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È deceduta ieri alla veneranda età di 120 anni la circumvesuviana

Creato il 30 settembre 2011 da Ciro_pastore

È DECEDUTA IERI ALLA VENERANDA ETÀ DI 120 ANNI LA CIRCUMVESUVIANA

Come sempre, anche quando a lasciarci è una vecchissima parente, la naturale dipartita di una persona cara ci riempie di dolore e ci lascia costernati, a volte increduli. In questo caso, razionalmente eravamo preparati ad una dipartita annunciata, ma in ogni caso la notizia ci ha colti impreparati, gettando molti di noi nel più profondo sconforto. La Circumvesuviana era per noi, suoi inconsolabili orfani, una “vecchietta ancora arzilla”. Una di quelle vecchiette che fino al giorno prima della loro morte ci deliziano con la loro insolita ed inspiegabile vitalità. Tutto ci lasciava credere che fosse dotata di una innaturale immortalità. Molti di noi, pur consci dei numerosi acciacchi che negli ultimi anni l’avevano fortemente debilitata, pensavano a lei come ad un’immarcescibile highlander, sempre pronta a riprendersi da ogni sanguinosa lotta. Eppure, nella sua vita ultracentenaria, ne aveva viste di situazioni pericolose, quasi mortali. Pensate che era nata nel 1890 quando questo paese era governato dalla Monarchia Sabauda e Presidente del Consiglio era Francesco Crispi, un siciliano dai grandi baffi che venne a morire proprio a Napoli nel 1901. La vecchia nobildonna Circumvesuviana era passata quasi indenne attraverso eruzioni del Vesuvio e due guerre mondiali. Era perfino riuscita a sopravvivere alla stagione di Mani Pulite, ma non ha resistito a dieci anni di governo regionale. Perfino una vegliarda dalla pellaccia dura come lei, alla fine ha dovuto arrendersi ai continui attacchi virali alla sua già traballante salute, che pure sembrava inossidabile come l’acciaio. Invece no, la spietata Signora con la Falce ha reciso anche le sue ormai instabili membra ed ha restituito polvere alla polvere.
Colgo l’occasione di questo informale e non ufficiale coccodrillo, per lasciarmi accarezzare dal tenero pensiero che, alla fine, la dolce vecchina si sia arresa ed abbia preferito lasciarci quando era ancora capace di intendere. Capiva ancora cosa le succedeva intorno, anche se da molto aveva perso la possibilità di “volere”. Era una vecchia saggia che, però, oramai veniva ascoltata con insofferenza dai suoi “tutori legali”. Era da anni che molti di loro ne attendevano, con malcelata ansia, la definitiva dipartita, pronti come sono da tempo a raccogliere l’ormai consunta, ma ancora polposa, eredità. Certo, negli anni Lei era stata munifica e prodiga proprio con chi ha dimostrato di tirarle i piedi. Ma si sa, fai bene e scuorde.
La vecchia lascia affranti, sconsolati - e forse smarriti - ben 1600 orfani (con annesse famiglie) che poco sanno del futuro che li attende e, soprattutto, poco sperano in esso. Il futuro per definizione è incerto, ma oggi appare decisamente indecifrabile. La nuova casa nella quale, d’ora in avanti, saremo costretti a vivere appare più un rifugio provvisorio che una nuova accogliente e duratura sistemazione. I “tutori legali” si affannano a convincerci che il futuro è roseo e che la casa comune nella quale ci hanno obbligati a sistemarci, presto “rinascerà più bella e più superba che pria”(vedi l’intervista al Tutor Capo http://www.julienews.it/notizia/cronaca/eav-parte-la-procedura-di-fusione-delle-aziende/88248_cronaca_2.html )
La verità è che questo accasamento è sicuramente provvisorio. Le tre aziende, suoi eredi naturali, saranno invitate ad accomodarsi in un solo grande “stanzone”, che non sarà certamente la sistemazione definitiva. Presto, infatti, saremo costretti ad abbandonare beni ed affetti, accumulati con il duro lavoro di generazioni di lavoratori. Il presumibile futuro ci vedrà separati con la logica dei buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Il padrone di casa, infatti, intende invitare a vivere nell’attico panoramico, che ha predisposto per sé, solo una piccola parte di noi, forse solo quelli più funzionali alle proprie logiche. E la moltitudine dei diseredati? Beh, per quelli non resta che accettare silenziosamente di accomodarsi nel sottoscala, come umili catacombali.
Ciro Pastore – Il Signore delle Catacombe
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