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E il giardino creò l’uomo

Creato il 24 luglio 2012 da Timoretremore

E il giardino creò l’uomoJorn De Précy, che ha profondamente influenzato l’arte del giardinaggio anglosassone del XX secolo, può essere considerato un giardiniere-filosofo, malgrado il suo rapporto con la filosofia fosse in un certo modo problematico. “Amava prendersi gioco dei pensatori «di professione» del suo tempo, diffidava delle teorie e dei sistemi filosofici e si limitava, il più delle volte, a manifestare le proprie idee senza cercare di approfondirle né di argomentarle: più che pensare da filosofo, viveva da filosofo. Come i grandi pensatori dell’Antichità, cercava prima di tutto di incamare una visione del mondo, una filosofia dell’uomo, un ideale di vita.”
Greystone, il suo giardino nell’Oxfordshire, è dunque, con le debite proporzioni, l’erede dei grandi giardini filosofici del passato, come quello di Epicuro o di Erasmo da Rotterdam.
“Alcune delle idee contenute nel Lost Garden fanno ormai parte della nostra visione del mondo; in piena era positivista, però, suonavano assai all’avangliardia: la solitudine dell’uomo-massa, la proliferazione di quegli spazi che l’antropologo francese Marc Augé chiama «non-luoghi della surmodemità», il nomadismo dell’individuo moderno.”
Sappiamo poco di questo islandese misterioso e solitario nato nel 1837 che lasciò il suo paese molto giovane per visitare i famosi giardini dell’Italia e della Francia. Si sarebbe in seguito stabilito in Inghilterra, dove costruì il suo “giardino selvaggio”. Nel 1912, alla fine della sua vita, De Précy scrisse questo piccolo libro che è molto più di una riflessione sul rapporto uomo-natura o di un trattato tecnico per giardinieri. In questo pamphlet ha esposto le sue idee sui giardini, ma anche le sue osservazioni sui cambiamenti sociali di un’epoca, sull’urbanizzazione e sul degrado del paesaggio.
Précy rivela a poco a poco la sua visione del mondo: come ricongiungerci con la natura, come capire e rispettare lo spirito di un luogo, abitando il mondo da poeti. Perché Il giardino è forse l’unico spazio che può salvare l’uomo dai flagelli moderni…


E il giardino creò l’uomo

Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri
Jorn De Précy
a cura di Marco Martella
(traduzione di Laura De Tomasi)
Ponte alle Grazie
2012



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