Magazine Diario personale
A 2'45" c'è il succo di tutto quello che mi accingo a scrivere e che ancora non so dove mi porterà. In realtà volevo scrivere un post che parlasse di un post che avrebbe parlato di un post che non scriverò mai. Ma ora grazie a lei, la persona praticamente perfetta, ho un nuovo spunto.
Molto spesso uno decide consciamente o inconsciamente di essere importante per un'altra persona verso cui nutre affetto. Ed è molto facile attribuirsi nei confronti dell'altro un ruolo che forse non è necessario, in cui il "giudizio" prende il sopravvento sui più semplici affetto e comprensione. E così si giudica il proprio amico, prendendo per lui delle decisioni ed esigendo che le rispetti, sorprendendoti quando non avviene, magari bollandolo come stupido o debole.
In realtà, non ci si può che limitare ad osservare, e consigliare secondo le proprie esperienze, in qualche maniera alleggerendolo del fardello della scelta, magari offrendogli un punto di vista alternativo, più distaccato, che gli faccia vedere come la scelta che ha di fronte non è che un puntino, piccolissimo, all'interno del suo percorso naturale di crescita.
Questo è forse il massimo servizio che gli si possa rendere.
Sì, parlo di servizio: porsi come uno "strumento" nelle mani dell'altra persona. Strumento, perché ognuno di noi ha un ruolo nella vita di chi incrocia. A volte marginale, a volte molto importante. Ma, detto questo, per definizione siamo degli strumenti. Il ruolo (ahimè per qualcuno) non dev'essere necessariamente di protagonista nella vita dell'altro!
Per un narcisista, ma anche per tanti altri (protagonismo, esibizionismo e tante altre devianze), questa può suonare come una bestemmia. Eppure sì, si può NON essere sempre protagonisti della vita degli altri, ma - con il massimo dell'affetto - aiutare una persona in un momento delicato della sua vita, per poi naturalmente allontanarsi. Aiutare non significa porsi al suo servizio 24h su 24h, significa semplicemente assecondare ciò che è giusto che sia, dando il massimo all'altro (in termini di ascolto per esempio) nei momenti in cui si è vicini.
Spesso l'amicizia non è pers empre. Come tante persone sono state fondamentali nella nostra vita in un ben delimitato periodo, anche noi possiamo essere importanti per gli altri come semplici "strumenti" in un periodo delicato.
Questa parola non piace quasi mai. Ma tante persone emergono nella nostra vita per un preciso motivo.
Anche nel caso più negativo, di un'amicizia tradita, un amore rubato, di delusione in genere, si può vedere la persona che ha provocato questo sentimento come utile a conoscere, fare esperienza, maturare (purché non significhi irrigidire la propria anima e il proprio cuore per difendersi. Ma forse anche in quel caso!) verso quella che sarà la nostra crescita interiore che ci porterà in futuro ad essere ciò che di bello saremo. Allora guarderemo indietro e - dopo aver sorriso - daremo la giusta importanza a quell'evento e a quella persona. (Quanto diventa piccola ogni delusione quando la si ricorda a distanza di anni?)
Forse sono troppo ottimista in questa considerazione.
E perché no? mi viene da rispondere. E' il pessimismo la Verità?
Tornando al video, Mary non è che uno strumento, è pronta a cedere il suo "potere" sui bambini a papà Banks, perché è giusto così. Perde il suo ruolo di protagonista, ma asseconda invece il ruolo di tata, aiutante e strumento verso la realizzazione di quella famiglia. Per me è un messaggio favoloso. Non è indolore questo passaggio, in fondo anche Mary è egocentrica, esibizionista e narcisa. Ma soprattutto riconosce di essere un ingranaggio (vedi qualche post più indietro) nel compimento del tutto (quest'ultima frase è forte, chissà chi mi segue).
Pilvio.
Ps
La "persona praticamente perfetta" non è Mary Poppins, è Julie Andrews. Chiaramente.
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