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E fohi e i pomodori

Creato il 26 giugno 2014 da Federbernardini53 @FedeBernardini

E fohi e i pomodori

Di Sonia Maioli   Si vede che stare in macchina ispira.

La sete mi attanagliava, ieri sera, ero in coda, mezza Firenze in giro per il rientro dopo aver visto i “Fohi di San Giovanni”.

Ripensavo all’acqua, leggermente frizzante, fresca nonostante tutto, bevuta per vuotare la bottiglia da gettare subito dopo.

Sul sedile accanto, la borsa con quel che resta delle cibarie, un contenitore con pomodori datterini.

I blocchi di ghiaccio sintetico li hanno conservati freschi e croccanti.

C’è il tempo per aprire borsa e contenitore, la coda è immobile, comincio così a mangiare il primo, dolce fresco, dissetante.

Ricordi, come sempre accade.

La mente vola, la coda staziona, sola in macchina, che altro posso fare?

Era un’estate caldissima e io e Marco avevamo accettato di stare su una postazione di controllo durante una gara ciclistica.

Forse gli organizzatori si erano dimenticati di noi, la poca acqua, ormai calda, era finita.

Bastò un’occhiata, cogliemmo i pomodori nel capo vicino, li mangiammo avidamente.

Fu la salvezza.

Quante volte ho visto i fohi (non mi sono dimenticata la c, a Firenze si pronuncia così).

Nelle situazioni più diverse, in tempi diversi, ma la sensazione di comunanza, di condivisione è sempre stata la stessa.

Feste organizzate, con cena prima e dopo l’evento, serate romantiche in angolini appartati che poi diventavano affollatissimi, imbarazzantemente, all’improvviso.

Ieri sera è stata sicuramente la più bella.

Si dice che i fohi dell’anno prima erano più belli, polemica, evidentemente fiorentina, ma per la compagnia e il cibo condiviso, devo dire, lo è stata. La preparazione dell’acqua di San Giovanni, che fa andare via tutti i malanni, è stata forse il clou.

Molti di noi avevano portato fiori raccolti al mattino, di tutti i tipi, di campo, sofisticati, erbe aromatiche.

Qualcuno, volenterosissimo, aveva addirittura preso l’acqua a una sorgente, lontana parecchio dalla città.

Rito pagano, come accendere il falò.

Immersi i fiori nell’acqua, lasciati lì a prendere l’influsso dei fohi, dividersela, spruzzarsela reciprocamente addosso, aspergersi ogni parte scoperta del corpo, alla fine disperdere i fiori nell’Arno, che tutto purifica e porta al mare.

Si ritrova la voglia di ridere, di stare insieme, giocare, inventare codici che siano solo nostri, o almeno così ci pare.

Condividere, senza tensioni, rivalità, competizione.

Grazie Amici da poco trovati e ritrovati!



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