduciosa del fatto che siano, sostanzialmente, cazzi miei. Ovviamente con l’ipod sparato, col cavolo che sento il cellulare, che in effetti mi porto dietro caso mai servisse. A me. Purtuttavia, tutti sanno che sto scarpinando, e che, quando scarpino non amo essere molestata.

Rientro dopo un paio d’ore. In programma doccia e uscita con la nana. Vengo accolta da due erinni. L’Uomo e la Donna. Che stavano credo progettando di ritrovarmi attraverso Chi l’ha visto. ‘Eravamo preoccupati’ – ‘?’ -  ‘Non sapevamo più dove cercarti’ – ‘??’ ‘Non pensi a noi che ci preoccupiamo’. – -???- Guardo la Donna. ‘L’Uomo sapeva che andavo a camminare, come si evince dal mio abbigliamento (più da discarica che da regina del celebrità)’. ‘Sì, lo so, me l’ha detto. Ma noi eravamo preoccupati, lo vuoi capire o no che sei depressa?’

Dopo che ho smesso di urlare, la depressione ce l’avevano loro.


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