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E io che volevo soltanto un caffè

Creato il 06 ottobre 2010 da Andima
Perché la centrifuga mattutina della metro affollata e delle corse meccaniche verso scale mobili spesso immobili ogni tanto non basta a svegliare la mente da quel sonno macigno che pesa sulle sopracciglia e rallenta le sinapsi mattutine, né quell'odore di waffles seppur forte e invitante nei corridoi della metro di Bruxelles riesce a scuotere i sensi e l'attenzione, magari drogarti più del profumo fortissimo all'aroma insetticida della nonnina a pochi centimetri che nel vagone senza spazio schiacciava la chioma crespa sul tuo naso oramai assuefatto. E allora capita di pensare a quel bisogno innaturale e fuori abitudine, fermarsi al primo bar nella piazzola di Gare du Midi e chiedere un caffè.

l'antropologo: Buongiorno signore.
io: Buongiorno, un caffè per cortesia.
l'antropologo: Va bene.
io: Ah, scusi, un espresso, un espresso.
l'antropologo: Ah, italiano?
io: Ehm.. si'... Perché? (L'accento italiano - penso - non lo camufferò mai parlando francese).
l'antropologo: Eh, allora l'espresso non le piacerà, per gli italiani l'espresso non è mai come in Italia. E scoppia in una risata, come se quella fosse stata una battuta.
io: Ah... eh... lo so... è così... ma va bene lo stesso per me...
l'antropologo: Ma è normale sa? Di che parte d'Italia, signore?io: Come? Del sud.l'antropologo: Ah, allora... se provate una pizza, qui a Bruxelles, sarà lo stesso, non le piacerà! io: Eheh... sì è vero, ma è normale credo, non si può avere tutto, è così per tutti, credo. l'antropologo: Sì, però per esempio, voi italiani, vi lamentate anche per il tempo, che non è mai come in Italia!
io: Ah, beh... è vero, lo so, ha ragione, è una questione d'abitudine credo, ci vuole tempo...
l'antropologo: Può essere, comunque ci sono anche altre cose per cui non vi lamentate qui. io: Come? Per esempio?l'antropologo: Le donne, signore, - e me lo sussurra con una mano a nascondere le labbra - le donne!
io: Eheh... non si sa mai, non lo so... magari è vero, dipende... e... magari anche il lavoro.
l'antropologo: Ah, ma certo! Il lavoro, anche il lavoro! Non ci possiamo lamentare del lavoro, certo... - Poi si accorge che non sono l'unico cliente - Scusatemi un attimo.
E finalmente si allontana per servire un altro signore e tutte quelle chiacchiere in fondo mi avevano già svegliato, abbastanza da non aver più bisogno di quel caffè che sorseggio comunque tra la fretta dell'ufficio e la calma del non scottarsi lingua, palato, respiro con quell'espresso vagamente simulato. Quando lo vedo avvicinarsi nuovamente, già preparo il denaro per pagare e scappare, non prima però dell'ultima domanda:
l'antropologo: Allora, com'era il caffè?
E magari me lo avrà domandato in cerca di conferme delle sue teorie o soltanto per una cordiale prassi lavorativa, e io in uno slancio di sincerità avrei voluto rispondergli che l'espresso era davvero una chiavica, che ero venuto due secondi per una dose di caffeina e non per sorbirmi considerazioni di un barista brussellesi sulle lamentele della comunità italiana (che magari avrei ascoltato con molto più interesse in un altro momento) e che se avesse speso meno tempo a parlare magari sarebbe uscito meglio, l'espresso, ma avrei anche voluto dirgli che poi alla fine le sue parole mi avevano svegliato più della caffeina, che mi stava simpatico, e che alla fine andava bene così e tutti questi vorrei si son poi tradotti in un semplice:

io: Non male, ma possiamo migliorare.
l'antropologo: Lo sapevo, lo sapevo, signore.
io: Come?
l'antropologo: Che non le era piaciuto! Che non è come quello in Italia! - E si allontana verso un altro cliente, mentre con una mano mi saluta - Buona giornata!
io: Buona giornata!

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