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E LO RESE SPECIALE... - Pietro Anastasi

Creato il 01 marzo 2011 da Calcisulcalcio
E LO RESE SPECIALE... - Pietro AnastasiContinuiamo la nostra consueta avventura nei storici personaggi che hanno caratterizzato il calcio italiano, uomini che hanno dato lustro e amore per questo sport e che poco hanno a che fare con gli odierni svogliati campioni d'oggi, strapagati e viziati, che nemmeno lontanamente possono somigliare ai miti del calcio di metà secolo.
Oggi presentiamo un chiaro esempio di campione immortale che ha vissuto di passioni e vittorie, Pietro Anastasi.
Disse di lui Alessandro Baricco: "Pietro Anastasi finì per essere il simbolo vivente di un'intera classe sociale: quella di chi lasciava a malincuore il meridione per andare a guadagnarsi da vivere nelle fabbriche del nord."
Pietro Anastasi, soprannominato Petru u tuccu, Pietruzzo e anche Il Pelè Bianco per la sua grande classe, nasce a Catania il 7 aprile del 1948, e il suo ruolo era centravanti.
Lo rese speciale la conquista del Campionato Europeo 1968 con la nazionale italiana, e l'essere ancora oggi il miglior cannoniere della storia della Juventus in Coppa Italia (30 reti), oltre al titolo di capocannoniere (10 reti) nella Coppa delle Fiere 1970-71, unico italiano ad averlo mai vinto e ad ever segnato l'ultima rete nella storia della competizione.
Pietruzzo inizia la sua carriera giovanissimo in Serie D con la Massiminiana di Catania, mettendosi in luce nel suo secondo campionato, il 1965-66, segnando 18 reti.
Fu così acquistato dal Varese in Serie B, squadra con la quale conquistò la promozione nella massima serie segnando 6 reti in 37 partite, esordendo in Serie A il 24 settembre 1967 contro la Fiorentina, non ancora ventenne. Nella prima stagione nel massimo campionato italiano segna 11 reti, 3 delle quali nella vittoria del Varese sulla Juventus 5-0 del 4 febbraio 1968, che gli valgono la prima convocazione in azzurro.
Passato poi proprio alla Juventus nell'estate successiva, per una cifra pari a 6.460.000 Euro attuali (record del mondo per un trasferimento di un giocatore dal 1968 al 1973), ne diventò uno dei protagonisti per tutta la prima metà degli anni settanta, dando un grosso contributo ai titoli del 1971-72, 1972-73, 1974-75.
Nell'estate 1976, dopo essere stato messo "fuori rosa" dalla squadra in seguito ad incomprensioni con l'allora allenatore Carlo Parola, fu ceduto all'Inter nell'affare che portò Roberto Boninsegna a Torino, ma in nerazzurro dimostrò segni di precoce invecchiamento, non riuscendo più a segnare come un tempo. Comunque in nerazzurro riuscì a vincere una Coppa Italia nel 1978.
Fu così ceduto all'Ascoli nel 1979, squadra nelle cui file militò in serie A per altre 3 stagioni . Benché il periodo di maggior splendore per lui fosse già finito, nel triennio in provincia riuscì ad aggiungere 9 ulteriori segnature al suo "bottino" personale maturato tra Varese, Juventus ed Inter, togliendosi la soddisfazione, con 105 reti totali in Serie A, di entrare tra i grandi cannonieri di sempre. Nella stagione 1981/82 ha militato nel Lugano in Svizzera.
Dopo le presenze in Under-21 e nella Nazionale B, esordì con la Nazionale maggiore l'8 giugno 1968 nella finale europea contro la Jugoslavia, finita in parità. Nella ripetizione segna il gol del 2-0, laureandosi così a pieno titolo campione d'Europa.
Nel 1970 fu incluso nella rosa di giocatori che avrebbe disputato i mondiali in Messico ma, a causa di uno sciocco scherzo con un massaggiatore che lo colpì con un asciugamani bagnato ai genitali, fu costretto ad operarsi ai testicoli e quindi a saltare i mondiali. Al suo posto furono convocati due attaccanti, Boninsegna e Pierino Prati , con conseguente eliminazione dalla rosa del centrocampista Giovanni Lodetti.
Attualmente è opinionista come ex calciatore di fede juventina sulle trasmissioni sportive di Telelombardia, dopo essere stato per diversi anni ospite a "Diretta Stadio...ed è subito goal " sull'emittente Italia 7 Gold. (Fonte: Wikipedia)
Ecco un altro esempio di vita dedicata interamente alla passione per il calcio, un altro esempio che nulla ha in comune coi spocchiosi giocatori nostrani attualmente alle luci della ribalta.
di Cristian Amadei

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