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E' giusto imparare una seconda lingua? E quando?

Da Sfollicolatamente

Vi devo fare una confessione. Sono la mamma di una bambina bilingue, e quindi sono di parte su tutta questa faccenda dell’insegnare tante lingue ai bambini. Ebbene si, come ormai tanti genitori al giorno d’oggi, io credo che crescere in un ambiente multilingue sia uno dei doni più preziosi che un bambino possa ricevere dai propri genitori. Credo che un bambino che parla più di una lingua sia un bambino particolarmente ricco. Ricco di cuore e di mente, perchè il plurilinguismo porta con se tolleranza, flessibilità, creatività, riflessività e tante opportunità di crescita sia emotiva e sociale, che cognitiva.
Però ora vi faccio un’altra confessione. Anche se sono sempre stata entusiasta all’idea di crescere un bambino bilingue, i miei dubbi li ho avuti pure io. C’era quella vocina nella mia mente che mi diceva: Ma sei sicura? Ma può essere che insegnare due lingue crei confusione a questi poveri bambini? E se poi rimangono indietro con la loro lingua madre? Non sarà che, cosi facendo, poi imparano tutto poco e male? In poche parole: non sarà che chiediamo troppo a questi bambini? La risposta è no: non solo insegnare una seconda (o terza o quarta o quinta!) lingua non crea problemi allo sviluppo dei bambini, non li affatica, e non li farà rimanere indietro con il loro percorso scolastico, ma anzi, insegnare loro le lingue darà loro una marcia in più, proprio a scuola, con i compagni, e in generale nelle loro interazioni sociali. E vi dirò di più, non solo parlare tante lingue facilita lo sviluppo sociale, ma anche quello cognitivo, ovvero la capacità di un bambino di risolvere problemi, di concentrarsi, di apprendere...in una parola sola: di pensare. Questi sono tutti fatti assodati, confermati dalla ricerca psicolinguistica, e anche dalla prassi quotidiana e dall’osservazione di migliaia di bambini bilingue in tutto il mondo. Perchè tra l’altro, nel mondo i bambini che, per i più disparati contesti socio-culturali, parlano più di una lingua sono tanti, tantissimi. Ma procediamo con ordine.
Imparare una lingua non richiede uno sforzo cognitivo superiore alla capacità di un bambino, e comunque imparare una lingua non toglie risorse allo sviluppo cognitive in generale. Ormai c’è largo consenso da parte degli esperti sul fatto che il cervello dei bambini sia perfettamente in grado di ‘gestire’ più lingue simultaneamente. Anzi, è proprio nei primi anni di vita che il nostro cervello possiede la massima ricettività. Potrei citarvi decine di studi a proposito, ma credo che questo video della serie TED Talks lo spieghi in modo sintetico e accattivante.

E se proprio siete gente di poche parole, questo grafico vi mostra il contenuto del video, mostrandovi come la capacità di acquisire una seconda lingua sia al suo massimo fino ai 7 anni, per poi decadere piano piano, fino ad essere bassissima dopo l’adolescenza.
E' giusto imparare una seconda lingua? E quando?
Il bilinguismo infantile è quindi diverso dall’apprendimento di una seconda lingua in età adulta: è un processo spontaneo, che avviene senza sforzo, come imparare a dire ‘mamma’ o come imparare a camminare (ok, magari non ci si riesce subito, magari serve un po’ di pratica, è magari a volte può essere un po’ frustrante, ma niente è gratis a questo mondo, no?). Inoltre, più presto iniziamo ad imparare una lingua, più sarà facile distinguere tratti significativi quali la fonetica e il ritmo propri di una lingua rispetto ad un’altra . Vi siete mai chiesti perchè sia cosi’ difficile pronunciare la th in inglese? Oppure perchè nonostante lo abbiate studiato tanto, quando lo parlate non avete l’intonazione di un inglese vero? Ecco, il motivo è che l’avete cominciato a studiare troppo tardi.
Ma veniamo ai vantaggi del saper parlare più di una lingua. Non serve che vi dica che un bambino che parla, per esempio, l’inglese, sarà poi facilitato a scuola e anche nel mondo lavorativo. Non serve che vi dica che potrà estendere la propria rete sociale, che potrà interagire con persone da tutto il mondo, e che tutto ciò contribuirà ad aumentare la sua autostima. Non serve che vi dica che parlare più di una lingua gli darà l’opportunità di conoscere culture da ogni dove, e che partirà per l’Erasmus e poi si sposerà all’estero e vi lascerà con il cuore spezzato ma pieno di orgoglio mammesco (io ho fatto proprio cosi, e vi giuro che mia mamma è sopravissuta). Non serve che vi dica tutto questo perchè penso sia abbastanza ovvio.
Quello che forse è un po’ meno ovvio è che parlare più di una lingua ha degli effetti benefici sul nostro cervello, perchè rende la nostra mente più agile e ricettiva. È ormai dimostrato che le persone bilingui sono più veloci nel prendere decisioni, più brave nel multitasking, e sanno concentrarsi meglio . Questo perchè fin da piccole hanno imparato a gestire due lingue, e quindi a concentrarsi su un codice piuttosto che un altro, evitando le distrazioni e focalizzando l’attenzione in modo selettivo. Questa capacità ha un effetto a cascata su tante altre capacità e situazioni che richiedono la gestione di molteplici input. Per esempio, è stato dimostrato che durante la guida dell’auto, i bilingui sanno concentrarsi meglio anche in presenza di distrazioni. Pare inoltre che questa maggiore flessibilità mentale perduri nel tempo, e che il bilinguismo precoce sia correlato ad una minore o ritardata incidenza di demenza senile. Un po’ come quando la vostra nonna vi diceva che fare le parole crociate le teneva la mente allenata. O come il Sudoku. Solo che il bilinguismo vi consente di allenare la mente comunicando con la gente e socializzando. Non male, vero?
E poi c’è anche il fatto, dimostrato pure quello, che chi parla bene una lingua ha maggiori capacità metalinguistiche, cioè una maggiore sensibilità e consapevolezza linguistica a livello formale, ovvero a livello delle regole che la compongono. Per cui, se chiedete ad un bambino monolingue che cosa c’è di sbagliato nella frase ‘Il gatto abbaia’, lui vi risponderà che è sbagliata e basta, mentre un bambino bilingue vi dirà che è solo il contenuto della frase ad essere assurdo, mentre la frase in se è formalmente corretta. Infine, questa capacità di riflettere sulla struttura e il funzionamento di una lingua è anche una risorsa importante quando si impara a leggere e a scrivere, sia nella propria lingua che in quella straniera.
C’è da dire, comunque, che questi vantaggi dipendono da quanto e come un bambino viene esposto alla seconda lingua. Più opportunità si hanno di interagire nella lingua straniera, più si avrà facilità nell’apprenderla. Inoltre, più il contesto in cui si parla la lingua è naturale e spontaneo, maggiore sarà la motivazione ad apprenderla. Nel caso dei bambini, è importante che l’apprendimento avvenga in un contesto nel quale il bambino si sente sicuro di se' stesso e a proprio agio, per permettergli di lanciarsi in questa avventura senza timore di essere giudicato o di sbagliare. Perchè se comunicare vuol dire mettersi in gioco, allora che il gioco abbia inizio!
Bibliografia

  • Abdelilah Bauer, B. Il bambino bilingue. Crescere parlando più di una lingua. Cortina Raffaello, 2008
  • Bialystok, E. e Hakuta, K, In Other Words: The Science and Psychology Of Second-language Acquisition, 1994, Basic Books
  • Byers-Heinlein et al. The Roots of Bilingualism in Newborns. Psychological Science, 2010
  • Deshays, E., Come favorire il bilinguismo nei bambini Edizioni Red!, 2003

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