Digressioni letterarie -
E li chiamano libri!
Lasciatemelo dire: basta essere redenti dalla Madonna, come Paolo Brosio, o salvati dalla fede come Al Bano, oppure convertiti come Nicola Legrottaglie, ed il libro va in stampa.
Per carità, ogni pubblicazione è degna di nota ed ogni scrittore o autore che sia è altrettanto degno di considerazione e non di sberleffo. Ma a tutto c’è un limite, soprattutto alla decenza!
Vi assicuro che non era questo il post che volevo pubblicare oggi a mia firma ma, folgorata anche io sulla via di Nostro Signore dell’Editoria, ho messo nel cassetto e rimandato alla prossima settimana quell’articolo per dedicarmi “al cestino della spazzatura”. Sì, perchè l’immagine che ognuno di questi titoli e di questi “scrittori” mi richiama alla mente è il riciclo: perlomeno a qualcosa possono servire!
Flavia Vento
Barbara D’Urso
Al Bano
Nicola Legrottaglie
Flavo Insinna
Ilaria D’Amico
Martina Colombari
Pavel Nedved
Dejan Stankovic
Zlatan Ibrahimovic
Valerio Scanu
Simona Ventura
Paris Hilton
Fabrizio Corona
Antonio Cassano
Brigitte Nilsen
Vasco Rossi
Camila Raznovich
…
In cinque minuti di promemoria me ne sono venuti in mente una quindicina: se ci rifletto qualche giorno creo una lista sterminata che sinceramente mi fa inorridire.
E non prendetemi per snob!
Leggo tutto, non mi sottraggo a nessuna lettura, sia essa di benemerito sconosciuto che di scrittore affermato, quest’ultimo decisamente deludente nell’ultimo periodo, a dispetto del primo che sa creare e dispensare emozioni e su questa base la categoria delle piccole case editrici indipendenti ha scommesso vincendo la sfida con pieno merito.
Leggo tutto, sì, ma i nomi che ho inserito in questo esiguo elenco di talenti letterari proprio non ce la posso fare a mettermeli sul comodino.
Sicuramente sbaglio, sicuramente mi pongo limiti, mio malgrado, che restringono l’immenso scenario di scoperta che si potrebbe estendere dinnanzi al mio sguardo di lettrice curiosa.
Sicuramente non si può parlare di libri che non si è letti, nè sfogliati (neppure per sbaglio) quantomeno per carpire qua e là il genio della scrittura di coloro che li hanno firmati.
Sicuramente ognuno ha qualcosa da raccontare: ognuno di noi, di loro, giovane o meno, calciatore, starlette o carrampana rifatta che sia.
Sicuramente ognuno ha il bisogno di raccontare e di raccontarsi, di condividere, di… ??? Boh!
Ma quel tal bisogno atavico non poteva quel maledetto giorno rimanere un bisogno inconscio, dico io, per questi talentuosi vip? Almeno per pudore.
Sicuramente ogni racconto è degno di nota, ogni parola è raffigurazione di un io, di un’anima, di un intelletto. Ma l’intelletto della Vento ho qualche serio problema a trovarlo. Busso e suona il vuoto. Avete presente la goccia di acqua di quella famosa pubblicità che teneramente sussurra “c’è nessunooo”? Ecco, con l’intelletto della Vento io mi sento così.
E perchè accanirsi sul genio “indiscutibile” di Flavia, quando possiamo prendercela con quello altrettanto indiscutibile di Fabrizio Corona, che ha effettivamente molto da raccontarci
Le carrampane della tv le lascio al loro trucco e parrucco, non vorrei diventare irriverente.
Insomma, sicuramente ci sarà della sostanza tra queste pagine di letteratura: speriamo solo che la sostanza non se la siano fumata gli editori durante l’editing di rito, visto che per puntare su cotanti cavalli di razza tanto lucidi non bisogna essere!
Ripeto, la sostanza ci sarà, perchè dubitarne. Chi sono io per dubitarne? Io che neanche lontanamente penso di leggere nè ora, nè mai le loro immense opere.
Mi faccio un’esamino di coscienza/coscenza [è bastato nominarli che già non so più come si scrive coscienza/coscenza]: anche io ho partorito, anche io ho avuto amori folli, anche io ho Amori con la A maiuscola da raccontare, anche io ho Genitori con la G maiuscola da rendere immortali nelle parole, anche io mi sono scontrata con il Dolore, anche io, se mi impegno, qualche verso strampalato lo raccatto, anche io potrei, vorrei raccontare.
Ecco, questa è la chiave: raccontare. Molti, celebrità e non, hanno la presunzione di pensare che raccontare basti a creare un’opera, un libro, un romanzo, un’autobiografia. Emozionare, saper narrare (che è cosa ben più profonda e sottile del semplice raccontare), saper coinvolgere, saper animare le parole e le pagine, saper sussurrare alla mente la bellezza di un termine o le vibrazioni di una parola; saper far vibrare le corde, saper far vibrare il cuore; tutto questo è l’anima di un libro è l’essere di uno scrittore.
Insomma, ce l’ha fatta Antonio Cassano a fare tutto ciò [!!!
] ed il suo si chiama “libro”, ce la posso fare anche io!