Magazine Diario personale
Ne salvò tantissime di specie animali, tranne i dinosauri, perché a “Quello che è Quello che lui è” evidentemente gli stavano sul culo, i dinosauri. O magari pure l’Infallibile è fallibile, nonostante abbia la nomea di essere “il Tale che sa che lui è il Tale”.
Chissà se “Egli che sa che Egli è se stesso sempre lui medesimo” nella sua particolarmente onnisciente Onniscienza, sapesse già da allora che tutte le forme camaleontiche che può assumere la bestia umana sono molte di più di quelle che furono imbarcate sulla tinozza del barcarolo che andava contro corrente.
Che c’era pure il camaleonte sull’arca della fratellanza a oltranza in transumanza per riempir la panza.
E sul guscio di noce in balia dei marosi astiosi, tra uno sballottio e uno sciabordio, tra uno sbattimento e uno sboccamento, il camaleonte deve averla data una passata di lingua lunga tra le cosce a una figlia di Noè.
E magari, chi lo sa, la saliva del camaleonte contiene sperma compatibile con la passera delle figlie di Eva.
Perché in ogni momento della storia (quella con la esse piccola, quella della piccola commedia dei piccoli scimmiotti – che c’erano pure le scimmie sull’arca di capitan Nostromo) l’uomo è sempre stato particolarmente bravo a dar voce con lingua biforcuta (che c’era pure il serpente sul gommone della Protezione Divina) ai suoi pensieri rancidi.
Fatto sta che oggi, nelle mie solite frequentazioni, sento le lumachine e i rospi (che c’erano pure le lumachine, i rospi, i vermi e i lombrichi sul ferry boat del barbonazzo patriarcale) che mettono le antennine fuori dal fango.Cominciano a strisciare fuori, sbucando dal terreno grasso d’escrementi, come talponi giganti (e ci imbarchiamo pure le talpe, cieche e un poco sorde).
Fanno battute come le iene ridens (pure le iene c’erano oh!, che ci ha dato dentro a leccate di figa il camaleontone divino, anche lui creatura del Tipo che sa che lui è il Tipo che sa – e statene certi che la sa lunga il Tipo), e se la ridono dandosi pacche sulle spalle.
Con occhiolini d'intesa, sorrisi furbetti, che loro la sanno lunga su come va il mondo.
Cominciano a farsi farfalloni coraggiosi quei cuor di leone che fino all’altro ieri eran bruchi con il cazzetto da cappone (ma quanto mi sarebbe piaciuto slinguarmi la figlia di Noè almeno un decimo di come se la pennellò il camaleonte!)!
Adesso tutti buoni a fare battute sul Nano Arkoriano, a irriderlo, a schernirlo.Tutti belli con le facce da culo a prendere le distanze dal puttaniere.Com’è che per tre lustri l’hanno votato in milioni di camaleonti?!Magari senza mai nominarlo, limitandosi a equilibrate frasi a pappagallo (dentro pure i pappagalli!).
Soltanto ieri ha annunciato che si dimette.Vuoi vedere che da domani non trovo più in giro un berlusconiano neanche a pagarlo a peso d’oro?
(e il gallo cedrone farà in tempo a cantare trecentotrentatre volte)
Tu, sì dico a te , a Tu che sai che Tu sei Tu (oh, per essere Verità e Verbo, hai un concetto un po’ sofistico e tutto tuo del parlare chiaro!) tu che sei uno che notoriamente gli piace parlare schietto e ardente, pane al pane e incul’assorreta.
Tu, che sei pratico di pantomime, bestialità, bestiari e zoo galleggianti…
Ma secondo Te… ops, sorry, Primo Te, che ne pensi se io provo a vederla così:
Vuoi vedere che è proprio lo struzzo a fare coccodè?Quelli che fino a ieri facevano gli stronzi e ora cagano l’ovetto.
Che i figli di mignotta perdono il pelo, ma non il vizio.
Porco Anubi!(che c’erano pure i maialini e i cagnolini sullo zatterone del Gran Camaleonte che ci fece a sua opportunità d’immagine e convenienza)
K.
Nota a zerbino di pagina
La partecipazione del Dio Trasformista, è un doveroso omaggio al leader dell'Unione dei Democratici Cristiani, che da coerente propugnatore della dignità da restituire alla Politica, ci ha messo un istante ad accogliere nel proprio schieramento una soubrette, la quale, come una pantegana col culo rifatto, ha subito trovato un nuovo buchetto accogliente nel quale ficcarsi, abbandonando lo yacht che affonda.
Quando gli stronzi vengono a galla non bisogna tenere d'occhio gli stronzi, ma chi li raccoglie col retino, e se li prende a bordo. Anche se si atteggiano a bignè, continuano a odorare di merda: basta avere naso, e usarlo.
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