Magazine Per Lei
Il fatto di non prendere una casa ex novo insieme creava una sorta di mia "intrusione in un ambiente già organizzato di cui non sapevo molto...e nel quale mi muovevo circospetto come un gatto appena inserito in un gattile! Quella poltrona sarà libera o è la sua? Nel letto quale lato mi tocca? E se non mi piace? Parola d'ordine: adattamento opportunistico. Cercai di non farmi le unghie sul divano, di non lasciare peli i giro e di "farla nella lettiera"...intanto che mi sentivo a mio agio come in una scatola di spilli. L'amore è anche sacrificio mi avevano insegnato...e in più a 34 anni hai mica voglia di diventare un "reso", per cui fingevo una certa disinvoltura nel non trovare una posata o nel confondere i cassetti... Quando lui usciva ...mi davo alla perlustrazione solitaria come una sorta di spia russa in cerca di una aspirina e piano piano cominciai a darmi una routine. Mette una certa inquietudine dormire in un letto che non è nuovo...e adagiato li sotto le coperte mi sembrava di sentire le forme degli ospiti che mi avevano preceduto anche per una sola notte...e ai quali annunciavo lo sfratto esecutivo!!!!!! Poi come in tutte le case con un solo bagno c'era la questione della "tempistica intestinale" che mi causava un tale imbarazzo che rimasi stitico per quindici giorni! Beh insomma...d'accordo lui ti trova sexy a letto...ma perché la cacca la facevi a casa tua...e ti chiedi: ne avrebbe ancora voglia se gli toccasse andare in bagno dopo di te? Tutte cose pratiche che sembrano scontate in una coppia ma che come il tubetto del dentifricio spremuto a metà sono in grado di dimezzare la longevità di ogni passione! Forse per questo la maggioranza dei gay che conoscono convivono in case di oltre cento mq con tredici bagni e l'interfono dalla cabina armadio collegato allo studio e la funicolare tra cucina e ingresso...Mi chiedevo: ma se i mq sono proporzionali alle intenzioni di durata, tipo più ne hai più anni durerà il rapporto, io ero fottuto? Se la sera era un pò inquietante e ansiogena per me tra turni opportuni di abluzioni pre-post...e il timore che una scoreggia distruggesse il mio "matrimonio", la mattina invece, dato che lui si svegliava presto, (o come scoprii nel tempo non dormiva mai come le bambine dell'orrore) venivo svegliato da una amorevole pacchetta sulla spalla e dal profumo del caffè già caldo e pronto sul tavolo! Romantico...direte.... si, se non che la finestra del bagno dove sarei entrato di li a poco, ancora tiepido di letto per una doccia, era spalancata dalle sei del mattino... e che una volta fatto un Ice challenge Bucklet (prima che diventasse una novità filantropica) avrei trovato la camera nelle stesse condizioni! Che volete farci....a mio marito piace arieggiare le stanze con te dentro...come fanno le massaie una volta che il marito tradizionale è uscito di casa!!!!!! Un matrimonio gay d'altra parte non pare essere equiparabile al matrimonio tradizionale e alla luce di questa cosa delle finestre ...mi trovo alquanto d'accordo, voi no? Essendo entrambi mariti l'uno dell'altro non potevamo neanche discutere la questione ...con la solita menata dei pantaloni e di chi li porta ..e cominciai allora ad attuare una qualche forma di protesta pacifica, dicendo: fa un pò freddino a gennaio non trovi, essendo a marzo, alla quale lui obbiettava con un più dialettale: Lé bel pulì! Lo stesso per il caffè che in realtà per i successivi undici anni non sarebbe mai stato un espresso, come piace a me, piuttosto, senza un vero perché, sempre un caffè doppio con il latte che avanzava nel pentolino dopo la "Sua" colazione, come dire che era inutile piangere nel latte "avanzato". Troppo facili i tempi in cui dopo una notte di sesso passionale e denso si scendeva nel caffè rionale e si faceva colazione civilmente e poi ognuno a casa sua ricordando dell'altro più lo zucchero che preferisce nel cappuccino, che il nome di battesimo! Ma noi vogliamo sposarci insomma e basta con questo rifiuto medievale!!!!!! In fondo è come se una quindicenne volesse mettersi il vestito della festa di sua nonna e questa le dicesse: no non puoi metterlo perché il mio vestito è diverso dal tuo, invece di dirle solo che non è proprio il caso di sembrare una vecchia.... Noi comunque piano piano cominciammo ad abituarci l'uno all'altro..Infatti, anche per il mio "alquanto marito" non era mica facile!!!! Scopriva per esempio che i muri di casa, fino a quel momento piuttosto vuoti ed essenziali, cominciavano a esserlo sempre meno. "ma quel quadretto orrendo? - mi chiedeva; "carino vero"? dicevo io aggiungendo..."l'ho trovato tra i bidoni stamattina...ma l'ho pulito eh?! Un giorno riuscii persino a convincerlo invece del film che dovevamo vedere al cinema, che sarebbe stato fantastico salvare quelle sei sedie in stile romagnolo che stavano per essere buttate sul marciapiede ancora tutte integre con le sedute in pelle e le borchiette di ottone! Ebbene si...dentro di me c'era una sgomberacantine, una accaparratrice di rumenta, una robivecchia seriale...e suo malgrado cenò e pranzò seduto su quelle sedie per un paio d'anni! Il mio sistema di adattamento si potrebbe definire a macchia d'olio. Comincio con apparente ritrosia e buona creanza...senza dar fastidio fino a quando ciaffo per ciaffo non ti trasformo casa in una sorta di cottage di Cabbot Cove..e tutto lieto ti faccio i biscottini sapendo che hai il diabete! Se avessi avuto una moglie al massimo avrei potuto incasinare il garage e di nascosto, invece avendo un marito trovai più libertà e nel tempo cambiai anche tipo di "manie"..ma queste sono altre storie che scoprirete in seguito. Che fossero le sue necessità di "corrente" o le mie di "riempirmi" i primi tempi del nostro matrimonio come se fosse un matrimonio, furono un periodo in cui il mondo di ognuno di noi fece irruzione in quello dell'altro. Una sorta di guerra dei Mondi che in fondo non tutti vogliono davvero fare con qualcuno e mi sento anche di dire che può essere fatta solo entro una certa età: quella in cui sei ancora disposto a stare un pò più scomodo per farci stare anche lui/lei perchè la comodità...è come l'autonomia..somiglia alla solitudine se non la condividi! Intendiamoci, chi è autonomo e non vuole convivere fa bene, ma almeno una volta deve averci provato e aver tratto le conclusioni per lui/lei più opportune. Quello che intendo, è che il vivere assieme non può lasciare intatti i due mondi che assimila, risultato che invece si ottiene con il sistema "ognuno a casa sua", peraltro il mio preferito dopo i quarantadue anni. Qui si parla però di matrimonio o di ciò che, non essendo ancora possibile come tale, gli assomigli da vicino più di quanto vorremmo noi e più di quanto piaccia ammettere ai detrattori "tradizionali". C'erano ancora molti altri aspetti della vita "matrimoniale che ci avrebbero messo alla prova: denaro, salute, rapporti con i parenti, progettualità e genitorialità eventuale o compensativa..il tutto ben sapendo quanto avremo dovuto essere fantasiosi nell'affrontarli tutti, senza altra tutela che la nostra buona volontà e un pizzico di culo. A proprosito, si può dire culo all'interno di un matrimonio gay senza essere banali?
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