E’ iniziato oggi il processo a Michele Senese. Scopriamo chi è…

Creato il 07 ottobre 2011 da Yourpluscommunication

Michele Senese in auto foto pedinamento

Con loro, inizia con le rapine e cresce.

Siamo a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 quando le doti criminali di Michele Senese, non passano inosservate ai vertici della famiglia Moccia. Michele, diventa il loro uomo di fiducia e, in una guerra tra clan camorristici, è uno dei più fidati killer di Angelo Moccia.

Molti collaboratori di giustizia, racconteranno, poi, come Senese, parteciperà all’organizzazione di almeno tre omicidi: Alfonso Capatano ucciso a Nola il sei gennaio dell’82, e i Raffaele e Vincenzo Ferrara, freddati a Casoria il sei settembre dello stesso anno.

Queste prove brillantemente superate da Senese gli permettono di acquisire un ruolo sempre più rilevante all’interno del clan insieme agli adepti.

Carmine Alfieri fonte foto Unità

Senese, onorato e d’”onore“, continua a mantenere rapporti con gli Gaglione, Balsamo e Tuccillo che, nel frattempo, hanno fatto anch’essi la loro strada criminale ricoprendo ruoli di primo piano. Questi uomini, saranno per lui sempre un punto di riferimento.

E’ proprio con ’o marcianisano, il cognato, che agli inizi degli anni ’80 comincia a frequentare Roma. Sempre per conto del vertice camorrista di cui faceva parte, ha partecipato alle ricerche di Enzo Casillo, detto ‘o nirone, braccio destro di Raffaele Cutolo.

Insediatosi ormai stabilmente a Roma, lì diviene il referente principale degli associati camorristi e, nell’estate del 1990, si rende autore del tentato omicidio del cutoliano Giuseppe Di Micco

Una mossa, la sua, volta sia a garantirsi l’egemonia sia ad evitare l’ingerenza di ex appartenenti alla N.C.O.

In cambio degli appoggi di gruppi criminali campani per l’esecuzione di azione omicidiarie e di ritorsione condotte, per suo conto, nel Lazio, viene, a sua volta, coinvolto in agguati ed omicidi nell’area di origine, ma le pratiche preferite da Michele Senese sono: traffico internazionale di stupefacenti, principalmente cocaina ed hashish, gestione del gioco d’azzardo, estorsioni, reinvestimento dei capitali illeciti in attività commerciali e varie forme di controllo del Monte di Pietà.

E’ tempo di mettersi in proprio. Così crea una struttura criminale di tipo verticistico, che col tempo, si sviluppa e si perfeziona nel traffico internazionale di stupefacenti allacciando una serie di relazioni stabili con gruppi locali e campani di matrice camorristica dediti allo stesso traffico.

- tra il 1987 ed il 1990, ha costanti rapporti con il Clan di Pasquale Gallo, egemone nella zona di Torre Annunziata (NA), con ramificazioni nell’area romana, attraverso il quale si rifornisce sistematicamente di ingenti quantitativi di hashish, che il predetto clan reperisce attraverso una rete di collegamenti in Spagna;

- tra il 1991 ed il 1992, attraverso Fabrizio Piscitelli e il fratello Gennaro stringe accordi con il clan Abate, all’epoca egemone nell’area di San Giorgio a Cremano (NA), ma con interessi nella Capitale, finalizzati all’approvvigionamento di eroina dalla Turchia, via Germania, e di hashish dalla Spagna;

- tra il 1989 ed il 1993 avvia collaborazioni sistematiche con esponenti della locale criminalità organizzata (già operanti nell’alveo della c.d. banda della Magliana) nonché con alcuni calabresi presenti a Roma. In tale contesto, acquista una partita di Uzi e pistole semiautomatiche dal gruppo di Mario Notargiacomo, poi divenuto collaboratore di giustizia, del quale, peraltro, favorisce la latitanza.

Dopo un suo momentaneo arresto, continua ad operare attraverso i fratelli Gennaro ed Angelo Senese, Raffaele Claudio Pisanelli, spalleggiato da Fabrizio Piscitelli e Marco Turchetta, (anch’essi interni al sodalizio) e sfrutta i rapporti instaurati con esponenti della criminalità romana, tra i quali: Edoardo Toscano ed Enrico Nicoletti.

Salomone

Con loro vengono avviate collaborazioni nel traffico di stupefacenti e nel controllo delle bische clandestine nella zona di Ostia.

Ma è proprio l’inserimento del loro gruppo a sconvolgere gli equilibri in quell’area, generando uno scontro armato tra i predetti, ormai stabilmente alleati del gruppo di Carnovale-Salomone e la squadra facente di Ottorino Addis, anche questa con interessi nel traffico di droga e nel gioco d’azzardo.

Ormai al centro delle dinamiche criminali capitoline, il gruppo Senese, costituisce un punto di riferimento imprescindibile per gli esponenti della camorra campana che vogliano fare affari a Roma o inserirsi nel traffico internazionale di stupefacenti.

La ramificata rete di contatti intessuta dai Senese, infatti, consente di fruire costantemente di affidabili canali di approvvigionamento di ogni tipo di narcotici. Per tale motivo, a cavaliere degli anni ‘90, il Clan Piccolo, prima, ed il Clan Belforte poi, entrambi operanti nella zona di Marcianise (CE), entrano in affari con il gruppo Senese, all’interno del quale si sta facendo strada Domenico Di Giovanni, personaggio già gravitante nell’entourage dei Moccia.

Di Giovanni in poco tempo diventerà uno dei più stretti collaboratori di Michele e Gennaro Senese.

Il legame con i Piccolo si rompe quando Michele Senese decide di prendere le parti dei Belforte nella guerra che vede contrapposte le due organizzazioni per il controllo dell’area di Marcianise.

Per come rivelato successivamente dal collaboratore di giustizia Centore, alleatisi, nel frattempo, con la potente organizzazione dei fratelli Pasquale e Salvatore Russo di Nola, il 14 marzo del 1996, i Belforte eliminano Angelo Piccolo, capo dell’omonimo clan, solo dopo, però, aver avuto l’autorizzazione dei fratelli Senese ed, in particolare, di Michele che, nonostante sia detenuto, continua a gestire la sua organizzazione, proiettandola verso scenari sempre più importanti.

In questo periodo vanno datate le prime risultanze processuali ed investigative in ordine al coinvolgimento nella struttura di soggetti che diverranno fondamentali per la sua successiva evoluzione: Michele Settanni, ucciso poi in un agguato, Alessio De Libero, Mario Santafede ed i fratelli Giuseppe e Francesco Carlino, inseriti nella cosiddetta banda della Marranella.

Saranno loro ad aprire nuovi canali di approvvigionamento di stupefacenti, che giunge al gruppo, costantemente ed in ingentissime quantità, dal Marocco (hashish) e dal Sud America (cocaina), via mare, attraverso una flottiglia di imbarcazioni, nonché per via aerea.

Sempre più stringente, inoltre, diviene, in quel periodo, il controllo di determinate aree della Capitale (zona sud-est), ove il narcotico veniva smerciato, in via esclusiva, dalla rete distributiva dell’organizzazione, ormai egemone in virtù del carisma criminale unanimemente riconosciuto, anche da gruppi autonomi, a Michele Senese ed ai suoi rappresentanti.

Un evento fondamentale per l’evoluzione dell’organizzazione si verifica il 17 settembre 1997: Gennaro Senese viene assassinato da Francesco Carlino, in precedenza suo sodale, che prese a pretesto la relazione che la vittima aveva con sua moglie.

In realtà, però, la vera causa dell’omicidio è da rinvenire in un ingente debito accumulato dai Carlino nei confronti dei Senese, in ragione del narcotraffico.

Dopo la morte di Gennaro Senese, l’organizzazione subisce un momentaneo contraccolpo: Michele Senese è da tempo detenuto. Detenuti sono pure Angelo Senese ed altri membri della consorteria, arrestati per traffico internazionale di stupefacenti, poiché coinvolti nella c.d. indagine “Bingo”.

L’immediata conseguenza di ciò è la crescita improvvisa, nell’ambito delle gerarchie interne, di altri soggetti, specialmente di Giovanni De Salvo, che, affiancatisi a Raffaele Carlo Pisanelli e a Michele Settanni, possono garantire, dopo un riassetto strutturale, la continuazione delle attività illecite ed il perdurante e capillare controllo della delinquenza nell’area di influenza, sempre, comunque, sotto la protezione di Michele Senese.

Michele Senese di spalle foto pedinamento

In questo ambito, si inserisce un’alleanza nata, o meglio, rafforzata, tanto da divenire strutturale, tra il gruppo Senese, i Pagnozzi di San Martino Valle Caudina (AV), il Clan di Antimino Perreca di Recale (CE) ed i Massaro di San Felice a Cancello (CE).

Nel frattempo, Michele Senese, sempre detenuto, continua a tessere la sua ragnatela di contatti reclutando pregiudicati che, una volta in libertà, possano risultare utili alle attività dell’organizzazione come con Antonio Riccardi, meglio noto come Tonino ’o Nasone, che in ragione di questo legame, divenuto sempre più penetrante, entra a far parte, unitamente a Raffaele Carlo Pisanelli, Giovanni De Salvo, Fiore Clemente, Domenico Pagnozzi e Giovanni Moriconi, del gruppo di fuoco che, secondo le ricostruzioni sinora prospettabili, in data 10 settembre 2001, avrebbe ucciso a Torvajanica (RM) Giuseppe Carlino.

Sempre in questo periodo, Giovanni De Salvo e Raffaele Carlo Pisanelli iniziano ad avere rapporti con il pregiudicato romano Antonello Cola, con il quale avviano una collaborazione nel settore del narcotraffico.

Per concludere, attraverso Salvatore Mangia, di Afragola, Michele Senese ed il suo gruppo entrano in rapporti con un fazione molisana che aveva aperto un canale di approvvigionamento di cocaina interfacciandosi con una struttura domenicana.
In tale ambito si è ritenuto fosse maturata la compartecipazione del gruppo Senese ad una importazione di oltre 5 Kg. di cocaina episodio che, poco importa se a torto o a ragione, ha permesso di avviare le indagini sul suo conto.

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