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#Stregathon "Il genio dell'abbandono di Wanda Marasco"

Creato il 28 maggio 2015 da Dida
#Stregathon genio dell'abbandono Wanda Marasco
"Dint' a nu rumanzo il dolore finisce? All'ultima pagina?""Se c'è il lieto fine ... Ma non capisco dove volete arrivare""Eh, il lieto fine sempre fine è! Pensateci, dottó"Vicienzo è un figlio di Napoli. Di una Napoli che a guardala fa male. Una Napoli che ti mozza il fiato, ma anche le energie. Una Napoli atavica, capricciosa e imperscrutabile.Vicienzo è un ombra luminosa. Un enorme buco nero all'interno del quale la materia diventa arte, il pensiero perde la sovrastruttura e ritorna semplice, puro, dove le parole non conoscono sinonimi ma solo significati.Vicienzo è Gemito, "o scultore pazzo".#Stregathon genio dell'abbandono Wanda MarascoWanda Marasco, candidata al Premio Strega 2015, dipinge in Il Genio dell'Abbandono (Neri Pozza), un intenso ritratto di Vincenzo Gemito scultore, orafo, disegnatore e sognatore napoletano. Gemito ci viene raccontato a partire dalla sua caduta, quella che lo portò definitivamente alla follia, ma che gli permise con una mente lucidamente offuscata di risalire alle sue origini e di ricostruirle, di guardare la Storia come aveva sempre guardato la sua Arte: con realismo.Il realismo di Gemito abbraccia la misera di Napoli, ma anche la sua pericolosa bellezza. Un realismo che mescola antico e contemporaneo, che riassume negli occhi veggenti dei suoi modelli quell'ansia di vita, arte e perfezione che coglie l'uomo al cospetto della Natura, della Meraviglia e di un mondo indifferente alle gioie, i dolori, i richiami e le invettive delle vite che lo abitano.Il realismo non risparmia neanche la Marasco e la sua magistrale scrittura. Una lingua che mescola dialetto e dialettismo, che ricalca la parlata lenta, rabbiosa, dolce e trascinata dei quartieri, dove Napoli è sempre uguale a se stessa.Una scrittura ricca, quasi sussurrata, che richiama modi e ritmi del parlato, ci accompagna all'interno di un romanzo straordinario.La figura di Gemito è avvolgente, travolgente, quasi soffocante. Il lettore viene ammaliato, catturato dal turbine dei suoi pensieri e non riesce a saziarsene. Ha bisogno di quelle parole, vuole continuare a camminare accanto al suo protagonista. Vuole percorrere i vicoli stretti e maleodoranti, vuole accompagnare Vicienzo a Londra, Roma, Parigi e poi ancora a Roma e di nuovo a Parigi. Vuole toccare la perfezione, sublimare l'arte nella forma, scrutare gli occhi dei modelli in posa, alla ricerca di quell'antico tanto caro allo scultore.Un libro straordinario, vivo, pulsante, lucido e folle.Una storia che diventa mito, un mito che diventa storia.Vicienzo la storia non l'ha mai capita, forse non l'ha mai voluto. Vicienzo, da brava ombra, si è sempre mantenuto alle soglie della storia, perché non poteva perdere di vista l'antico.La storia, ad un certo punto, si è dimenticata di Vicienzo.La penna della Marasco ci ha fatto il dono di restituircelo.Un romanzo che ha portato la LETTERATURA all'interno del mio Stregathon. Alla prossimaDiana 

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