Magazine Famiglia
Nuovi progetti, nuovi propositi, nuove ansie, nuove gioie...insomma la solita solfa di ogni inizio anno, tra servizi al Tg da Times Square e oroscopi inutili.
E poi le fabbriche riaprono, il rientro, la crisi, le starlette cosa hanno fatto l'ultimo..., un mondo che come una ruota si ripete fino alla nausea, girando e girando su se stesso senza neanche cambiare direzione.
Ma qualcosa nelle vacanze natalizie è successo, almeno nella famiglia democratica e progressista - e totalmente 'smarronata' - che mi circonda.
Alcune chicche.
1- Un regalo non lo si rifiuta a nessuno.
Abbiamo passato il Natale in Alto Adige, con gli amici di sempre, quelli veri, tra sciate, malesseri vari, nevicate epocali e deliri di tipica marca italiota. Una settimana bellissima che ha divertito in particolare i bambini che si sono scatenati tra sciate - con maestri che parlavano come Messner! - serate con figli di amici gentili e molto affettuosi, kaiserschmarren e tutti i salumi rigorosamente affumicati e Babbo Natale che ha distribuito tra la montagna, Milano e altri siti i numerosi regali.
Ma tra tutto - bisogna dirlo - svetta Andrea, il principe ereditario, che il giorno di Natale ha superato se stesso.
Una premessa. Ho sempre avuto un gran rispetto della genetica, dell'asse ereditario, delle somiglianze tra gentiri e figli, sia fisiche, sia chimiche-biologiche, sia comportamentali. Ma oggi ho la conferma inequivocabile che tutto ciò è scienza assoluta, incontrovertibile e scolpita sul granito.
Dicevamo, giorno di Natale, giornata brutta di pioggia mista a neve, in attesa della grande nevicata che avrebbe messo in ginocchio tutto il comprensorio dolomitico.
Gli Squali aprono i regali, eccitati, come sempre, con gli occhi che brillano di felicità e che ti fanno sentire assolutamente in pace con te stesso e in una sorta di nirvana. Il giorno di Natale per i genitori è una forza propulsiva che li fa andare avanti per tutto l'anno a venire, fino al seguente Natale, quando tutto si rinnova.
Alla fine del teatrino, Andrea tira fuori una busta. E ce la consegna.
Una busta recuperata da qualche gioco, di stagnola, accompagnata da un biglietto di auguri. È tutto agitato, saltella sul posto e freme dalla voglia di farcelo vedere.
Io apro, con tutti i cerimoniali del caso, lentamente.
E...scuoto la busta, ci infilo dentro la mano... e...non c'era dentro nulla!!! Lui mi guarda, delusissimo, controlla e in lacrime mi dice che aveva forse sbagliato busta o che si era dimenticato di mettere il regalo (che poi a Milano abbiamo ricevuto, un disegno di non so quale mostro...).
Ecco la prova provata che questo piccolo uomo è mio figlio.
2- Piccoli saggi crescono.
Pranzo di fine anno, Milano, salotto di casa. Una bellissima serata, poi completata da un film e dallo scambio di auguri all'ora fatidica.
Mentre si cena come spesso capita, Bianca si agita, fa caos, e io la rimbrotto di non combinare guai.
A un certo punto mi guarda e mi sputa addosso:
- Rassegnati papà, i figli sono figli...cosa credi?
Le scoppio a ridere in faccia e la abbraccio. Bianca è un fenomeno e ormai non la tiene più nessuno.
3- Sceneggiata napolitana in salsa milanese.
Mattina di Capodanno. Milano.
Andrea come tutti gli anni fa la sua festa di compleanno - che cade a metà dicembre - con alcuni suoi amici che hanno i compleanni nello stesso periodo. Un unico festone per quattro bambini. E in quell'occasione ognuno compra un regalo che vuole e gli altri contribuiscono all'acquisto. Un formula che funziona e che evita doppioni, regali inutili e sprechi di denaro.
La faccio breve. Arriviamo al compromesso di acquistare un Lego Star Wars molto grande e molto costoso, che Andrea vuole da anni. Se si può, voglio sempre esaudire i desideri dei miei figli, evitando che crescano con qualche ansia inutile, visto che altre non riuscirò mai a intercettare e a eliminare. Ripeto, tutto nella consapevolezza, nel rispetto dei soldi e senza dare messaggi sbagliati.
Faccio l'ordine online del gioco. Lui è visibilmente scosso dal fatto che gliel'ho acquistato, non se l'aspettava. Continua a ripetere che sono tanti soldi, che non sa, che grazie, papà, ecc ecc...
A un certo punto in lacrime si avvicina. Io avevo già dimenticato tutto.
Mi allunga una mano, chiusa a pugno, fissandomi negli occhi. La apre e mi mostra un po' di monete assortite e mi sussurra:
- Tieni papà, così ti aiuto.
Io lo guardo e per evitare che si accorga che anche i miei occhi stavano ormai diventando due emuli del Vajont, lo prendo in braccio e lo abbraccio forte e gli sussurro all'orecchio che non è necessario, che se si fanno degli acquisti vuol dire che si possono fare, sennò non si fanno. Punto.
È un momento di fusione assoluta tra mio figlio e io. È un attimo in cui diventiamo una cosa sola, perfetta.
Poi il mal di schiena mi ricorda di farlo scendere e lui, felice come non mai, sgambetta stringendo il suo gruzzolo sano e salvo.
Buon 2014 a tutti!
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