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E di nuovo si fa sera

Da Nuvolesparsetraledita

E di nuovo si fa sera

E di nuovo si fa sera mentre la calura si calma: quello che prima ti opprimeva e ti sfiancava ora diviene tepore appena appena greve sulle gambe, sulla schiena, sul volto ancora un po’ sudato.

Di  nuovo vorresti andar via: ti opprime e ti sfianca quella litania di frasi, quella collana lunga di parole tutte uguali, con lo stesso senso perciò prive di senso; il tepore greve delle consuetudini che ti hanno a volte rassicurata ora si fa stanchezza e segna il volto un po’ sudato.

Non cedere, però, non cedere al vento che ti smuove, ti sposta, ti solleva; non cedere alla neve che ti ghiaccia anche se all’ombra la calura è la padrona. Fatti albero ancora una volta, spingi a terra le radici, sempre più in profondo; fatti uccello che canta anche se ha paura, fatti fiore che non può far altro che fiorire.

Ci sarà la montagna, da domani, la frescura lieta delle cime, i sassi che segnano il cammino e non lasciano che tu ti perda: non avrai ombre domani, neppure verso sera.

Sarai già andata via, lontana dalla calura e dalla litania.

E di nuovo si fa sera
Esempi

Anima, sii come il pino:
che tutto l’inverno distende
nella bianca aria vuota
le sue braccia fiorenti
e non cede, non cede,
nemmeno se il vento,
recandogli da tutti i boschi
il suono di tutte le foglie cadute,
gli sussurra parole d’abbandono;
nemmeno se la neve,
gravandolo con tutto il peso
del suo freddo candore,
immolla le fronde e le trae
violentemente
verso il nero suolo.

Anima, sii come il pino:
e poi arriverà la primavera
e tu la sentirai venire da lontano,
col gemito di tutti i rami nudi
che soffriranno, per rinverdire.
Ma nei tuoi rami vivi
la divina primavera avrà la voce
di tutti i più canori uccelli
ed ai tuoi piedi fiorirà di primule
e di giacinti azzurri
la zolla a cui t’aggrappi
nei giorni della pace
come nei giorni del pianto.

Anima, sii come la montagna:
che quando tutta la valle
è un grande lago di viola
e i tocchi delle campane vi affiorano
come bianche ninfee di suono,
lei sola, in alto, si tende
ad un muto colloquio col sole.
La fascia l’ombra
sempre più da presso
e pare, intorno alla nivea fronte,
una capigliatura greve
che la rovesci,
che la trattenga
dal balzare aerea
verso il suo amore.

Ma l’amore del sole
appassionatamente la cinge
d’uno splendore supremo,
appassionatamente bacia
con i suoi raggi le nubi
che salgono da lei.
Salgono libere, lente
svincolate dall’ombra,
sovrane
al di là d’ogni tenebra,
come pensieri dell’anima eterna
verso l’eterna luce.


Archiviato in:DIARIO, riflessioni Tagged: alberi, Antonia Pozzi, Esempi, montagna, sera, Van Gogh

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