È legittimo chiedersi se i magistrati qualche volta decidono e pensano politicamente?

Creato il 10 febbraio 2011 da Iljester
10 febbraio 2011 | Giustizia, Politica | Permalink

Tante volte mi sono chiesto – leggendo la cronaca giudiziaria e politica che riguarda il Cavaliere – se i magistrati possano effettivamente seguire un disegno politico o si lasciano guidare da simpatie politiche. E la risposta è sempre stata la stessa: qualche volta forse è accaduto o potrebbe accadere. E non l’ho mai sostenuto per intuito o per fede o per simpatia nei confronti di Berlusconi, ma perché la cronaca degli ultimi venti anni, da quando il Cavaliere è sceso in politica, testimoniano un aumento esponenziale e direi persino assurdo dei procedimenti a suo carico, a volte completamente destituiti di fondamento, altre volte così risibili e coincidenti con proposte politiche di riforma della magistratura, da essere considerati con sospetto il frutto più che dell’applicazione del diritto, di un’autentica forma di lotta politica.
La sinistra, dal suo canto, ripete che trattasi solo di ossessione complottista finalizzata a sottrarsi alla giustizia. Però, obiettivamente, è davvero difficile crederle. Forse perché se la politica è indubbiamente corrotta (e lo è!), è statisticamente impossibile che la corruzione (come la concussione) stia solo e sempre da una parte e dall’altra ci siano esclusivamente santi e vergini, senza macchia e senza peccato, incorruttibili e moralmente corretti. Non può essere possibile, né è probabile. E allora, l’idea del complotto politico… del tentativo di aggirare il consenso elettorale riscosso da Berlusconi, utilizzando la giustizia, non è un’idea così campata in aria. E questo perché il magistrato non è esente dalle influenze politiche. Non è una macchina o qualcuno che vive fuori dalla vita sociale italiana. Anzi, per sua stessa natura e funzione, il magistrato vive profondamente le vicende politiche del nostro paese, perché la fonte della legge che lui deve applicare è e resta la politica.
Ma poi, per rendersi davvero conto di quanto il rapporto tra magistratura e politica (soprattutto una certa parte politica) vada al di là del semplice conflitto tra Berlusconi e la Procura di Milano, bisogna partire dal presupposto che la Magistratura è il terzo potere dello Stato, e non è da esso e dalle sue vicende politiche avulso. Partendo da questo presupposto fondamentale, è sufficiente esaminare le norme che disciplinano la nomina di Giudice Costituzionale o di membro del Consiglio Superiore della Magistratura: norme che prevedono che una parte di questi soggetti vengano eletti nelle rispettive cariche dal Parlamento e dal Presidente della Repubblica, i quali non sono altro che espressione della politica. È sufficiente, ancora, verificare quanti magistrati lasciano o hanno lasciato la toga per diventare parlamentari, e addirittura ministri. Sono tanti, e quasi tutti (anzi forse tutti), hanno militato o militano nel centrosinistra. Questo vorrà pur dir qualcosa. O no?
Dire pertanto che il magistrato è esente da qualsiasi influenza politica, o semplicemente pensare che egli agisca per puro fine di giustizia è una verità solo a metà. Probabilmente questo accade quando il magistrato opera sui casi comuni; quando cioè la sua attività si rivolge verso il normale cittadino e la normale criminalità. Ma è chiaro che quando egli si trova davanti a un procedimento che coinvolge un politico, soprattutto un politico di un certo livello e la cui azione politica è contestata (a ragione o torto) a tutti i livelli sociali e istituzionali, le sue valutazioni difficilmente saranno esenti da considerazioni pure di carattere politico, per quanto egli si sforzi in questo senso. Chiunque di noi – e dunque anche il lettore che legge questo articolo (di sinistra o di destra o di nulla che sia) – sa perfettamente che così è. È un po’ come il prete che consola una donna attraente con un profondo decolté. Per quanto egli sia uomo di fede e di Chiesa, per quanto egli abbia la forza di non lasciarsi indurre in tentazione, il suo occhio cadrà sulla scollatura e fondamentalmente desidererà quella donna. Perché è una cosa naturale (il peccato è una valutazione morale e di fede); così come è naturale che un uomo o una donna che vivono in una società, svolgendo un ruolo fondamentale come quello di giudice o procuratore, abbiano una loro opinione politica e che questa alla fine rischi di influenzare anche decisioni che con la politica poco dovrebbero avere a che fare.
È chiaro, d’altro canto, che oggi l’estrema conflittualità tra magistratura e potere legislativo, è legata proprio a questa convinzione. Ma se è da respingere il dogmatismo secondo il quale tutti i magistrati sono politicizzati, è altrettanto da respingere il più insidioso dogmatismo secondo il quale la magistratura è scevra da qualsiasi influenza politica, o che alcune sue azioni non possono e debbono essere lette in chiave politica. Non sarebbe possibile altrimenti giustificare quasi mille pagine di documentazione su un reato di concussione, che per quanto grave sia non è un reato di strage o di terrorismo; né sarebbe possibile registrare la costante e sistematica violazione del segreto istruttorio e della privacy dinanzi a reati che riguardano il Presidente del Consiglio, e solo lui o i politici che gli gravitano attorno.
Ancora una volta – seppure odio ripetermi – al di là del singolo caso politico, siamo dinanzi a un pesante conflitto tra i poteri dello Stato, che certamente non potrà cessare con l’esproprio giudiziario del governo scaturito dalle urne. Il conflitto piuttosto cesserà solo e se si addiverrà a una riforma della giustizia capace di ripristinare anche per il magistrato lo stato di legalità, e dunque la sua sostanziale (e non solo formale) subordinazione alla legge. Il che accadrà quando verranno ripristinati i necessari equilibri costituzionali fra i due poteri, eliminati troppo frettolosamente con l’abolizione del vecchio articolo 68 della Costituzione, pure attraverso tutti quei meccanismi atti a garantire una giustizia più celere ed equa per i cittadini. Naturalmente, casta permettendo…

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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Tags: art. 68 cost., berlusconi, csm, giustizia, magistrati, magistrati politicizzati, magistrato, Magistratura, procura, procura di milano, toghe rosse Potrebbero interessarti anche:
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  • giulio

    non sarebbe opportuno vietare,minimo 5 anni,ai magistrati prima di entrare in politica?

    • Il Jester

      Già, lo sarebbe…


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