Oggi più che mai presentiamo una pietra miliare del calcio, un uomo che non mai avuto paura di prendere a "calci il calcio", che lo ha reso libero e famoso, per seguire i suoi ideali senza mai tradirli, anche a scapito della sua carriera e vita personale.
Stiamo parlando di Zdeněk Zeman, allenatore di nazionalità ceca, che però ha gestito in Italia la maggior parte delle sue squadre. La sua storia nasce tra le mille sofferenze della seconda guerra mondiale, ma grazie a suo zio Čestmír Vycpálek, riesce a trasferirsi in Sicilia nel 1968, proprio quando l'ex URSS invade il suo paese, e decide forzatamente di restare in Italia. Lo zio, Čestmír Vycpálek, era un calciatore molto dotato, centrocampista e mezzala cresciuto nello Slavia Praga, dopo la fine della guerra (nella quale era stato deportato al campo di concentramento di Dachau) viene acquistato dalla Juventus insieme a Korosterev diventando il primo straniero acquistato dai bianconeri nel dopoguerra. Dopo la Juventus militò nel Palermo dove vinse la serie B e infine nel Parma, ma lo si ricorda soprattutto per i due scudetti vinti da allenatore della Juventus nel 71\72 e 72\73.
Grazie alla sua fama riusci a far allenare a suo nipote le giovanili del palermo nel 1981, ma Zdeněk Zeman si laureò all'Isef col massimo dei voti e prese il patentino da allenatore a Coverciano nel 1979 con le sue forze, spinto da un amore per il calcio che una volta sbocciato è impossibile da fermare.
Lo rese speciale quel suo modo di fare, composto, impassibile, che nulla aveva a che vedere con gli altri allenatori, capace di far lavorare oltre ogni limite i ragazzi delle sue squadre, che lo adoravano come un padre e anche di più, capace di trasformare in campioni, giocatori mediocri, grazie all'abilità di creare un gruppo omogeneo fatto di persone tutte alla pari, dove le abilità passavano in secondo piano rispetto al cuore.
Dopo gli anni alle giovanili del Palermo, allena per tre stagioni il Licata in C2 vincendo il campionato, per poi approdare al Foggia in C1 e al Parma in B, infine dopo una buona stagione al Messina torna a Foggia e compie un vero miracolo portando la squadra in serie A (90\91) e facendola restare sul tetto dell'Italia calcistica per anni, con una rosa di (allora) illustri sconosciuti.
Raggiunta la fama e il successo si trasferì a Roma da entrambe le sponde, prima nella Lazio poi nella Roma, dove divenne uno degli allenatori più amati e ricordati della storia, grazie a quel 4-3-3 che faceva gioire e piangere giornata dopo giornata, ma senza mai smettere di divertire la folla.
Nel 1998 lancia le sue accuse al mondo del calcio, il doping diffuso, la corruzione e l'abuso di farmaci da parte delle squadre più blasonate, in particolare la Juventus, citando alcuni casi di crescita muscolare anomala, in personaggi del calibro di Vialli, Del Piero, ecc., cosa che era evidente agli occhi di tutti ma che nessuno poteva dire. Di fatto è la fine della sua carriera di successi, il processo che ne segue vede l'assoluzione del Medico Sociale Agricola e del Dirigente Giraudo, in un processo farsa dove tutti i giocatori chiamati a deporre rispondevano "non ricordo", e dove la parte riguardante l'abuso di farmaci cade in prescrizione. Napoli, Salernitana, Avellino, Lecce e Brescia saranno le squadre a pagare per gli ideali di Zeman, pur giocando un calcio effervescente, nessuna di queste squadre riuscirà a vincere con il boemo alla guida. Lascia perplessi l'esonero dal Lecce nonostante la salvezza e il lancio di campioni come Vucinic e Bojinov, così come fà riflettere la serie impressionante di risultati negativi inanellati dal Brescia (5° in B allora) e lanciato verso una promozione che non raggiungerà mai.
Attualmente ha fatto molto scalpore il ritorno dopo 16 anni sulla panchina del Foggia, e la sfida più grande della sua carriera sta per iniziare, noi siamo pronti a scommettere che stavolta sarà un successo, visto che dopo calciopoli non è più odiato dai potenti, ma rispettato per aver detto ciò che riteneva giusto mentre tutti restavano in silenzio.
Grazie Zdeněk, per non aver chinato il capo, per essere ciò che sei di fronte a chiunque, per donare a giovani calciatori la possibilità di diventare grandi anche senza un nome altisonante.
Ascolta le parole di Zeman sull'odiato calcio moderno
di Cristian Amadei
Magazine Calcio
I suoi ultimi articoli
-
Ciak si Gi...mmi - Akira forever
-
WEEK-END +24 - Tragedia in trasferta per i tifosi del Brescia, si ribalta il pullman che tornava da Livorno
-
QUESTIONI DI... - Juventus. Condannato Massimo Carrera a 2 anni e 6 mesi per omicidio colposo plurimo
-
WEEK-END +24 - Il campionato cala il sipario: la Roma sorpassa la Lazio, l'Udinese va in Europa League e il Milan in Champions