Lo diceva Seneca e, probabilmente, aveva ragione. Probabilmente se ti porti dentro un bisogno impellente, annidato sotto pelle come un grumo di sangue pisto mai riassorbito, non dipende dagli svariati pezzi di volta celeste sotto cui puoi cercare riparo. Probabilmente, se continui a sentire quel fastidioso rumore di sottofondo, quasi indistinguibile dalle migliaia di voci che ti circondano, come un ticchettio soffocato che annuncia un’imminente esplosione, non dipende dal paesaggio o dalla costellazione che stai guardando. Probabilmente dipende da un complicato congegno interiore rinchiuso dentro a qualche ferita cicatrizzata male, dentro a qualche errore mai perdonato, dietro a qualche paura mai svelata. Probabilmente.
Eppure per qualche ragione connessa alla follia o alla stupidità, molte volte, nonostante questa piuttosto evidente consapevolezza, si continua a cercare ostinatamente un angolo terrestre, marino o celeste dove rifugiarsi, dove trovare la pace. A niente servono i corsi di Yoga per trovare l’equilibrio, né lo studio della medicina ayurvedica che possa aiutare a riaprire qualche chakra ostinato, questi spiriti inquieti continuano a voler cercare il loro senso al di fuori di loro stessi, convinti che arriveranno prima o poi in un luogo magico in cui lo troveranno sepolto sotto una pietra filosofale o magari laggiù, dove inizia l’arcobaleno.
Il loro lieto fine è questo. Nessuna principessa salvata da un drago sputafuoco, nessun incantesimo rotto da un bacio, nessuna casa comprata dopo 30 anni di mutuo. Solo un messaggio con la formula dell’agognata pace interiore chiuso in una bottiglia arenata su una spiaggia di chissà quale paese.
Lontano ovviamente.
Più lontano è, più probabilità ci sono di incontrarla, recita il manuale del ricercatore cocciuto. Perché la lontananza infondo è la più comoda spiegazione ad un’assenza ingiustificata…
Ed ovviamente ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Probabilmente.
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake