“Al male reagiremo con più democrazia e più umanità”. Questa l’affermazione del primo ministro norvegese subito dopo la strage di Utoya. Una reazione che denota la forza di un intero popolo e la propria capacità di reagire anche agli attacchi più duri senza l’esigenza di trovare dei “mostri” contro cui scagliarsi per scaricare il dolore e lo sconcerto.
In Italia la situazione è ben diversa. Vittorio Feltri intitola così il suo editoriale: “Quei giovani incapaci di reagire”. Dal titolo potrebbe sembrare che il giornalista si stia riferendo all’omicida, un giovane incapace di controllare i propri gesti. E invece no, Feltri parla proprio dei giovani di Utoya, delle vittime. Superati i primi minuti di perplessità, chi ha avuto il coraggio di continuare a leggere si è trovato davanti la tesi più assurda che una mente, seppur non molto dotata, potesse partorire: “E’ incredibile come in determinate circostanze ciscuno pensi solo a salvare sè stesso” e ancora “prevalgono l’egoismo e l’egotismo”. Se queste cose le avesse scritte un uomo comune, l’avremmo sicuramente considerato pazzo e potenzialmente pericoloso, ma le ha scritte Vittorio Feltri quindi ce le dobbiamo tenere.
Pensare che il giorno della strage lo stesso Giornale titolava: “Con l’Islam il buonismo non paga” . Salvo poi scoprire che l’omicida era un norvegese alto, biondo e ultra-cattolico. Ci domandiamo: Se i responsabili della tragedia fossero stati i Musulmani, avrebbe dato lo stesso la colpa alle vittime?