Ma il MòViMento a 5 Svastiche non era un movimento di sinistra???
Grillo sogna la leadership dei movimenti antitasse. Partendo dal Veneto. Proprio come fece la Lega
(di Vittorio Malagutti e Andrea Palladino - l'Espresso)
È bastata una telefonata. «Ho chiamato Casaleggio e ci siamo trovati d'accordo su tutto». Massimo Colomban ha raccontato così il suo incontro col leader Cinquestelle. Un'intesa politica che è diventata alleanza strategica. Di più: è nata una lobby capace di portare le sue proposte dritte in Parlamento. Tutto nel nome della comune battaglia contro il Fisco iniquo che opprime il cittadino, contro la politica arraffona e la burocrazia che soffoca le imprese.
Colomban vuol dire Confapri, che sta per Confederazione delle attività produttive italiane per il Rinascimento italiano. L'insegna pare un filo ambiziosa, ma forse è solo un'impressione. Tutto è possibile se la neonata confederazione ha l'appoggio, come afferma nel proprio sito web, di "gruppi associazioni e movimenti in rappresentanza dei milioni di italiani che intraprendono".
Per la verità, incontri e conferenze promossi da Confapri hanno fin qui visto la partecipazione di qualche centinaio, a volte poche decine, di sostenitori. Colomban, però, è un tipo che ci sa fare con le pubbliche relazioni, per non parlare del suo compagno d'avventura Arturo Artom, l'altro promotore di Confapri. Artom è il classico inaffondabile, meglio di un tappo di sughero. Nel corso di una ventennale carriera ha cambiato cavallo un'infinità di volte, con risultati a volte inversamente proporzionali alle proprie ambizioni, ma sempre accompagnato da un codazzo di articoli benedicenti. E allora basta qualche dichiarazione ai giornali e una serie di comparsate nei talk show televisivi per creare il personaggio Colomban, combattente senza macchia e senza paura contro la casta che ci soffoca, militante a tempo pieno per la liberazione degli imprenditori oppressi dalla burocrazia. Questi sono temi molto cari anche ai Cinquestelle. E infatti proprio su queste basi è nata l'alleanza tra il movimento politico e la neonata confederazione di imprenditori.
Funziona così: Confapri dispone e i grillini portano in Parlamento. «Il programma è semplice, non l'ho fatto io, l'hanno fatto i piccoli imprenditori, che io vedrò domani mattina qui a Treviso», è l'annuncio dal palco di Treviso fatto da Grillo lo scorso maggio, durante la campagna elettorale per le elezioni comunali. Un mese prima dal suo blog l'ex comico aveva annunciato un primo pacchetto di proposte di legge in campo economico: via l'Irap, la tassa bestia nera dei piccoli imprenditori. E poi: pagamento immediato dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione (per saldare il debito Colomban aveva chiesto che si mettesse mano al tesoretto della Cassa depositi e prestiti e alle riserve della Banca d'Italia). Infine, il pagamento dell'Iva solo dopo l'incasso delle fatture. Sono proposte con un marchio di fabbrica ben chiaro.
Quello di Confapri, che si nutre della protesta dei padroncini del Nordest, artigiani, piccoli imprenditori, professionisti, quelli che votavano Lega e alle ultime elezioni sono passati in massa dalla parte dei Cinquestelle. Non per niente, alle politiche di febbraio, il movimento fondato dalla coppia Grillo-Casaleggio ha sbancato il Veneto con oltre 800 mila voti, più del 25 per cento dei votanti nella regione un tempo feudo dei leghisti, crollati al 10 per cento. Lo ammette anche David Borrelli, l'ex consigliere comunale di Treviso che ora fa da ufficile di collegamento dei Cinquestelle con il mondo delle imprese. «Con Grillo ne parliamo spesso», dice Borrelli. «La Lega è il Movimento nel paleolitico», alle sue origini.
Guerra alla burocrazia, certo. Lotta senza quartiere agli sprechi pubblici, come no? Il chiodo fisso di Colomban da Santa Lucia di Piave, provincia di Treviso, sembra però un altro, il fisco. Durante la campagna elettorale per le amministrative, intervenendo a sostegno del candidato Cinquestelle in un paese del trevigiano, il fondatore di Confapri riassumeva così le cause della crisi: «In Italia l'imprenditore paga il 70 per cento di tasse e il 10 per cento di scartoffie». E ne aveva anche per i sindacati. Lui che, nella sua prima vita da industriale ha fondato e diretto per alcuni anni la Permasteelisa, marchio celebre dell'architettura e dell'engineering, ha spiegato che nella sua azienda non c'erano sindacati perché non ce n'era bisogno. «Chi aveva problemi ne discuteva con me».
Parola di Colomban. Il quale anche sulle tasse ha trovato subito un terreno d'intesa con Grillo. Nel programma politico del Movimento Cinquestelle, quello disponibile sul web, il problema dell'evasione fiscale non è neppure menzionato. Nel capitolo economia, 20 punti in tutto, c'è spazio per "l'abolizione delle cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione in consigli di società quotate", per "l'introduzione della class action" e di un "tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa". Neppure una parola, invece, sulla tasse. Niente. Il blog di Grillo affronta l'argomento a modo suo. Chi sono "i veri evasori?", era il titolo di un intervento pubblicato il 12 agosto dell'anno scorso a firma Paolo Cicerone. Risposta: mafia e malavita non pagano tasse per 78 miliardi di euro l'anno. Le grandi aziende per 38 miliardi, 34,3 miliardi è il nero di extracomunitari e doppio lavoro e 22,4 miliardi quello attribuito alle società di capitali. Lavoratori autonomi e piccole imprese pesano per soli 8,2 miliardi.
Sull'attendibilità di queste cifre (attribuite da Grillo al sito contribuenti.it e a tre non meglio precisate agenzie) ci sarebbe molto da discutere. Il messaggio è chiaro, però: l'evasione è il frutto di un complotto dei forti e dei potenti, cioè criminalità organizzata, banche e grandi aziende. Con l'aggiunta degli extracomunitari. Insomma, i piccoli evadono, ma è poca cosa.
Il calcolo politico è evidente. Lavoratori autonomi, professionisti e artigiani valgono milioni di voti. Minimizzare i danni dell'evasione di massa all'italiana sembra la scorciatoia ideale per conquistare consenso. Ed ecco che il blog di Grillo (primo aprile 2012) se la prende con i blitz a effetto della Guardia di Finanza a Cortina e a Courmayeur, che non servono a prendere i "Grandi Evasori" (in maiuscolo, così nel testo). Anche il redditometro è inutile. È stato studiato apposta per prendere soldi "in do cojo cojo" (testuale) nel breve periodo. Invece di dare incentivi ai piccoli commercianti, scrive Grillo il 20 novembre 2012, ci si accanisce contro di loro, "incuranti che i negozi stanno chiudendo a decine di migliaia".
Il blog se la prende anche con Equitalia (24 giugno 2010), che "pignora la dignità" e infierisce con i deboli. D'altronde, chiosa Grillo il 17 dicembre 2010, "chi non paga le tasse è un ladro" (e ci mancherebbe, ndr), ma "chi le paga in Italia, oltre che onesto, è un martire". Un'affermazione, quest'ultima, che spalanca la porta alle presunte buone ragioni degli evasori. Perché sfuggire al martirio (anche a quello fiscale) è una scelta di legittima difesa e non una violazione di legge. Di questo passo si arriva dritti dritti dalle parti del "moralmente accettabile non pagare tasse ingiuste", che è da sempre uno dei cavalli di battaglia dell'evasore fiscale Silvio Berlusconi.
D'altra parte il blog di Grillo parla raramente dei lavoratori dipendenti. È vana la ricerca di parole di solidarietà per milioni di cittadini costretti a pagare tasse più alte per via degli autonomi che invece riescono a farla franca. «Sono uno di voi», grida il fondatore dei Cinquestelle ai potenziali elettori piccoli imprenditori e artigiani. «Ricordo bene mio padre al tornio con i suoi operai», ha raccontato l'ex comico a Treviso davanti alle telecamere di una tv locale.
Dalla parole ai fatti, i Cinquestelle si sono messi al lavoro non appena sono approdati in Parlamento. E come compagno di strada si sono scelti proprio Colomban, classe 1949, un imprenditore da sempre molto abile a navigare tra i flussi e riflussi della politica veneta. Prima della conversione al vangelo di Confapri era descritto come uomo legato al carro di Giancarlo Galan, l'ex manager di Publitalia approdato con Forza Italia alla poltrona di governatore. In quel periodo, tra il 2003 e il 2006, l'attivissimo Colomban ha ricevuto incarichi, di nomina politica, in aziende a controllo pubblico, come Veneto sviluppo. «Ho risanato e fatto pulizia», taglia corto il fondatore di Confapri quando rievoca quel periodo. Restano frequentazioni e affari con alcuni dei maggiorenti dell'economia in salsa veneta: come Enrico Marchi dell'Aeroporto di Venezia e il finanziere Andrea De Vido della Finint. Di solito, però, tutti ricordano Colomban come l'ex patron di Permasteelisa, impresa trevigiana che ha raccolto appalti e successi nel mondo. Meno noto è che alla fine degli anni Novanta, quando Permasteelisa sbarcò in Borsa, si scoprì che il futuro alleato di Grillo controllava l'azienda anche grazie a una costellazione di società con base in Lussemburgo. Niente di illegale, ma la sede offshore faceva da scudo contro il fisco.
Colomban ha lasciato ogni incarico in Permasteelisa già una dozzina di anni fa per dedicarsi, dice lui, allo sviluppo di nuove imprese. Con una parte del ricavato della vendita delle sue azioni ha comprato un castello sulle colline trevigiane. Ed è qui, a Castelbrando, che Grillo e Casaleggio sono stati ricevuti nel febbraio scorso per stringere un'alleanza che potrebbe presto arrivare a una svolta. Poche settimane fa un gruppo scelto di parlamentari grillini ha incontrato Artom per discutere tempi e modi per alimentare un fondo destinato a sostenere le piccole e medie imprese. Il fondo in questione potrebbe ricevere una parte del finanziamento pubblico che il Movimento non intende accettare. E Confapri, rivelano fonti vicine alla trattativa, si candida a gestire il tesoretto da destinare agli imprenditori. Niente di deciso, fin qui. Martedì 6 agosto però, i Cinquestelle hanno festeggiato l'approvazione al Senato, in commissione Bilancio e Affari costituzionali, del loro emendamento per finanziare il Fondo di garanzia per il microcredito alle piccole e medie imprese. È solo il primo passo verso l'istituzione effettiva di questo nuovo strumento. I grillini ci sperano. Confapri pure.
Che il Rag. Grillo Giuseppe, auto-certificato evasore fiscale per almeno sette anni consecutivi, si schieri accanto ai partiti degli evasori (la Lega delle quote-latte, tanto per dirne una...) è comprensibile. Meno comprensibile è che sul Tafanus questo personaggio venga defibito "de sinistra", e riscuota la simpatia di sedicenti galantuomini tutti etica e amore per la legalità. Grazie alla gestione del Tafanus, credo di poter affermare che sto imparando più di quanto io non riesca (e non voglia) insegnare). Tafanus