Lo scrissi nel primo post di questo blog, un post, rivisto oggi, scritto con l’impaccio di chi, cosa fosse un blog, non lo sapeva ancora esattamente. Non che lo sappia anche ora. Ma almeno ho preso un po’ le misure. E scrivo come parlo, come penso, come vivo.
Ma in quel post, dicevo una cosa profondamente vera. Se mio padre non si fosse ammalato, e le cose non fossero finite come son poi finite, un blog, probabilmente, non l’avrei aperto mai. Pur desiderandolo, mi pareva qualcosa in contrasto con la mia innata timidezza, con il fatto che pur essendo molto brava a comunicare a livello superficiale, ho sempre avuto grosse difficoltà a mostrare me stessa, quella vera, non quella che recita quotidianamente un ruolo.
Non sto neppure dicendo che da un grande dolore sia nato qualcosa di buono. E neppure lo penso. Il dolore è dolore, ed è, per lo più fine a se stesso. Più banalmente penso che i grandi sconvolgimenti (nel bene o nel male, non importa) coinvolgano diversi piani della vita.
Tutto questo per dire che oggi sarebbe stato il compleanno del mio papà. Dopo tre anni riesco a scriverne senza eccessiva mestizia (non è vero, ma mento con classe), ma l’intenzione non è certo un post lacrimoso.
Non lo era lui (lacrimoso, dico), non lo sono io. Purtuttavia, come detto poc’anzi, questo blog esiste, in larga parte, per merito suo (anche se lui ne avrebbe fatto a meno, ovviamente).
E molto del mio modo di essere, l’ho mutuato da lui. Il bisogno di libertà. Il dire quel che si pensa anche quando se ne potrebbe fare più convenientemente a meno.
Perciò oggi, e per tutti i 9 luglio che verranno per questo blog, Lo spazio dei commenti è uno spazio libero. Libero di dire quel che volete, senza specifiche attinenze. Un grande muro bianco, su cui potete lasciare la vostra firma a piacere. E siete invitati tutti, chi commenta abitualmente, chi commenta qualche volta, e anche chi è abituato a passare e leggere.
Una sorta di festa di compleanno, un po’ sghemba, come me.
Si ringrazia sin d’ora chi vorrà partecipare. E a chi decide di restare alla finestra, beh, si sa no, che vi voglio bene uguale.