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E io che volevo la foto segnaletica.

Creato il 06 novembre 2011 da Lollo

Succede che anche in terra spagnola arriva una temperatura simile a quella che si dovrebbe percepire in autunno, si smette di andare al mare la domenica e soprattutto ci si copre.Le ragazze iniziano lo sciopero della ceretta.Tarragona è una città che ormai abbiamo colonizzato, in giro ci siamo solo noi, i catalani giocano a carte in casa, organizzano la secessione, mentre noi indisturbati tentiamo di capire la loro misteriosa lingua e beviamo la loro cervezita ad un solo euro.Quando piove le strade diventano ruscelli e io rischio la vita ad ogni passo perché ancora sono convinto che le All star siano scarpe invernali. È più forte di me, non me la sento di abbandonarle dentro ad un’ insipida scarpiera. Scarpiera che contiene gli odori più sovrannaturali di tutto il sistema solare.Mandiamo qualsiasi cosa sulla Luna, disegniamo deodoranti per ambienti che si mimetizzano con la nostra splendida collezione di sassi, ma non siamo capaci di produrre delle scarpe che non sappiano di cimice una volta indossate. Quando piove l’unico mio desiderio è indossare un pigiama diserotizzante con l’elastico ormai consumato, dai colori miscelati senza un criterio prestabilito, con bottoni saltati mai ricuciti e avvolto in una calda coperta cinese morire sul divano. O sul letto.“Che si fa stasera?” mi chiedono credendomi un animale da party.“Tè caldo e film?” rispondo pregandoli in ginocchio.“No. Festa dalle ragazze polacche. Alle dieci sotto casa delle milanesi.”
Più conciso di così si muore, preso dal panico di ricevere un pacco bomba a casa se non mi fossi presentato decido di dare un senso al mio sabato sera e di vestirmi come un civilizzato.Inutile dire che nel momento esatto in cui esco il diluvio si abbatte su di me.E sul mio fragilissimo ombrello cinese da due euro.Le polacche salvano la nostra serata invitando 40 persone in un appartamento dignitoso. Arrivo anche abbastanza affamato e ricordo al mio stomaco di quella volta che ho mangiato tutte le loro deliziose tartine pomodoro e salsa rosa.Alla porta ci danno il benvenuto le padrone di casa. Magda, Marta e Basia. In velocità si chiamano Matta-Madda-Mascia.Quando non ci si vede per una settimana sembrano passati mesi e quindi durante il giro di baci si introduce anche un “Che bello vederti” “Come sei cresciuto” o “Cambiato look?”.Qualche momento di imbarazzo perché il Parlamento Europeo non ha ancora deliberato una norma riguardo al saluto con i baci sulla guancia.Si inizia da destra o da sinistra? E quanti? Tra ragazzi è consigliabile la stretta di mano?Immaginate 40 persone che si devono salutare, il risultato è una partita di rugby senza palla e senza meta. Dopo aver chiesto a tutti “Come stai?” senza ascoltare la risposta, ci si fionda nel reparto cucina a cercare la Sangria nel Domopak e qualche salatino di sopravvivenza.
Mi siedo e due ore dopo sono ancora lì. Parlo con qualsiasi persona capiti nelle mie immediate vicinanze. Inglese con il ragazzo polacco. Scappato improvvisamente in bagno.Spagnolo con la ragazza di Napoli.  Senza un motivo.Francese con la canadese. Colei che una volta è riuscita a passare tutta una serata abbracciando un portatovaglioli chiamandolo “My baby”.I francesi si sono coalizzati e io ho superato il mio istinto omicida nei confronti di una di loro che mentre riceveva il mio entusiasta saluto non solo non mi ha nemmeno guardato ma ha continuato a conversare con gli altri come nulla fosse.Appuntata subito sulla lista nera. Nella baraonda internazionale ci si dimentica dell’ora e soprattutto dell’esistenza di vicini catalani che nel frattempo meditano la più infima delle vendette.Tra l’ennesimo bicchiere di sangria e la ricerca di cibo commestibile nel frigo, arriva qualcuno che con voce trafelata e straordinariamente bassa dice “C’è la polizia, fate silenzio.”La polizia?

E io che volevo la foto segnaletica.

Sempre divina lei.

“Vuoi dire che hanno chiamato la polizia e che ora ci fanno sgomberare come in un film?”Tutti in silenzio. Da lontano un suono abbastanza riconoscibile.Un cellulare con una suoneria così tamarra da meritare la defenestrazione come a Praga.Il mio cellulare.“Non trovate che debba cambiare suoneria? Solo che questa è l’unica che riesco a sentire.” Il momento non era proprio opportuno per decidere se fare l’abbonamento alle suonerie Java.“E ora che dobbiamo fare?”Sgomberiamo. Prendiamo in punta di piedi il cappotto e il cappello e usciamo.Passo davanti agli uomini della municipale e chiedo loro perdono, il mio fragilissimo ombrello cinese da due euro si trovava esattamente sotto i loro scarponi da trekking infangati.Una volta usciti ci ritroviamo a ridere di gusto.“Mi sono sentito come Paris Hilton durante una delle sue scorribande notturne senza mutande.”“Mi scappa la pipì.”“Ma che facciamo adesso?”“Ma avranno schedato le nostre amiche polacche?”“E se le rimpatriano dove passeremo i nostri sabati sera?”“Tranquilli ragazzi, c’è sempre la casa delle rumene.”Così sotto la pioggia battente ci struggiamo aspettando che qualcuno ci dia notizie.Io almeno una foto segnaletica la pretendo.Pretendo il numero scritto con il gesso sulla lavagnetta.Pretendo lo sguardo perso e un sorriso beffardo.Nella foto di profilo potrei anche venir bene perché dicono di me che ho un profilo all’antica, però posso tenere il basco alla francese così non si vede l’ampia stempiatura?Insomma, non mi hanno schedato. Nemmeno una piccola denuncia.Già mi stavo pregustando la scena in cui l’avrei detto ai miei genitori.“Mamma, papà, sono stato denunciato perché ho partecipato ad una festa a casa delle polacche.”E mio papà direbbe. “Come sono queste polacche? Belle?”

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