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Lo rese speciale la nomina a Golden Player per il Galles, e anche il posto nella Hall Of Fame del calcio inglese, oltre naturalmente a i vari campionati e coppe vinte in giro per l'europa, ma soprattutto lo rese speciale il fatto che nella sua lunga carriera non fu mai ne ammonito ne espulso, per questo motivo si guadagnò anche il soprannome di "Gigante Buono".
John Charles nacque a Swansea e si unì al Leeds United all'età di 17 anni. Per questa squadra segnò 150 gol in otto anni, compresi 42 nella stagione 1953-54. Nel 1957, Gigi Peronace, curò l'acquisto ed il passaggio alla squadra italiana della Juventus per l'allora cifra record di 65.000 sterline. Nei suoi cinque anni alla Juventus mise a segno 93 gol in 155 partite, vincendo lo scudetto tre volte, e la Coppa Italia due, e vincendo il titolo di capocannoniere nel 1958.
Dopo il periodo alla Juventus, ritornò al Leeds United, e giocò anche per la Roma, finendo la sua carriera da giocatore al Cardiff City. In seguito, divenne allenatore dell'Hereford e del Merthyr Tydfil, e direttore tecnico della squadra canadese, Hamilton Steelers.
Disse di lui Mark Huges (allenatore del Galles):
« Il più grande giocatore che abbia mai indossato la maglia del Galles. »
E disse di lui David Collins (della Federazione Gallese):
« Charles è stato un perfetto ambasciatore per il Galles e per uno sport straordinario come il calcio. »
John Charles esordì nella nazionale gallese poco dopo aver compiuto i diciotto anni, e fu il cuore della squadra, che portò ai quarti di finale nel Campionato del mondo del 1958 (l'unica apparizione di quella nazionale ai Mondiali), ma venne sconfitta per 1-0, in una partita che non giocò a causa di un infortunio, dalla squadra che in seguito avrebbe vinto il torneo, il Brasile (con un gol dell'emergente Pelé).
Nonostante il carattere mite che contraddistingueva il gallese, una delle immagini che più viene ricordata è quella dello storico schiaffo all'intemperante Omar Sivori, allora compagno di squadra, unitamente a Boniperti, nella Juventus.
Nel gennaio 2004 soffrì di un attacco di cuore prima di un'intervista per una televisione italiana, che richiese la parziale amputazione di un piede per problemi circolatori. Morì nel febbraio dello stesso anno, a Wakefield.
Un modello da seguire per ogni generazione che si avvicina al calcio, umile, mite, campione vero, ha fatto innamorare di questo sport migliaia di tifosi di Juventus e Leeds, ogni squadra che lo ha avuto accanto ricorda di lui la profonda essenza di una persona nata per il calcio e per trasmettere fiducia.
Doveroso ricordarlo, doveroso omaggiare uno dei più grandi campioni della storia del calcio. (fonte: wikipedia)
di Cristian Amadei
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