agitazione totale, nel mondo, noi qui a parlare dei casini del maggiordomo del papa;
sull’ultimo numero settembrino del settimanale “Internazionale” accanto al ghigno di Hugo “il venezuelano” dominava il titolo “Traditi da Chavez” che proprio non mi è piaciuto.
Sebbene all’interno si parlasse ampiamente dello schieramento degli indecisi, il sapore che la lettura ha lasciato in bocca era di un’amara critica alle mancate riforme del presidente.
Pochi riferimenti al successo della “Missione Alloggio” che ha dato delle case vere a gente che non aveva dove dormire, alla socializzazione di industrie alimentari che ora sfamano tutti, al calo del 21% di povertà in 10 anni di governo.
Le elezioni del 7 Ottobre sono di incredibile importanza perchè il Venezuela è ad oggi l’unico paese socialista che ha resistito con successo alle pressioni (anche militari) del modello liberista; se vince Chavez, si potrà sul serio capire se tale modello possa dare i suoi frutti con le dovute riforme, se vince Capriles, la parte borghese del paese avrà respiro e gli “investimenti” (ingerenze) stranieri torneranno nel Paese.
Invece di parlare degli indecisi, la redazione diretta da Giovanni de Mauro potrebbe fare un bel dossier su che cosa è e che cosa è stata l’esperienza di Chavez in Venezuela, non omettendo le vergognose responsabilità delle potenze occidentali sul fallito colpo di stato del 2002 ed in quel caso evidenziando pro e contro dei suoi 11 anni di governo.
ed in Iran? l’AFP ha scritto qualche giorno fa in merito al crollo del valore della moneta iraniana che “il Presidente cerca di distogliere l’attenzione dalle politiche economiche poco efficaci adottate in questi mesi nel paese, sotto il suo controllo”… ma con quale coraggio si nascondono ancora dietro un dito? Con la scusa del problema nucleare, l’Iran è praticamente sotto embargo economico da 6 anni, le carenze della ex-Persia sono anche una nostra responsabilità.
Massimo Fini scriveva qualche settimana fa “l’Iran nella visione occidentale, non si capisce bene perché, è il capostipite dell’asse del male, semplicemente perché è un modo diverso, un mondo diverso, c’è una teocrazia che non è una democrazia, ma non è neanche una dittatura”.
questi sono i giornali che ogni giorno io dovrei comprare in edicola, leggera in homepage sul portatile?
ma davvero, chi ci crediamo di essere noi, per andare a ficcare il naso nei fatti altrui con gli osservatori ONU dappertutto, a Caracas, a Teheran, ora anche a Sahel, quando il nostro modello economico, quello sociale, quello culturale, tutta roba che da anni vogliamo propinare all’intero pianeta, sta mietendo vittime anche a casa nostra?
E’ colpa mia se siamo diventati indifferenti,
più poveri più tristi e meno intelligenti,
E’colpa mia
che non mi curo delle tue speranze,
forse perché delle idee non so più che farne.
[Il Teatro degli Orrori]