È iniziata il 24 a cena. Pesce, in onore del mio cinquanta per cento di corredo genetico basso laziale, quello che s’imbizzarisce e s’incazza, e che ben conoscete, che mi viene da una nonna dai ricci capelli rossi. I miei son solo ricci ma tant’è. Pesce dicevamo. E vino bianco, parecchio. Poi tutti a casa a preparare la coreografia per la nana e la tavola per il giorno dopo.
Già. 25 tutti da noi, come da qualche anno. Pranzo vecchio Piemonte, in onore al restante cinquanta per cento. Una roba da stincare un reggimento. Che i pranzi vecchio Piemonte, sapevatelo, sono l’incubo di ogni fegato in attività. Antipasti misti, vitello tonnato, salumi come se non ci fosse un domani. Agnolotti al sugo d’arrosto (agnolotti, non ravioli, grazie). Coniglio in umido. Cardi in bagna cauda di contorno. Peperonata. Panettone con crema al mascarpone. Per buttare giù il tutto un nebbiolo da 14.5 (seee uno), Brachetto d’Acqui. Grappa. Benedetta da tutti. Ha fatto eccezione la minore che ha mangiato come un camionista e digerito tutto senza manco l’ausilio della grappa. Lei ha reclamato la cena. A me faceva nausea solo guardarla.
26 a mezzodì tutti a casa della suocera per il festeggiamento alla veneta. Faccio solo polenta e seppie. I convenuti al pranzo di Natale le han creduto. E hadetto la verità. Solo non ha precisato in che quantità. D’altronde nessuno glielo aveva chiesto ha giustamente chiarito lei.
26 a cena, smazzamento avanzi natalizi con cognata e compagno. Gli avanzi erano pochi ma spessi, per tacer del vino. Un nebbiolo e un barbaresco. Più il moscato.
Da domani il grande gelo. Non dovremmo accorgercene, avendo in corpo calorie per due vite.
in questo momento vi scrivo con una vaga mappazza sullo stomaco. Cotechino e nebbiolo stanno dialogando. Sono un po’ provata.
L’uomo sta cercando uno Jagermeister. Gli ho detto che nella seconda anta a destra in cucina c’è l’idraulico liquido. Mi pare più adatto.