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E la nuova chiesa del quartiere Maristella dov’è finita? Ritarda. Finora contro don Pier ha vinto l’anatema di Eugenio Delfino

Creato il 04 luglio 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Che dirà mai il vulcanico, iperattivo, atomico, incontenibile parroco don Pier? L’iter autorizzativo è stato approvato, il progetto pure, la delibera è tutta da consultare lustrandosi gli occhi, così come guardando il progetto, con tanto di illustrazione della chiesa che sarà: una delizia per la fede. Un disastro in tempo di crisi secondo un commentatore di Cremonaoggi, forse è lui il menagramo, ma di templi, cantieri, banchi, altari, acquasantiere, nulla, neanche l’ombra. C’è l’ottimo oratorio con giochi e impianti sportivi, e il prato verde.

Già. Fra cassintegrati, disoccupati, imprese che chiudono, che rischiano, che cercano di non licenziare, che sopravvivono sull’orlo del baratro, c’è qualcuno che costruisce una chiesa. Ovviamente anche un bell’insediamento residenziale da 22 unità residenziali, villette a schiera o appartamenti di due o tre locali tuffate nel verde, che diminuirà notevolmente, del quartiere cremonese Maristella, in fondo a via Persico.

E la nuova chiesa del quartiere Maristella dov’è finita? Ritarda. Finora contro don Pier ha vinto l’anatema di Eugenio Delfino

Ma quale chiesa nuova, a Maristella non è cambiato niente!

Consumo di suolo? Non se ne parla. Case case. E chiesa. Fosse una moschea si farebbe una guerra anche se fra pochi anni non ci saranno storie. I terremotati aspettano la ricostruzione, ma anche i piani di Maristella ritardano. Don Pier s’aspettava di veder iniziare i lavori a primavera. Niente. Resta il verde. Non ci sono soldi. D’altra parte basta tre o quattro si riuniscono ed Egli è lì tra loro, la Chiesa in realtà è assemblea, ecclesia. E allora quanti muri ci vogliono? Nessuno, a rigor di Vangelo. Ma le tradizioni spesso ingannano. Pazienza.

Ma poi c’è l’anatema di quel brillante signore, firmatosi Eugenio Delfino, scritto il 30 dicembre su Creomonaoggi

In un momento di ristrettezze e difficoltà economiche, della parte più debole della popolazione della parrocchia, in particolare per invalidi ed anziani, la costruzione della nuova chiesa è come uno schiaffo morale e fisico.
Morale perché non si arriva a fine mese, e vedere un opera seppur importante ma di un grande impegno economico ci sconcerta.
Fisico perché la richiesta di contributi ci viene posta, pur non vedendo da parte del parroco un benché minimo interesse, ai propri anziani ed invalidi della parrocchia.
Oltre allo Stato come istituzione che emargina e abbandona l’anziano invalido anche la Chiesa sta facendo le stesse cose.
E’ veramente umiliante vedere che questi persone che soffrono siamo abbandonati a se stessi.

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