Per Benedetta Cosmi è la cultura ha la forza di indirizzare la strada, come appunto è capace di fare un mentore. E ci racconta che il suo mentore si trova nella “Lettera a una professoressa” dei ragazzi di Don Milani. Vi ricordiamo che fino al 30 settembre è possibile donare due euro inviando un sms al numero 45507 o cinque euro dal telefono fisso per “Cambia la vita di un bambino” iniziativa di Mentoring Usa Italia Onlus
Un mentore, avere un maestro, un buon esempio, lo stimolo a fare. La fame di fare e di rifarsi. In una società in cui si dice che ne mancano, con una generazione di sessantenni sessantottini che hanno allenato il loro spirito “contro” le istituzioni scolastiche, accademiche, del nucleo familiare, che hanno impostato la propria personalità allenata da bracci di ferro, che sono cresciuti, e forse sono ancora “orfani di padre”. Loro che dovrebbero per età e per ruoli che ricoprono sentirsi pronti a regalarsi, loro sono ancora e più di prima in allerta a sgomitare. Loro, quelli a cui noi rivolgeremmo col cuore aperto il nostro ottimismo per essere guidati, loro oggi hanno bisogno di una guida più di noi, spesso si tratta di professori, di dirigenti, di politici, di imprenditori, che vivono in un mondo molto diverso da quello in cui si formarono, in una società in cui tutti piangono di volta in volta la morte di un cardinale, un economista, un giornalista, uno scrittore, quasi con la rassegnazione di chi, per dirla con il grande cantautore della vita quotidiana, Giorgio Gaber, pensa a quegli uomini come ad una “razza in estinzione”.
Che vuoto, quando non si hanno delle figure anche autoritarie da fronteggiare, ma (cito un testo di una canzone bellissima che vi consiglio Cirano, di Guccini) soltanto “portaborse, ruffiani e mezze calze”. Nell’Università dove al posto dei mentori spesso ci sono solo delle corti con baroni decaduti di prestigio, che però decidono ancora di concorsi, di ripartizione di piccoli bottini nei dipartimenti di ricerca. Nella scuola dove la “professoressa” dei ragazzi di Barbiana, moglie ricca, della borghesia, non c’è più, ma il suo registro, i suoi libri di testo, le sue interrogazioni, i suoi compiti in classe, sì, quelli in cui lei passa vede che sbagli e anziché orientarti, insegnarti, correggerti, aspetta qualche giorno per segnare gli errori e il voto per andare subito dopo avanti col programma.
Ma io in quella “Lettera a una professoressa” dei ragazzi di Don Milani ho trovato i miei mentori, e vi consiglio quella lettura.
Vi consiglio di andare o fare teatro, di suonare o scrivere canzoni, di leggere ad alta voce, magari in pubblico la sera, i libri. Perché la cultura coltivata da soli è egoismo
“Ho letto millanta storie di cavalieri erranti, di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza”. È il Don Chisciotte. Andate alla conquista delle biblioteche delle vostre città e incavoliamoci insieme perché spesso le troveremo chiuse, prendete questi due libri e canzoni.
Mandiamo un Sms al 45507 per dare la possibilità a tanti ragazzi di avere una guida al proprio fianco che sia anche per loro un modello positivo.